This study focus on the reconstruction of the collection of the art dealer Frédéric Spitzer (1815-1890), by reconsidering the role of his collection within the 19th century European frame and its meaning in the present culture within contemporary cultural dynamics at a global scale. Auctioned in 1893, his collection was considered an exemplar model of his era, marked by strong links between collection, studies, new production of art, communication and disclosure items.Reconsidered according to a multidisciplinary and a transnational perspective and based on unpublished documents, the Spitzer's microstoria has been rewritten in the wake of his multiple identity, his European travels and his relations with the key figures of the European cultural world. His collection and his art's objects have been studied here within their original frame, being on display in Spitzer's mansion in Paris where social rites and private life in the reception rooms were extended into the museum, showing reference to the spirit of the Italian Renaissance in a kind of Gesamtkunstwerk. A reasoned inventory was finally compiled in order to rebuild the lost unity of the museum according to the Spitzer's encyclopedic and taxonomic spirit in order to contribute and understand its complexity as a research support tool and as a device of information for the cultural heritage and the present mémoire collective.

A partire dall'esame del museo del collezionista di origine viennese Fréderic Spitzer (1815-1890) che poteva vantare opere d'arte decorativa comparabili a quelle dei maggiori musei europei, questo studio intende indagare alcune problematiche relative al significato e al ruolo del collezionismo nel quadro culturale ottocentesco al fine di riconsiderarlo o, meglio, riposizionarlo, all’interno degli attuali scenari per la valorizzazione del patrimonio culturale e delle nuove dinamiche di ricerca.Campo d’indagine privilegiato è quello delle arti decorative e industriali, intese nel quadro degli "albori" del design e pietra di paragone della realtà artistico-culturale della seconda metà dell'Ottocento, età di diffuse e decisive trasformazioni nell'Europa intera ed epoca di transizione prima della definitiva affermazione dei processi di industrializzazione e produzione seriale. La presente ricerca s’inserisce come un inedito tassello all’interno di un mosaico composito, con alcuni settori ancora incompleti (e comunque in fieri) ma del quale si sono confermate le potenzialità inizialmente intuite e in cui la prospettiva dello study case permette di allargare il quadro di riferimento a un più ampio contesto. In conclusione, dispositivi interdisciplinari e virtuali saranno considerati al fine di verificare la possibilità di ricostruire (e tradurre visivamente) l'unità perduta del museo Spitzer rendendone comprensibile l'articolazione interna – attraverso l’adozione di un atlas a evidenziare nessi e correlazioni – e i legami con il sistema politico-culturale transnazionale di cui il collezionista faceva parte.

Dal museo delle cose al Musée Imaginaire. Materiali per la (ri)costituzione del museo di arti decorative e industriali di Frédéric Spitzer (1815-1890)

CORDERA, PAOLA

Abstract

This study focus on the reconstruction of the collection of the art dealer Frédéric Spitzer (1815-1890), by reconsidering the role of his collection within the 19th century European frame and its meaning in the present culture within contemporary cultural dynamics at a global scale. Auctioned in 1893, his collection was considered an exemplar model of his era, marked by strong links between collection, studies, new production of art, communication and disclosure items.Reconsidered according to a multidisciplinary and a transnational perspective and based on unpublished documents, the Spitzer's microstoria has been rewritten in the wake of his multiple identity, his European travels and his relations with the key figures of the European cultural world. His collection and his art's objects have been studied here within their original frame, being on display in Spitzer's mansion in Paris where social rites and private life in the reception rooms were extended into the museum, showing reference to the spirit of the Italian Renaissance in a kind of Gesamtkunstwerk. A reasoned inventory was finally compiled in order to rebuild the lost unity of the museum according to the Spitzer's encyclopedic and taxonomic spirit in order to contribute and understand its complexity as a research support tool and as a device of information for the cultural heritage and the present mémoire collective.
MARANI, PIETRO
TRABUCCO, FRANCESCO
MARANI, PIETRO
POULOT, DOMINIQUE
25-mar-2014
From objects' museum to"Musée Imaginaire". Studies for the (re)making of the Museum of Decorative and Industrial Arts of Frédéric Spitzer (1815-1890)
A partire dall'esame del museo del collezionista di origine viennese Fréderic Spitzer (1815-1890) che poteva vantare opere d'arte decorativa comparabili a quelle dei maggiori musei europei, questo studio intende indagare alcune problematiche relative al significato e al ruolo del collezionismo nel quadro culturale ottocentesco al fine di riconsiderarlo o, meglio, riposizionarlo, all’interno degli attuali scenari per la valorizzazione del patrimonio culturale e delle nuove dinamiche di ricerca.Campo d’indagine privilegiato è quello delle arti decorative e industriali, intese nel quadro degli "albori" del design e pietra di paragone della realtà artistico-culturale della seconda metà dell'Ottocento, età di diffuse e decisive trasformazioni nell'Europa intera ed epoca di transizione prima della definitiva affermazione dei processi di industrializzazione e produzione seriale. La presente ricerca s’inserisce come un inedito tassello all’interno di un mosaico composito, con alcuni settori ancora incompleti (e comunque in fieri) ma del quale si sono confermate le potenzialità inizialmente intuite e in cui la prospettiva dello study case permette di allargare il quadro di riferimento a un più ampio contesto. In conclusione, dispositivi interdisciplinari e virtuali saranno considerati al fine di verificare la possibilità di ricostruire (e tradurre visivamente) l'unità perduta del museo Spitzer rendendone comprensibile l'articolazione interna – attraverso l’adozione di un atlas a evidenziare nessi e correlazioni – e i legami con il sistema politico-culturale transnazionale di cui il collezionista faceva parte.
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