Questa tesi nasce dalla volontà di studiare e di valorizzare un edificio architettonico che è stato definito come uno degli esempi “più significativi della fabbrica dei primi del ‘900 in territorio Lombardo”. Fin dalle prime analisi , ci siamo immediatamente rese conto di come L’ex Linificio e Canapificio Nazionale , non fosse mai stato oggetto di alcuno studio approfondito ,di come le informazioni raccolte dal catasto e dal comune fossero scarseggianti e incomplete. L’obbiettivo di questa tesi è stato quindi quello di fornire per la prima volta un quadro conoscitivo completo di un manufatto di tale valore storico e architettonico, arrivando a redigere elaborati di rilievo d’insieme , ricostruendone la complessa vicenda storica che lega il Linificio-Canapificio con la storia del lino e della canapa. Alla luce poi dei recentissimi sviluppi che stanno coinvolgendo l’edificio, teatro di un cantiere inadeguato , i risultati ottenuti da questa ricerca acquistano oggi anche un’ulteriore valenza,andando infatti a rivestire il ruolo di testimonianza delle caratteristiche di un bene destinato ad ampie trasformazioni,che non mantengono purtroppo in vita la sua primordiale identità. Il lungo iter di ricerca ha portato a maturare quindi una profonda conoscenza dell’oggetto , intrecciando parallelamente i dati forniti dalla ricerca archivistica con quelli desunti dalle tracce presenti sul manufatto , considerando come prima fonte l’analisi. Consapevoli quindi di avere l’occasione di studiare un’architettura in grado di trasmettere ricordi ed emozioni, le successive fasi di ricerca ci hanno portato a studiare ciò che veniva fabbricato nell’edificio stesso e a trovare delle relazioni concrete tra “ciò che è stato” e “ciò che potrebbe diventare”. Riscoprire storie dimenticate e rivalorizzarle attraverso un edificio che ne diviene muta testimonianza: questo è il Museo del Lino e questo è il principio da cui hanno preso le mosse tutte le scelte progettuali , in un n’ottica di “abitare la storia”. Conoscere, riportare alla luce e tramandare l’identità e la memoria di un luogo dimenticato: questo è l’obbiettivo della tesi. COME RIPRENDERE IL TEMA DEL “LINO”: PERCHE’ UN MUSEO DEL LINO Il Museo del Lino è un modo per raccogliere e conservare gli oggetti e quindi la loro memoria. Caratterizzare il museo su un unico tema poteva essere una buona scelta o era in qualche modo riduttiva?Se ne potrebbe discutere a lungo, ma è anche vero che negli anni ’70, ’80 i musei etnografici sorgevano un po’ ovunque e con svariate peculiarità anche se spesso, perché non dirlo, più che musei o raccolte avevano l’aspetto di fornaci di rigattere, senza una precisa politica museografica. Da queste considerazioni si decise che il museo si sarebbe specializzato sul lino in primis per recuperare la memoria dello stabile nato come “Linificio e Canapificio Internazionale”, senza però trascurare altri aspetti che hanno caratterizzato il lavoro, soprattutto femminile, del mondo contadino di fine ‘800 e inizi ‘900, quali: l’allevamento del baco da seta, il lavoro dei campi, la vita quotidiana. Operata questa scelta ci siamo poste il problema della conservazione scientifica delle stesse, intesa come intervento conservativo secondo i metodi internazionalmente riconosciuti. Ci siamo informate presso specialisti in materia per ottenere le informazioni necessarie. Vogliamo sottolineare questo aspetto perché va detto che purtroppo, in tanti musei da noi visitati, si tende a sottovalutare l’importanza della conservazione del patrimonio ed i vari responsabili trattano gli oggetti con i metodi più disparati e secondo le loro convinzioni o conoscenze, senza tenere conto che esistono interventi di restauro conservativo, universalmente riconosciuti. Un altro problema era legato all’aspetto didattico: in che modo far comprendere e far fruire ai visitatori il materiale esposte che doveva essere fonte di interesse per tutti e non accessibile solo agli specialisti. Così abbiamo variato il percorso espositivo più volte. Ma ha un senso costituire e tenere in vita i musei di arti, mestieri e tradizioni popolari? Noi siamo convinte fino in fondo della loro importanza perché pensiamo ci si debba rendere conto che la nostra società, dopo la scoperta e l’utilizzo dell’energia elettrica, i grossi cambiamenti sociali ed economici nonché quelli legati al mondo del lavoro,si è trovata nelle condizioni di abbandonare per la prima volta nella storia, ed in modo repentino, le antiche tecniche di lavorazione e produzione artigianale dei beni di consumo e che gli strumenti legati alla lavorazione del lino, per esempio, immutati dall’antichità fino ai nostri giorni e non più suscettibili di modifiche o migliorie perché perfetti, improvvisamente vengano spiazzati da nuove macchine e tecniche, diventando così inservibili. E’ in questo momento storico che è necessario salvaguardare quello che fino a ieri era così ovvio e ripetibile da non essere nemmeno presa in considerazione la necessità di conservare la memoria. E’ in questo momento storico che una accorta politica culturale avrebbe dovuto capire che era tempo di intervenire perché era in atto nella società il passaggio da agricola-artigiana ad industriale. Ciò non è accaduto ed è per questo che i musei etnografici esistono solo grazie ad una iniziale volontà privata. Per sottolineare ulteriormente l’importanza di intervenire in tempo vorremmo ricordare che negli anni ’50, quando veniva portata l’energia elettrica nelle ultime cascine cremonesi che ne erano ancora sprovviste, si faceva una grande festa,alla fine dei lavori, gettando in cortile, dalle finestre, tutte le lampade e le lucerne ad olio e petrolio che erano state utilizzate fino al giorno prima. Un’ultima riflessione: il museo etnografico è ancora considerato un fratellastro dei grandi musei. Non vogliamo esaminare le cause di questo atteggiamento, ma le fasce di lino dei neonati dei primi del ‘900 sono meno importanti delle bende di lino delle mummie egizie? Noi siamo convinte della pari dignità di tutti i musei e siamo anche convinte che i musei etnografici verranno, fra molti anni forse, inevitabilmente rivalutati quando, studiando il materiale in essi conservato, ci si renderà conto che questo costituisce l’unica testimonianza della vita quotidiana e dei gesti che la gente comune compiva sugli strumenti. Quella gente che, per dirla con le parole dei nuovi storiografi francesi nasceva e moriva senza traccia di sé, ma che col suo operare quotidiano ha comunque fatto la storia dell’umanità, forse dei più grandi personaggi che siamo abituati a studiare sui libri di storia. Operando in questo modo abbiamo quindi pensato di dare continuità storica all’edificato creando appunto, nello spazio scelto, un museo del lino che riprenda la storia del manufatto. COME ABBIAMO “RECUPERATO” IL TEMA DELLA CANAPA? Le ragioni del nostro interesse nei confronti della canapa sono diverse,e nascono tutte dalla forte curiosità che proviamo nello studiare qualsiasi soluzione ecosostenibile; un desiderio di conoscenza che aumenta ulteriormente quando è stimolato da argomenti poco conosciuti e dimenticati come questo e riprendendo in modo differente un materiale che era già presente nella storia dell’edificio. L’esperienza che abbiamo maturato in questi anni di studio ci ha portato ad analizzare l’edificio concentrandoci su molte parti di esso;. Troviamo infatti fondamentale guardare un componente come si fa nei confronti di un edificio: studiando quindi non solo le qualità che lo caratterizzano , ma anche tutti i processi ad esso correlati, quali la produzione,la messa in opera ed infine la dismissione. Questo discorso assume un’importanza crescente in questo periodo in cui il concetto di sostenibilità e salvaguardia delle materie prime assumono loro giusto valore. L’obbiettivo dell’utilizzo della canapa dal punto di vista edilizio è duplice: il primo, è di porre all’attenzione dei lettori la stretta interdipendenza che la canapa aveva tra la società , cultura,ed economia. Il secondo obbiettivo consiste nell’analizzare se questa cultura,tanto importante economicamente e socialmente nel passato,dopo un periodo di profonda crisi , possa oggi proporre nuove soluzioni tecnologiche, ed aprire interessanti scenari per il nostro progresso e per il nostro sviluppo. Per fare questo tratteremo inizialmente tutti i traguardi e fallimenti che la canapa ha avuto nella sua storia,per poi porre attenzione agli sviluppi attuali. Quindi scegliendo di creare un legame anche con la canapa abbiamo scelto quindi di operare in modo più innovativo, utilizzando quindi, nel ridisegno degli spazi ,il materiale “canapa”. Emerge nel nostro percorso la volontà di non distaccarsi completamente da ciò che è stato quel luogo,dalla sua funzione primitiva, riprendendo i temi del lino e della canapa che l’hanno identificato dalla nascita,utilizzandoli in modo commemorativo e innovativo allo stesso tempo, prestando attenzione ad aspetti energetici.

Un passato da ricordare : tra recupero e innovazione. Ex linificio canapificio nazionale di Lodi : recupero funzionale e storiografia del lino e della canapa

CALVI, SARA;AMBROSIO, DANIELA
2013/2014

Abstract

Questa tesi nasce dalla volontà di studiare e di valorizzare un edificio architettonico che è stato definito come uno degli esempi “più significativi della fabbrica dei primi del ‘900 in territorio Lombardo”. Fin dalle prime analisi , ci siamo immediatamente rese conto di come L’ex Linificio e Canapificio Nazionale , non fosse mai stato oggetto di alcuno studio approfondito ,di come le informazioni raccolte dal catasto e dal comune fossero scarseggianti e incomplete. L’obbiettivo di questa tesi è stato quindi quello di fornire per la prima volta un quadro conoscitivo completo di un manufatto di tale valore storico e architettonico, arrivando a redigere elaborati di rilievo d’insieme , ricostruendone la complessa vicenda storica che lega il Linificio-Canapificio con la storia del lino e della canapa. Alla luce poi dei recentissimi sviluppi che stanno coinvolgendo l’edificio, teatro di un cantiere inadeguato , i risultati ottenuti da questa ricerca acquistano oggi anche un’ulteriore valenza,andando infatti a rivestire il ruolo di testimonianza delle caratteristiche di un bene destinato ad ampie trasformazioni,che non mantengono purtroppo in vita la sua primordiale identità. Il lungo iter di ricerca ha portato a maturare quindi una profonda conoscenza dell’oggetto , intrecciando parallelamente i dati forniti dalla ricerca archivistica con quelli desunti dalle tracce presenti sul manufatto , considerando come prima fonte l’analisi. Consapevoli quindi di avere l’occasione di studiare un’architettura in grado di trasmettere ricordi ed emozioni, le successive fasi di ricerca ci hanno portato a studiare ciò che veniva fabbricato nell’edificio stesso e a trovare delle relazioni concrete tra “ciò che è stato” e “ciò che potrebbe diventare”. Riscoprire storie dimenticate e rivalorizzarle attraverso un edificio che ne diviene muta testimonianza: questo è il Museo del Lino e questo è il principio da cui hanno preso le mosse tutte le scelte progettuali , in un n’ottica di “abitare la storia”. Conoscere, riportare alla luce e tramandare l’identità e la memoria di un luogo dimenticato: questo è l’obbiettivo della tesi. COME RIPRENDERE IL TEMA DEL “LINO”: PERCHE’ UN MUSEO DEL LINO Il Museo del Lino è un modo per raccogliere e conservare gli oggetti e quindi la loro memoria. Caratterizzare il museo su un unico tema poteva essere una buona scelta o era in qualche modo riduttiva?Se ne potrebbe discutere a lungo, ma è anche vero che negli anni ’70, ’80 i musei etnografici sorgevano un po’ ovunque e con svariate peculiarità anche se spesso, perché non dirlo, più che musei o raccolte avevano l’aspetto di fornaci di rigattere, senza una precisa politica museografica. Da queste considerazioni si decise che il museo si sarebbe specializzato sul lino in primis per recuperare la memoria dello stabile nato come “Linificio e Canapificio Internazionale”, senza però trascurare altri aspetti che hanno caratterizzato il lavoro, soprattutto femminile, del mondo contadino di fine ‘800 e inizi ‘900, quali: l’allevamento del baco da seta, il lavoro dei campi, la vita quotidiana. Operata questa scelta ci siamo poste il problema della conservazione scientifica delle stesse, intesa come intervento conservativo secondo i metodi internazionalmente riconosciuti. Ci siamo informate presso specialisti in materia per ottenere le informazioni necessarie. Vogliamo sottolineare questo aspetto perché va detto che purtroppo, in tanti musei da noi visitati, si tende a sottovalutare l’importanza della conservazione del patrimonio ed i vari responsabili trattano gli oggetti con i metodi più disparati e secondo le loro convinzioni o conoscenze, senza tenere conto che esistono interventi di restauro conservativo, universalmente riconosciuti. Un altro problema era legato all’aspetto didattico: in che modo far comprendere e far fruire ai visitatori il materiale esposte che doveva essere fonte di interesse per tutti e non accessibile solo agli specialisti. Così abbiamo variato il percorso espositivo più volte. Ma ha un senso costituire e tenere in vita i musei di arti, mestieri e tradizioni popolari? Noi siamo convinte fino in fondo della loro importanza perché pensiamo ci si debba rendere conto che la nostra società, dopo la scoperta e l’utilizzo dell’energia elettrica, i grossi cambiamenti sociali ed economici nonché quelli legati al mondo del lavoro,si è trovata nelle condizioni di abbandonare per la prima volta nella storia, ed in modo repentino, le antiche tecniche di lavorazione e produzione artigianale dei beni di consumo e che gli strumenti legati alla lavorazione del lino, per esempio, immutati dall’antichità fino ai nostri giorni e non più suscettibili di modifiche o migliorie perché perfetti, improvvisamente vengano spiazzati da nuove macchine e tecniche, diventando così inservibili. E’ in questo momento storico che è necessario salvaguardare quello che fino a ieri era così ovvio e ripetibile da non essere nemmeno presa in considerazione la necessità di conservare la memoria. E’ in questo momento storico che una accorta politica culturale avrebbe dovuto capire che era tempo di intervenire perché era in atto nella società il passaggio da agricola-artigiana ad industriale. Ciò non è accaduto ed è per questo che i musei etnografici esistono solo grazie ad una iniziale volontà privata. Per sottolineare ulteriormente l’importanza di intervenire in tempo vorremmo ricordare che negli anni ’50, quando veniva portata l’energia elettrica nelle ultime cascine cremonesi che ne erano ancora sprovviste, si faceva una grande festa,alla fine dei lavori, gettando in cortile, dalle finestre, tutte le lampade e le lucerne ad olio e petrolio che erano state utilizzate fino al giorno prima. Un’ultima riflessione: il museo etnografico è ancora considerato un fratellastro dei grandi musei. Non vogliamo esaminare le cause di questo atteggiamento, ma le fasce di lino dei neonati dei primi del ‘900 sono meno importanti delle bende di lino delle mummie egizie? Noi siamo convinte della pari dignità di tutti i musei e siamo anche convinte che i musei etnografici verranno, fra molti anni forse, inevitabilmente rivalutati quando, studiando il materiale in essi conservato, ci si renderà conto che questo costituisce l’unica testimonianza della vita quotidiana e dei gesti che la gente comune compiva sugli strumenti. Quella gente che, per dirla con le parole dei nuovi storiografi francesi nasceva e moriva senza traccia di sé, ma che col suo operare quotidiano ha comunque fatto la storia dell’umanità, forse dei più grandi personaggi che siamo abituati a studiare sui libri di storia. Operando in questo modo abbiamo quindi pensato di dare continuità storica all’edificato creando appunto, nello spazio scelto, un museo del lino che riprenda la storia del manufatto. COME ABBIAMO “RECUPERATO” IL TEMA DELLA CANAPA? Le ragioni del nostro interesse nei confronti della canapa sono diverse,e nascono tutte dalla forte curiosità che proviamo nello studiare qualsiasi soluzione ecosostenibile; un desiderio di conoscenza che aumenta ulteriormente quando è stimolato da argomenti poco conosciuti e dimenticati come questo e riprendendo in modo differente un materiale che era già presente nella storia dell’edificio. L’esperienza che abbiamo maturato in questi anni di studio ci ha portato ad analizzare l’edificio concentrandoci su molte parti di esso;. Troviamo infatti fondamentale guardare un componente come si fa nei confronti di un edificio: studiando quindi non solo le qualità che lo caratterizzano , ma anche tutti i processi ad esso correlati, quali la produzione,la messa in opera ed infine la dismissione. Questo discorso assume un’importanza crescente in questo periodo in cui il concetto di sostenibilità e salvaguardia delle materie prime assumono loro giusto valore. L’obbiettivo dell’utilizzo della canapa dal punto di vista edilizio è duplice: il primo, è di porre all’attenzione dei lettori la stretta interdipendenza che la canapa aveva tra la società , cultura,ed economia. Il secondo obbiettivo consiste nell’analizzare se questa cultura,tanto importante economicamente e socialmente nel passato,dopo un periodo di profonda crisi , possa oggi proporre nuove soluzioni tecnologiche, ed aprire interessanti scenari per il nostro progresso e per il nostro sviluppo. Per fare questo tratteremo inizialmente tutti i traguardi e fallimenti che la canapa ha avuto nella sua storia,per poi porre attenzione agli sviluppi attuali. Quindi scegliendo di creare un legame anche con la canapa abbiamo scelto quindi di operare in modo più innovativo, utilizzando quindi, nel ridisegno degli spazi ,il materiale “canapa”. Emerge nel nostro percorso la volontà di non distaccarsi completamente da ciò che è stato quel luogo,dalla sua funzione primitiva, riprendendo i temi del lino e della canapa che l’hanno identificato dalla nascita,utilizzandoli in modo commemorativo e innovativo allo stesso tempo, prestando attenzione ad aspetti energetici.
RUGGIERI, GIANLUCA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
28-apr-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/90748