A seguito della rivoluzione industriale e dell’affermazione a livello mondiale delle esposizioni universali, avvenuta con l’edizione del 1851 di Londra, l’architettura inizia a stringere un rapporto di stretta collaborazione con la realtà industriale. La scoperta dell’acciaio e la possibilità di produrne grandi quantità diedero la possibilità di concepire edifici e strutture interamente composte dall’assemblaggio di elementi prefabbricati, assemblati successivamente in cantiere. Le prime opere sono orientate principalmente verso l’ingegneria ma poco dopo anche l’architettura inizia a fare proprio il tema della prefabbricazione, come testimoniano gli edifici progettati per le prime esposizioni universali. Se l’impiego di componenti standardizzati permetteva, da una parte, di velocizzare e ottimizzare il processo costruttivo, dall’altra consentiva di percorrere lo stesso processo a ritroso, permettendo di conseguenza lo smontaggio dell’edificio e sancendo la nascita dell’architettura temporanea. Le prime esposizioni declinano tale INTRODUZIONE 9 paradigma progettuale tramite la realizzazione di edifici temporanei costruiti per soddisfare le esigenze espositive richieste dall’evento e successivamente rimossi. Con l’evoluzione della società, dell’architettura e, di conseguenza, delle esposizioni universali, l’approccio è andato via via evolvendosi, concependo l’edificio come un manufatto che può essere riutilizzato per soddisfare funzioni differenti a quelle previste in origine, indipendentemente dal suo riposizionamento in altri contesti. Una temporaneità, dunque, non relativa alla consistenza fisica e materiale dell’edificio ma al suo utilizzo nel tempo. Il lavoro di tesi prende come riferimento il bando di concorso internazionale per la progettazione del “Padiglione Italia” promosso da Expo 2015 S.p.A per l’Esposizione Universale che si terrà nel 2015 a Milano. L’intervento oggetto di tale bando si compone di cinque lotti: uno di 59,5 metri per 67 metri, il quale ospiterà il Palazzo Italia, e quattro rettangolari di 10 19,5 metri di larghezza e di lunghezze variabili, destinati a ospitare i padiglioni espositivi i quali, insieme a Palazzo Italia, racconteranno al mondo intero la tradizione culinaria italiana, mettendo in mostra la qualità e la varietà dei prodotti nostrani. L’obbiettivo della tesi è quello di affrontare un progetto di architettura complesso e vasto, sviluppando all’interno dello stesso progetto e per diversi edifici i paradigmi di temporaneità, permanenza, modularità e flessibilità. La scelta di affrontare questi temi è dovuta a riflessioni personali sullo stato dell’architettura contemporanea. Non si vuole negare la necessità di realizzazione di edifici permanenti ma, considerando la crisi che ha coinvolto il settore edilizio, la necessità di ridurre il consumo di suolo, il perdurare di una concezione dell’architettura legata a logiche oramai appartenenti al passato e, non ultimo, il tema dell’impatto ambientale del manufatto edilizio, riteniamo che il progetto di architettura sia obbligato a percorrere strade alternative, rivalutando il rapporto tra architettura durevole e temporanea ed elaborando, come del resto già accade nei paesi europei ed extraeuropei, soluzioni volte a garantire la flessibilità degli edifici, anche in ottica di politiche di riuso che, alla luce delle condizioni ambientali attuali, diventano di primaria importanza. Edifici che, una volta raggiunto il termine della loro vita utile, possano essere disassemblati, avviando i singoli componenti verso processi di riuso o riciclo. Il tema della temporaneità viene declinato, nella nostra proposta progettuale, prendendo in esame gli altri paradigmi accennati precedentemente. Palazzo Italia, una volta concluso l’EXPO, verrà riconvertito in un centro scientifico tecnologico, richiedendo una flessibilità distributiva e impiantistica e implicando una temporaneità relativa ai modi d’uso dell’edificio. I padiglioni, viceversa, saranno smontati e riposizionati in luoghi pubblici della città di Milano. La destinazione d’uso è sconosciuta ma si ipotizza che sarà compatibile con quella espositiva. La temporaneità, facendo riferimento alla necessità di rimuovere e trasportare i padiglioni, viene dunque declinata sviluppando il tema della modularità in relazione allo scheletro strutturale, ai sistemi aggregativi e ai sistemi di chiusura verticale. Al fine di garantire l’effettiva reversibilità dei processi costruttivi nel caso dei padiglioni e un elevato livello di flessibilità nel caso di Palazzo Italia, è stata impiegata una tecnologia costruttiva a secco, la quale permette di evitare di ricorrere a interventi “pesanti” e distruttivi nelle fase successive. L’obiettivo di questo lavoro è evidenziare ed esprimere dunque le potenzialità, spesso nascoste o poco considerate, dell’edificio temporaneo. Dimostrare come cinque edifici, che definiscono un luogo, uno spazio vivibile e funzionale nell’ambito espositivo, mettendosi in relazione tra di loro e con il contesto nel quale si inseriscono, possano essere caratterizzati da una propria identità e 11 forza tale che, nel momento in cui quattro di questi saranno smontati e ricollocati in altri luoghi pubblici della città, il quinto possa continuare a vivere, a essere indipendente e a rimanere un simbolo per la città, essendo nello stesso tempo in grado di ospitare nuove funzioni senza dover intervenire con strumenti “pesanti” su di essi. Allo stesso modo i quattro edifici, una volta smontati e rimontati, possano essere pienamente indipendenti e non più legati a un edificio principale che ne impone una gerarchia, che possano assolvere le nuove funzioni previste, divenendo a loro volta un nuovo simbolo per la città, addirittura più forte e incisivo di prima.

Duraturo, temporaneo, modulare : progetto del Padiglione Italia per Expo 2015

SOREGAROLI, LUISA;BREMBILLA, DANIELE GIOVANNI
2012/2013

Abstract

A seguito della rivoluzione industriale e dell’affermazione a livello mondiale delle esposizioni universali, avvenuta con l’edizione del 1851 di Londra, l’architettura inizia a stringere un rapporto di stretta collaborazione con la realtà industriale. La scoperta dell’acciaio e la possibilità di produrne grandi quantità diedero la possibilità di concepire edifici e strutture interamente composte dall’assemblaggio di elementi prefabbricati, assemblati successivamente in cantiere. Le prime opere sono orientate principalmente verso l’ingegneria ma poco dopo anche l’architettura inizia a fare proprio il tema della prefabbricazione, come testimoniano gli edifici progettati per le prime esposizioni universali. Se l’impiego di componenti standardizzati permetteva, da una parte, di velocizzare e ottimizzare il processo costruttivo, dall’altra consentiva di percorrere lo stesso processo a ritroso, permettendo di conseguenza lo smontaggio dell’edificio e sancendo la nascita dell’architettura temporanea. Le prime esposizioni declinano tale INTRODUZIONE 9 paradigma progettuale tramite la realizzazione di edifici temporanei costruiti per soddisfare le esigenze espositive richieste dall’evento e successivamente rimossi. Con l’evoluzione della società, dell’architettura e, di conseguenza, delle esposizioni universali, l’approccio è andato via via evolvendosi, concependo l’edificio come un manufatto che può essere riutilizzato per soddisfare funzioni differenti a quelle previste in origine, indipendentemente dal suo riposizionamento in altri contesti. Una temporaneità, dunque, non relativa alla consistenza fisica e materiale dell’edificio ma al suo utilizzo nel tempo. Il lavoro di tesi prende come riferimento il bando di concorso internazionale per la progettazione del “Padiglione Italia” promosso da Expo 2015 S.p.A per l’Esposizione Universale che si terrà nel 2015 a Milano. L’intervento oggetto di tale bando si compone di cinque lotti: uno di 59,5 metri per 67 metri, il quale ospiterà il Palazzo Italia, e quattro rettangolari di 10 19,5 metri di larghezza e di lunghezze variabili, destinati a ospitare i padiglioni espositivi i quali, insieme a Palazzo Italia, racconteranno al mondo intero la tradizione culinaria italiana, mettendo in mostra la qualità e la varietà dei prodotti nostrani. L’obbiettivo della tesi è quello di affrontare un progetto di architettura complesso e vasto, sviluppando all’interno dello stesso progetto e per diversi edifici i paradigmi di temporaneità, permanenza, modularità e flessibilità. La scelta di affrontare questi temi è dovuta a riflessioni personali sullo stato dell’architettura contemporanea. Non si vuole negare la necessità di realizzazione di edifici permanenti ma, considerando la crisi che ha coinvolto il settore edilizio, la necessità di ridurre il consumo di suolo, il perdurare di una concezione dell’architettura legata a logiche oramai appartenenti al passato e, non ultimo, il tema dell’impatto ambientale del manufatto edilizio, riteniamo che il progetto di architettura sia obbligato a percorrere strade alternative, rivalutando il rapporto tra architettura durevole e temporanea ed elaborando, come del resto già accade nei paesi europei ed extraeuropei, soluzioni volte a garantire la flessibilità degli edifici, anche in ottica di politiche di riuso che, alla luce delle condizioni ambientali attuali, diventano di primaria importanza. Edifici che, una volta raggiunto il termine della loro vita utile, possano essere disassemblati, avviando i singoli componenti verso processi di riuso o riciclo. Il tema della temporaneità viene declinato, nella nostra proposta progettuale, prendendo in esame gli altri paradigmi accennati precedentemente. Palazzo Italia, una volta concluso l’EXPO, verrà riconvertito in un centro scientifico tecnologico, richiedendo una flessibilità distributiva e impiantistica e implicando una temporaneità relativa ai modi d’uso dell’edificio. I padiglioni, viceversa, saranno smontati e riposizionati in luoghi pubblici della città di Milano. La destinazione d’uso è sconosciuta ma si ipotizza che sarà compatibile con quella espositiva. La temporaneità, facendo riferimento alla necessità di rimuovere e trasportare i padiglioni, viene dunque declinata sviluppando il tema della modularità in relazione allo scheletro strutturale, ai sistemi aggregativi e ai sistemi di chiusura verticale. Al fine di garantire l’effettiva reversibilità dei processi costruttivi nel caso dei padiglioni e un elevato livello di flessibilità nel caso di Palazzo Italia, è stata impiegata una tecnologia costruttiva a secco, la quale permette di evitare di ricorrere a interventi “pesanti” e distruttivi nelle fase successive. L’obiettivo di questo lavoro è evidenziare ed esprimere dunque le potenzialità, spesso nascoste o poco considerate, dell’edificio temporaneo. Dimostrare come cinque edifici, che definiscono un luogo, uno spazio vivibile e funzionale nell’ambito espositivo, mettendosi in relazione tra di loro e con il contesto nel quale si inseriscono, possano essere caratterizzati da una propria identità e 11 forza tale che, nel momento in cui quattro di questi saranno smontati e ricollocati in altri luoghi pubblici della città, il quinto possa continuare a vivere, a essere indipendente e a rimanere un simbolo per la città, essendo nello stesso tempo in grado di ospitare nuove funzioni senza dover intervenire con strumenti “pesanti” su di essi. Allo stesso modo i quattro edifici, una volta smontati e rimontati, possano essere pienamente indipendenti e non più legati a un edificio principale che ne impone una gerarchia, che possano assolvere le nuove funzioni previste, divenendo a loro volta un nuovo simbolo per la città, addirittura più forte e incisivo di prima.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
16-dic-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/88013