Il lavoro si concentra sull'evoluzione dell'architettura carceraria in Italia analizzando in particolare il caso della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova e proponendo un progetto per ridefinire il rapporto tra il carcere e la città. La questione carceraria in Italia sta vivendo un momento particolarmente critico. Nel maggio 2013 la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha concesso allo Stato italiano un anno di tempo per porre rimedio alle problematiche che a riguardano, ma ad oggi la situazione può dirsi tutt'altro che risolta. Un progetto architettonico che indaga gli spazi della pena, non può essere avulso da un'interpretazione del concetto stesso di pena, e deve confrontarsi con gli errori e i modelli che storicamente hanno affrontato il tema dal punto di vista architettonico, filosofico, medico e psicologico. Su questo verte la prima parte del lavoro, fondamentale per poter approcciare il progetto con una sufficiente consapevolezza. L'intervento architettonico elaborato definisce dei nuovi ambiti nei punti di contatto tra mondo della detenzione e società civile. In particolare sono stati indagati alcuni momenti estremamente delicati della detenzione, come quello dei rapporti con la famiglia, con il mondo del lavoro e con la cittadinanza, grazie a dispositivi spaziali che consentano il reciproco avvicinamento e la conoscenza, da parte della società civile, della realtà carceraria. Un'ultima parte del progetto sviluppa e indaga gli spazi della semilibertà, pena alternativa ancora poco applicata che meriterebbe invece approfondimento. Per la realizzazione della tesi sono stati indispensabili l'aiuto, il confronto e la collaborazione dei detenuti della redazione di Ristretti Orizzonti, giornale del carcere Due Palazzi di Padova, che mi hanno permesso di osservare la detenzione da un altro punto di vista.
L'architettura penitenziaria oltre il muro. Nuovi punti di contatto tra la casa di reclusione Due Palazzi e la città di Padova
MARIOTTI, ALBERTO
2012/2013
Abstract
Il lavoro si concentra sull'evoluzione dell'architettura carceraria in Italia analizzando in particolare il caso della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova e proponendo un progetto per ridefinire il rapporto tra il carcere e la città. La questione carceraria in Italia sta vivendo un momento particolarmente critico. Nel maggio 2013 la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha concesso allo Stato italiano un anno di tempo per porre rimedio alle problematiche che a riguardano, ma ad oggi la situazione può dirsi tutt'altro che risolta. Un progetto architettonico che indaga gli spazi della pena, non può essere avulso da un'interpretazione del concetto stesso di pena, e deve confrontarsi con gli errori e i modelli che storicamente hanno affrontato il tema dal punto di vista architettonico, filosofico, medico e psicologico. Su questo verte la prima parte del lavoro, fondamentale per poter approcciare il progetto con una sufficiente consapevolezza. L'intervento architettonico elaborato definisce dei nuovi ambiti nei punti di contatto tra mondo della detenzione e società civile. In particolare sono stati indagati alcuni momenti estremamente delicati della detenzione, come quello dei rapporti con la famiglia, con il mondo del lavoro e con la cittadinanza, grazie a dispositivi spaziali che consentano il reciproco avvicinamento e la conoscenza, da parte della società civile, della realtà carceraria. Un'ultima parte del progetto sviluppa e indaga gli spazi della semilibertà, pena alternativa ancora poco applicata che meriterebbe invece approfondimento. Per la realizzazione della tesi sono stati indispensabili l'aiuto, il confronto e la collaborazione dei detenuti della redazione di Ristretti Orizzonti, giornale del carcere Due Palazzi di Padova, che mi hanno permesso di osservare la detenzione da un altro punto di vista.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/90666