Perché Trapani? E’ una domanda che mi è stata posta molte volte dalle persone con cui ho parlato della mia tesi, ho scelto Trapani perché ho un legame profondo e personale con questa città, l’ho visitata svariate volte e a poco a poco l’ho sentita mia, come può essere la mia città, Milano. Ogni viaggio che ho fatto mi ha mostrato le diverse sfaccettature della città, diverse realtà, un luogo che può sembrare a prima vista compatto e uniforme, invece al suo interno ha realtà differenti e differenti forme, che a volte riescono a dialogare e in altre creano fratture, vuoti, desolazione. Da questi vuoti mi è sorta la domanda se non si potesse fare qualcosa, se non era possibile che la città se ne riappropriasse, se non ritornassero a far parte di essa, non come il “nulla” ma come parte attiva e caratterizzante del luogo. Recentemente ho avuto l’ occasione di ri-visitare Trapani, durante un workshop organizzato dall’università con il Prof. Massimo Novati, il focus di analisi e progetto era l’ area del porto, in previsioni di sviluppi futuri legati ai commerci col Nord-Africa; attraverso questo approfondimento ho potuto notare come la città si articolasse in parti distinte e separate le une dalle altre. Queste considerazioni mi hanno portato a voler agire sulla città, non con la presunzione di fare il progetto migliore, ma con lo spirito di fare una proposta saggia e ragionata, su come ricomporla, senza stravolgerla ma con lo spirito di restituirne i frammenti alla cittadinanza in modo che essa potesse riappropriarsi dei propri luoghi. La mia tesi si pone come una possibile soluzione a questi problemi, penso che ci possano essere molte altre alternative, come è giusto che sia ragionando sulla città non esista una sola possibile soluzione, ma credo che l’atteggiamento da me usato nell’affiancarmi a questa realtà sia stato allo stesso tempo moderato ma anche energico nei cambiamenti.

Ricomporre Trapani. Riqualificazione area stazione F.F.S.S.

MIRABELLA, FRANCESCA
2012/2013

Abstract

Perché Trapani? E’ una domanda che mi è stata posta molte volte dalle persone con cui ho parlato della mia tesi, ho scelto Trapani perché ho un legame profondo e personale con questa città, l’ho visitata svariate volte e a poco a poco l’ho sentita mia, come può essere la mia città, Milano. Ogni viaggio che ho fatto mi ha mostrato le diverse sfaccettature della città, diverse realtà, un luogo che può sembrare a prima vista compatto e uniforme, invece al suo interno ha realtà differenti e differenti forme, che a volte riescono a dialogare e in altre creano fratture, vuoti, desolazione. Da questi vuoti mi è sorta la domanda se non si potesse fare qualcosa, se non era possibile che la città se ne riappropriasse, se non ritornassero a far parte di essa, non come il “nulla” ma come parte attiva e caratterizzante del luogo. Recentemente ho avuto l’ occasione di ri-visitare Trapani, durante un workshop organizzato dall’università con il Prof. Massimo Novati, il focus di analisi e progetto era l’ area del porto, in previsioni di sviluppi futuri legati ai commerci col Nord-Africa; attraverso questo approfondimento ho potuto notare come la città si articolasse in parti distinte e separate le une dalle altre. Queste considerazioni mi hanno portato a voler agire sulla città, non con la presunzione di fare il progetto migliore, ma con lo spirito di fare una proposta saggia e ragionata, su come ricomporla, senza stravolgerla ma con lo spirito di restituirne i frammenti alla cittadinanza in modo che essa potesse riappropriarsi dei propri luoghi. La mia tesi si pone come una possibile soluzione a questi problemi, penso che ci possano essere molte altre alternative, come è giusto che sia ragionando sulla città non esista una sola possibile soluzione, ma credo che l’atteggiamento da me usato nell’affiancarmi a questa realtà sia stato allo stesso tempo moderato ma anche energico nei cambiamenti.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
28-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/90425