“Estensione della logica del basamento rinascimentale alla scala del quartiere metropolitano contemporaneo” Progetto di trasformazione dello spazio pubblico nell’area di Porta Lodovica, Milano. Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Relatore: Antonella Contin Laureando: Stefano Baggio Abstract: La proposta progettuale, nasce da un ragionamento che coinvolge la scala della città metropolitana, i suoi ritmi, le sue velocità, il tipo di spazi che essa genera o dei quali è costituita e come tutto ciò influenzi lo stile e la qualità della vita delle persone che abitano questo sistema estremamente complesso. Proprio la complessità, la stratificazione e la diversificazione, ma allo stesso tempo la naturale coordinazione di una moltitudine di sottoinsiemi sociali, economici, culturali, formali, infrastrutturali, presenti nel sistema rendono l’urbanità facilmente paragonabile ad un organismo vivente, ed è pressoché in questi termini che si tenterà di analizzare e di trattare la città metropolitana nell’ambito di questo lavoro. La logica adottata nell’analisi dello spazio, o per meglio dire, delle diverse connotazioni di spazio, pubblico e privato, che determina l’articolazione della città, si basa sulla teoria di Shane di una “sovrapposizione di armature metropolitane”, ovvero della compresenza all’interno del tessuto urbano (che potrebbe apparire compatto ed unitario) di una serie di apparati infrastrutturali, ognuno con le sue caratteristiche funzionali e spaziali, che crea e regola le relazioni della realtà urbana gerarchizzandola in relazione alla scala di riferimento di ogni sistema. Queste armature suggeriscono un’immagine tridimensionale del tessuto urbano, poiché come si può immaginare, oltre a situazioni nelle quali ogni armatura è dotata della propria pertinenza spaziale e non interferisce con i tessuti limitrofi, esistono casi nei quali la coesistenza sullo stesso piano di più sistemi infrastrutturali non permetterebbe la continuità dei flussi, in questi ambiti le armature si organizzano secondo la logica della sovrapposizione di layers, organizzando tridimensionalmente lo spazio delle connessioni e generando, nei punti di incontro, nodi di scambio verticale, che possono essere denominati disgiuntori [cit.] e che permettono la regolazione della velocità e del ritmo dei flussi al momento del passaggio tra differenti layers. Essi si formalizzano (o dovrebbero formalizzarsi) per mezzo di un’immagine di Landmark metropolitano, in modo tale da rendere evidente la presenza delle armature e la possibilità di passare dall’una all’altra agli utenti di ciascun livello. L’immagine dell’armatura è effettivamente molto efficace come metafora per la rete delle infrastrutture veloci o medio/veloci, poiché propone un’idea di “maglia” di connessioni composta di elementi profondamente legati fra loro e fra i quali è possibile uno scambio diretto, alternati a spazi interstiziali, che idealmente corrispondono a quelle aree che dall’armatura sono servite. Quando però lo spazio di connessione è caratterizzato da relazioni che agiscono ad una velocità e a un ritmo molto inferiore, o molto superiore, rispetto alle grandi arterie di trasporto terrestre, l’immagine potrebbe risultare meno efficace, o addirittura sembrerebbe necessaria l’introduzione di una metafora differente per descrivere il carattere delle aree servite. In realtà il concetto di armatura si applica in modo coerente ed esaustivo ad ogni porzione di spazio della città, semplicemente adattandosi alla scala di riferimento, ovvero modificando la dimensione dei propri elementi costitutivi, alterando il modulo e il passo della maglia, in questo modo ogni realtà spaziale viene letta come una rete di relazioni che agiscono e si muovono ad una certa velocità e ognuna di queste reti è strettamente connessa a quelle vicine, che siano o no sullo stesso piano di applicazione. Anche i disgiuntori si presentano sotto diverse forme e dimensioni riferendosi alle diverse categorie di spazio e alle diverse scale che mettono in relazione. In sintesi il tessuto della città metropolitana può essere analizzato e trattato mediante una lettura dello spazio urbano che propone una successione alternata di spazi funzionali (o armature) e disgiuntori di collegamento, questa successione rispetta una direzione che parte dalla scala della singola unità interna di ciascun ente architettonico fino a raggiungere la dimensione della scala globale (o viceversa). Una possibile gerarchizzazione di questo sistema (che sarà poi considerata la base della proposta progettuale) potrebbe essere la seguente: (dalla piccola alla grande scala) - Spazio dell’individuo - disgiuntore - Spazio della percolazione (velocità bassa o medio/bassa) - disgiuntore - 1° spazio fluido delle connessioni (velocità media) - disgiuntore - 2° spazio fluido delle connessioni (velocità medio/alta o alta) - disgiuntore - Spazio aereo delle connessioni L’intervento proposto si inserisce in questa logica gerarchica ad una scala che non coinvolge la dimensione globale o regionale e nemmeno si occupa dello spazio proprio del singolo individuo. L’obiettivo è invece capire il funzionamento di quella fascia intermedia che comprende le categorie spaziali proprie della logica della percolazione e dei disgiuntori che le mettono in relazione verso le scale maggiori e minori. La scala dell’intervento si identifica quindi con quella del quartiere metropolitano e il punto di partenza è la decisione di ristabilire un principio di equilibrio nel rapporto fra tessuto urbano della percolazione (spazio pubblico a circolazione pedonale e ciclabile) e tessuto fluido delle connessioni a velocità media o medio/alta (spazio pubblico a circolazione carrabile pubblica e privata). Il concept viene generato dalla visione di ente architettonico che alla scala metropolitana non corrisponde più al singolo edificio, ma si estende ad una dimensione ideale di un kilometro per un kilometro, considerando ogni porzione di tessuto urbano coinvolto da questa dimensione come parte di un singolo elemento di architettura. A questo punto è fondamentale capire come l’architettura a queste dimensioni si relazioni con l’esterno, ovvero con gli spazi di connessione fluida e con altre architetture confinanti; come trattare il piano zero del quartiere metropolitano, ovvero quel piano dedicato alla logica della percolazione che regola i flussi di relazione interni; come infine garantire la rapidità e l’efficacia nella connessione di ciascuna parte del quartiere alle armature metropolitane che lo connettono alle scale maggiori. Una possibile risposta è stata trovata nell’analisi della struttura funzionale dei palazzi rinascimentali. Essi presentano una disposizione ed una suddivisione interna che restituisce perfettamente, seppur ad una scala minore, il funzionamento di uno spazio di filtro posto tra lo spazio privato dell’individuo e lo spazio esterno di connessione. Questo spazio si manifesta, anche formalmente, nel basamento dell’edificio, ovvero quella porzione di volume che oltre a regolare lo scambio dei flussi fra interno ed esterno, in termini di velocità e di ritmo, ma anche di controllo e di sicurezza, è anche il contenitore di tutto ciò che potrebbe essere definito la “macchina servente” dell’edificio: gli spazi di servizio, di lavoro, gli impianti e tutti quei dispositivi che, pur rimanendo invisibili negli ambienti privati dei singoli utenti del palazzo, permettono il regolare funzionamento dell’intero sistema. La proposta progettuale si definisce quindi nei termini di una versione contemporanea del concetto rinascimentale di basamento. La macchina servente si estende anch’essa alla scala del quartiere metropolitano e di conseguenza si modifica. Essa agisce per mezzo di operazioni di completamento e di trasformazione dello spazio urbano, ordinando i flussi, che pur rimanendo nella logica della percolazione mantengono una gerarchia in termini di ritmo e velocità di relazione. Lo spazio pubblico non rimane appartenente ad un unico piano ma si stratifica, sovrapponendosi in diversi layers connessi poi da disgiuntori verticali relativi alla scala locale. Infine il basamento, che lavora (come nella versione rinascimentale) al di sotto del piano visibile, si manifesta in alcuni punti dell’intervento per rendere accessibile il passaggio alle diverse maglie di connessione, e dove la stratificazione dei layers risulta più complessa tutta la macchina si dilata in altezza, eliminando il piano zero, generando un volume sospeso, ibrido in termini funzionali, e si manifesta proponendo un “immagine” che evoca la complessità e la natura dinamica e generativa dello spazio architettonico metropolitano.
Estensione della logica del basamento rinascimentale alla scala del quartiere metropolitano contemporaneo. Progetto di trasformazione dello spazio pubblico nell’area di Porta Lodovica, Milano
BAGGIO, STEFANO
2012/2013
Abstract
“Estensione della logica del basamento rinascimentale alla scala del quartiere metropolitano contemporaneo” Progetto di trasformazione dello spazio pubblico nell’area di Porta Lodovica, Milano. Tesi di Laurea Magistrale in Architettura Relatore: Antonella Contin Laureando: Stefano Baggio Abstract: La proposta progettuale, nasce da un ragionamento che coinvolge la scala della città metropolitana, i suoi ritmi, le sue velocità, il tipo di spazi che essa genera o dei quali è costituita e come tutto ciò influenzi lo stile e la qualità della vita delle persone che abitano questo sistema estremamente complesso. Proprio la complessità, la stratificazione e la diversificazione, ma allo stesso tempo la naturale coordinazione di una moltitudine di sottoinsiemi sociali, economici, culturali, formali, infrastrutturali, presenti nel sistema rendono l’urbanità facilmente paragonabile ad un organismo vivente, ed è pressoché in questi termini che si tenterà di analizzare e di trattare la città metropolitana nell’ambito di questo lavoro. La logica adottata nell’analisi dello spazio, o per meglio dire, delle diverse connotazioni di spazio, pubblico e privato, che determina l’articolazione della città, si basa sulla teoria di Shane di una “sovrapposizione di armature metropolitane”, ovvero della compresenza all’interno del tessuto urbano (che potrebbe apparire compatto ed unitario) di una serie di apparati infrastrutturali, ognuno con le sue caratteristiche funzionali e spaziali, che crea e regola le relazioni della realtà urbana gerarchizzandola in relazione alla scala di riferimento di ogni sistema. Queste armature suggeriscono un’immagine tridimensionale del tessuto urbano, poiché come si può immaginare, oltre a situazioni nelle quali ogni armatura è dotata della propria pertinenza spaziale e non interferisce con i tessuti limitrofi, esistono casi nei quali la coesistenza sullo stesso piano di più sistemi infrastrutturali non permetterebbe la continuità dei flussi, in questi ambiti le armature si organizzano secondo la logica della sovrapposizione di layers, organizzando tridimensionalmente lo spazio delle connessioni e generando, nei punti di incontro, nodi di scambio verticale, che possono essere denominati disgiuntori [cit.] e che permettono la regolazione della velocità e del ritmo dei flussi al momento del passaggio tra differenti layers. Essi si formalizzano (o dovrebbero formalizzarsi) per mezzo di un’immagine di Landmark metropolitano, in modo tale da rendere evidente la presenza delle armature e la possibilità di passare dall’una all’altra agli utenti di ciascun livello. L’immagine dell’armatura è effettivamente molto efficace come metafora per la rete delle infrastrutture veloci o medio/veloci, poiché propone un’idea di “maglia” di connessioni composta di elementi profondamente legati fra loro e fra i quali è possibile uno scambio diretto, alternati a spazi interstiziali, che idealmente corrispondono a quelle aree che dall’armatura sono servite. Quando però lo spazio di connessione è caratterizzato da relazioni che agiscono ad una velocità e a un ritmo molto inferiore, o molto superiore, rispetto alle grandi arterie di trasporto terrestre, l’immagine potrebbe risultare meno efficace, o addirittura sembrerebbe necessaria l’introduzione di una metafora differente per descrivere il carattere delle aree servite. In realtà il concetto di armatura si applica in modo coerente ed esaustivo ad ogni porzione di spazio della città, semplicemente adattandosi alla scala di riferimento, ovvero modificando la dimensione dei propri elementi costitutivi, alterando il modulo e il passo della maglia, in questo modo ogni realtà spaziale viene letta come una rete di relazioni che agiscono e si muovono ad una certa velocità e ognuna di queste reti è strettamente connessa a quelle vicine, che siano o no sullo stesso piano di applicazione. Anche i disgiuntori si presentano sotto diverse forme e dimensioni riferendosi alle diverse categorie di spazio e alle diverse scale che mettono in relazione. In sintesi il tessuto della città metropolitana può essere analizzato e trattato mediante una lettura dello spazio urbano che propone una successione alternata di spazi funzionali (o armature) e disgiuntori di collegamento, questa successione rispetta una direzione che parte dalla scala della singola unità interna di ciascun ente architettonico fino a raggiungere la dimensione della scala globale (o viceversa). Una possibile gerarchizzazione di questo sistema (che sarà poi considerata la base della proposta progettuale) potrebbe essere la seguente: (dalla piccola alla grande scala) - Spazio dell’individuo - disgiuntore - Spazio della percolazione (velocità bassa o medio/bassa) - disgiuntore - 1° spazio fluido delle connessioni (velocità media) - disgiuntore - 2° spazio fluido delle connessioni (velocità medio/alta o alta) - disgiuntore - Spazio aereo delle connessioni L’intervento proposto si inserisce in questa logica gerarchica ad una scala che non coinvolge la dimensione globale o regionale e nemmeno si occupa dello spazio proprio del singolo individuo. L’obiettivo è invece capire il funzionamento di quella fascia intermedia che comprende le categorie spaziali proprie della logica della percolazione e dei disgiuntori che le mettono in relazione verso le scale maggiori e minori. La scala dell’intervento si identifica quindi con quella del quartiere metropolitano e il punto di partenza è la decisione di ristabilire un principio di equilibrio nel rapporto fra tessuto urbano della percolazione (spazio pubblico a circolazione pedonale e ciclabile) e tessuto fluido delle connessioni a velocità media o medio/alta (spazio pubblico a circolazione carrabile pubblica e privata). Il concept viene generato dalla visione di ente architettonico che alla scala metropolitana non corrisponde più al singolo edificio, ma si estende ad una dimensione ideale di un kilometro per un kilometro, considerando ogni porzione di tessuto urbano coinvolto da questa dimensione come parte di un singolo elemento di architettura. A questo punto è fondamentale capire come l’architettura a queste dimensioni si relazioni con l’esterno, ovvero con gli spazi di connessione fluida e con altre architetture confinanti; come trattare il piano zero del quartiere metropolitano, ovvero quel piano dedicato alla logica della percolazione che regola i flussi di relazione interni; come infine garantire la rapidità e l’efficacia nella connessione di ciascuna parte del quartiere alle armature metropolitane che lo connettono alle scale maggiori. Una possibile risposta è stata trovata nell’analisi della struttura funzionale dei palazzi rinascimentali. Essi presentano una disposizione ed una suddivisione interna che restituisce perfettamente, seppur ad una scala minore, il funzionamento di uno spazio di filtro posto tra lo spazio privato dell’individuo e lo spazio esterno di connessione. Questo spazio si manifesta, anche formalmente, nel basamento dell’edificio, ovvero quella porzione di volume che oltre a regolare lo scambio dei flussi fra interno ed esterno, in termini di velocità e di ritmo, ma anche di controllo e di sicurezza, è anche il contenitore di tutto ciò che potrebbe essere definito la “macchina servente” dell’edificio: gli spazi di servizio, di lavoro, gli impianti e tutti quei dispositivi che, pur rimanendo invisibili negli ambienti privati dei singoli utenti del palazzo, permettono il regolare funzionamento dell’intero sistema. La proposta progettuale si definisce quindi nei termini di una versione contemporanea del concetto rinascimentale di basamento. La macchina servente si estende anch’essa alla scala del quartiere metropolitano e di conseguenza si modifica. Essa agisce per mezzo di operazioni di completamento e di trasformazione dello spazio urbano, ordinando i flussi, che pur rimanendo nella logica della percolazione mantengono una gerarchia in termini di ritmo e velocità di relazione. Lo spazio pubblico non rimane appartenente ad un unico piano ma si stratifica, sovrapponendosi in diversi layers connessi poi da disgiuntori verticali relativi alla scala locale. Infine il basamento, che lavora (come nella versione rinascimentale) al di sotto del piano visibile, si manifesta in alcuni punti dell’intervento per rendere accessibile il passaggio alle diverse maglie di connessione, e dove la stratificazione dei layers risulta più complessa tutta la macchina si dilata in altezza, eliminando il piano zero, generando un volume sospeso, ibrido in termini funzionali, e si manifesta proponendo un “immagine” che evoca la complessità e la natura dinamica e generativa dello spazio architettonico metropolitano.File | Dimensione | Formato | |
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