Con questa tesi si è cercato di offrire uno spunto per risollevare, da una situazione di stasi periferica, una realtà urbana particolarmente articolata e sfaccettata. L’esigenza di rigenerazione e rivitalizzazione di intere porzioni di città contemporanee è un tema, a mio avviso, significativo in un periodo in cui con il termine periferia si possono inglobare anche porzioni di città che, per storia e tradizione, sono sempre state catalogate come centri. Per operare questo cambiamento, emerge sempre di più l’esigenza di studiare la città osservandone i suoi ritmi e cicli di vita al fine di redigere una strategia unitaria che funga da motore per successive trasformazioni. E’ importante sostenere la leggibilità del processo di costruzione dell’immagine globale e complessa dello spazio affinchè questa matrice aiuti a comprendere i successivi cambiamenti e possa essere adottata come riferimento ordinativo all’interno di una realtà frammentata e disordinata come quella, ma non unica, della terraferma veneziana. La strategia urbana così intesa può di volta in volta essere adattata e declinata per adempiere al meglio le esigenze che la città contemporanea presenta e continuerà a presentare. Vivendo in un mondo in continua evoluzione anche i progetti hanno la necessità di adeguarsi ad una società in fieri, non più definita da principi cardine validi a priori. Per fare questo, va innanzitutto ricercata la metrica urbana della città esistente, per trovare una profonda assonanza con essa, mantenendo comunque la riconoscibilità dell’operazione. Va studiata la misura planimetrica e altimetrica, per trovare quelle invarianti del tracciato della città luogo dell’intervento. Senza questi rimandi all’esistente, infatti, l’impianto insediativo si restringerebbe a soli contenuti tecnici senza assolvere l’obbligo di rappresentare il particolare tempo della città, vale a dire quell’intreccio singolare fra trasformazioni urbane e nuove esigenze. Il problema delle infrastrutture va letto nell’ottica di una città policentrica che non può più vivere basandosi sulla sola forza evocativa del centro storico, ma la centralità unica deve cedere il passo a una serie di nuove centralità capaci di distribuire all’interno del tessuto urbano altre polarità aggregative, le quali hanno la necessità di essere collegate. Solo così la città storica monocentrica può arricchirsi, svincolandosi da quell’immagine di museificazione di se stessa.L’occasione della riqualificazione della stazione di Mestre, si inserisce quindi in un processo volto ad inglobare non solo Mestre e Marghera ma a cambiare la percezione dell’intera Terraferma, elevandola da paradigma di periferia industriale a nuovo centro della realtà metropolitana. Rivitalizzazione questa, necessaria se si vuole intendere Mestre come prima porta per Venezia e nodo di scambio verso tutte le altre direttrici. Per fare questo, è essenziale la restituzione, a questa porzione di territorio, della propria identità con un’operazione di restauro urbano inteso come riappropriazione, da parte della comunità, di luoghi e spazi per la cittadinanza. Interventi anche minuti, ma capillari, all’interno del tessuto urbano per consegnare nuovamente a questo territorio il suo ruolo di rappresentanza, modificandone la percezione di non luogo fino ad elevarlo a paradigma di fulcro e cerniera tra passato e futuro, tra Città storica e città contemporanea.

Mestre da periferia a città. Oltre la barriera dell'infrastruttura

FASOLI, CAMILLA
2012/2013

Abstract

Con questa tesi si è cercato di offrire uno spunto per risollevare, da una situazione di stasi periferica, una realtà urbana particolarmente articolata e sfaccettata. L’esigenza di rigenerazione e rivitalizzazione di intere porzioni di città contemporanee è un tema, a mio avviso, significativo in un periodo in cui con il termine periferia si possono inglobare anche porzioni di città che, per storia e tradizione, sono sempre state catalogate come centri. Per operare questo cambiamento, emerge sempre di più l’esigenza di studiare la città osservandone i suoi ritmi e cicli di vita al fine di redigere una strategia unitaria che funga da motore per successive trasformazioni. E’ importante sostenere la leggibilità del processo di costruzione dell’immagine globale e complessa dello spazio affinchè questa matrice aiuti a comprendere i successivi cambiamenti e possa essere adottata come riferimento ordinativo all’interno di una realtà frammentata e disordinata come quella, ma non unica, della terraferma veneziana. La strategia urbana così intesa può di volta in volta essere adattata e declinata per adempiere al meglio le esigenze che la città contemporanea presenta e continuerà a presentare. Vivendo in un mondo in continua evoluzione anche i progetti hanno la necessità di adeguarsi ad una società in fieri, non più definita da principi cardine validi a priori. Per fare questo, va innanzitutto ricercata la metrica urbana della città esistente, per trovare una profonda assonanza con essa, mantenendo comunque la riconoscibilità dell’operazione. Va studiata la misura planimetrica e altimetrica, per trovare quelle invarianti del tracciato della città luogo dell’intervento. Senza questi rimandi all’esistente, infatti, l’impianto insediativo si restringerebbe a soli contenuti tecnici senza assolvere l’obbligo di rappresentare il particolare tempo della città, vale a dire quell’intreccio singolare fra trasformazioni urbane e nuove esigenze. Il problema delle infrastrutture va letto nell’ottica di una città policentrica che non può più vivere basandosi sulla sola forza evocativa del centro storico, ma la centralità unica deve cedere il passo a una serie di nuove centralità capaci di distribuire all’interno del tessuto urbano altre polarità aggregative, le quali hanno la necessità di essere collegate. Solo così la città storica monocentrica può arricchirsi, svincolandosi da quell’immagine di museificazione di se stessa.L’occasione della riqualificazione della stazione di Mestre, si inserisce quindi in un processo volto ad inglobare non solo Mestre e Marghera ma a cambiare la percezione dell’intera Terraferma, elevandola da paradigma di periferia industriale a nuovo centro della realtà metropolitana. Rivitalizzazione questa, necessaria se si vuole intendere Mestre come prima porta per Venezia e nodo di scambio verso tutte le altre direttrici. Per fare questo, è essenziale la restituzione, a questa porzione di territorio, della propria identità con un’operazione di restauro urbano inteso come riappropriazione, da parte della comunità, di luoghi e spazi per la cittadinanza. Interventi anche minuti, ma capillari, all’interno del tessuto urbano per consegnare nuovamente a questo territorio il suo ruolo di rappresentanza, modificandone la percezione di non luogo fino ad elevarlo a paradigma di fulcro e cerniera tra passato e futuro, tra Città storica e città contemporanea.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
28-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/90385