Il progetto ha preso le mosse dalla diretta esperienza del terremoto dell’Emilia, datato Maggio 2012, quindi dalla riflessione critica sulle precedenti esperienze della ricostruzione in Italia, dal Belice all’Irpinia, dal Friuli all’Umbria-Marche e in ultimo in Abruzzo, arrivando a un confronto diretto con importanti associazioni locali, come la commissione “OLTRE IL M.U.S.P” di Sassa (L’Aquila). Abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione sulla scuola poiché: “dal punto di vista dei danni al patrimonio scolastico, questo sisma è il più grave mai affrontato dal Paese”. (I) Siamo, inoltre, convinte che: “nessun’altra infrastruttura sociale ha una presenza così prolungata e incisiva nella vita delle persone. È nella scuola che si cresce, che si maturano le prime consapevolezze rispetto alle capacità e alle attitudini e rispetto alla società, alle opportunità che offre e alle disillusioni che troppo spesso nasconde. […] Se questa infrastruttura è debole, perché la società è fragile o divisa, allora diviene il luogo dell’ingiustizia sociale, quello in cui si accentuano le differenze e si perpetuano le disparità”. (II) Abbiamo quindi studiato e reinterpretato, tramite un percorso partecipato, le esigenze e i desideri della comunità scolastica dell’Istituto comprensivo “Elvira Castelfranchi” di Finale Emilia, costitutito da una Scuola Primaria e una Scuola Secondaria di I° Grado, a quasi due anni dal terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna. Tale percorso partecipato è stato strutturato tramite questionari, differentemente studiati per le tre categorie di utenti coinvolti: corpo docente, personale non docente, genitori; arrivando a comprendere un campione di circa 200 persone. Contemporaneamente sono state organizzate differenti giornate con gli alunni durante le quali sono state svolte: un’attività artistica con due classi della Scuola Primaria sui temi “Aree verdi e spazi esterni” e “Arredo interno”, e un’attività letteraria con altrettante classi della Scuola Secondaria di I° Grado dal titolo “Descrivici la tua giornata in una scuola ideale; abbi cura di concentrare l’attenzione sui particolari spaziali/architettonici”. I risultati ci hanno permesso di comprendere le esigenze e i desideri di ognuna delle categorie di destinatari, sopra indicate: aule molto più spaziose, ricchezza di spazi extra-aula, corridoi-gioco, aree verdi a misura di bambino. Si è compreso, quindi, come le caratteristiche architettoniche dell’ambiente fisico risultino avere un’influenza MOLTO rilevante sulla qualità del percorso didattico svolto dai docenti, nonché sulle risposte comportamentali degli alunni. La progettazione dei luoghi per l’educazione, ha da sempre una forte valenza simbolica. Nel pensare un edificio scolastico, entrano in gioco tutte le nozioni architettoniche acquisite nel tempo: il rapporto con il luogo, la distribuzione e articolazione degli spazi, i sistemi costruttivi, ma queste acquisistono vera valenza solo se fortemente connesse a nozioni di tipo psico-pedagogico, che mettono al centro di tale spazio costruito i piccoli utenti e le loro caratteristiche; si devono considerare le modalità dei bambini di vivere gli spazi che li ospitano in relazione alle loro caratteristiche fisiche e il rapporto che hanno con gli oggetti, con i colori e la luce, il loro modo di socializzare con gli altri. Architettura e pedagogia hanno una sempre più forte valenza formativa nel progettare ambienti scolastici, avendo alla mente sia l’idea di bambino attivo protagonista del proprio percorso di crescita, sia l’immagine del luogo che l’accoglie come spazio di vita quotidiana, che concorre al suo benessere, alla sua formazione ed educazione, che deriva dalle ricerche pedagogiche in stretta relazione con le attività degli architetti. Dal terremoto abbiamo imparato che è proprio nei momenti più critici che occorre dotarsi di una visione ampia, quindi l’obiettivo che abbiamo voluto perseguire, tramite questo progetto di tesi, è stato il coinvolgimento del capitale sociale locale, aprendo un dialogo diretto proprio con quegli utenti che ogni giorno animano l’istituzione “scuola”, in modo tale da mobilitare i diversi attori, istituzionali e non, per soddisfare le diverse istanze (sociali, professionali e quindi istituzionali) all’interno di una visione unitaria in sede locale del difficile processo di ricostruzione post-sisma. Le strategie messe in campo fanno riferimento a concetti quali: replicabilità e scansione temporale. L’idea è stata, quindi, quella di dare vita ad una struttura scolastica utilizzabile nella fase di emergenza post-cataclisma, socialmente studiata sulle esigenze e i desideri dichiarati durante il percorso partecipato da tutti gli utenti e in relazione agli altri parametri presi in considerazione, che potesse essere facilmente utilizzabile anche in altri contesti grazie alla replicabilità di cui si struttura, e realizzabile per successive tappe temporali, che permettono di dare contemporaneamente una risposta rapida all’emergenza e un’ottimizzazione delle risorse economiche in gioco. (I) Patrizio Bianchi – Assessore scuola, formazione professionale, Università e ricerca, lavoro Regione Emilia Romagna (II) Patrizio Bianchi – Assessore scuola, formazione professionale, Università e ricerca, lavoro Regione Emilia Romagna

Chiedere GIOCARE progettare : progetto partecipato per una scuola a Finale Emilia

SCELZA, PASQUALINA;BOTTONI, ALICE
2012/2013

Abstract

Il progetto ha preso le mosse dalla diretta esperienza del terremoto dell’Emilia, datato Maggio 2012, quindi dalla riflessione critica sulle precedenti esperienze della ricostruzione in Italia, dal Belice all’Irpinia, dal Friuli all’Umbria-Marche e in ultimo in Abruzzo, arrivando a un confronto diretto con importanti associazioni locali, come la commissione “OLTRE IL M.U.S.P” di Sassa (L’Aquila). Abbiamo deciso di concentrare la nostra attenzione sulla scuola poiché: “dal punto di vista dei danni al patrimonio scolastico, questo sisma è il più grave mai affrontato dal Paese”. (I) Siamo, inoltre, convinte che: “nessun’altra infrastruttura sociale ha una presenza così prolungata e incisiva nella vita delle persone. È nella scuola che si cresce, che si maturano le prime consapevolezze rispetto alle capacità e alle attitudini e rispetto alla società, alle opportunità che offre e alle disillusioni che troppo spesso nasconde. […] Se questa infrastruttura è debole, perché la società è fragile o divisa, allora diviene il luogo dell’ingiustizia sociale, quello in cui si accentuano le differenze e si perpetuano le disparità”. (II) Abbiamo quindi studiato e reinterpretato, tramite un percorso partecipato, le esigenze e i desideri della comunità scolastica dell’Istituto comprensivo “Elvira Castelfranchi” di Finale Emilia, costitutito da una Scuola Primaria e una Scuola Secondaria di I° Grado, a quasi due anni dal terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna. Tale percorso partecipato è stato strutturato tramite questionari, differentemente studiati per le tre categorie di utenti coinvolti: corpo docente, personale non docente, genitori; arrivando a comprendere un campione di circa 200 persone. Contemporaneamente sono state organizzate differenti giornate con gli alunni durante le quali sono state svolte: un’attività artistica con due classi della Scuola Primaria sui temi “Aree verdi e spazi esterni” e “Arredo interno”, e un’attività letteraria con altrettante classi della Scuola Secondaria di I° Grado dal titolo “Descrivici la tua giornata in una scuola ideale; abbi cura di concentrare l’attenzione sui particolari spaziali/architettonici”. I risultati ci hanno permesso di comprendere le esigenze e i desideri di ognuna delle categorie di destinatari, sopra indicate: aule molto più spaziose, ricchezza di spazi extra-aula, corridoi-gioco, aree verdi a misura di bambino. Si è compreso, quindi, come le caratteristiche architettoniche dell’ambiente fisico risultino avere un’influenza MOLTO rilevante sulla qualità del percorso didattico svolto dai docenti, nonché sulle risposte comportamentali degli alunni. La progettazione dei luoghi per l’educazione, ha da sempre una forte valenza simbolica. Nel pensare un edificio scolastico, entrano in gioco tutte le nozioni architettoniche acquisite nel tempo: il rapporto con il luogo, la distribuzione e articolazione degli spazi, i sistemi costruttivi, ma queste acquisistono vera valenza solo se fortemente connesse a nozioni di tipo psico-pedagogico, che mettono al centro di tale spazio costruito i piccoli utenti e le loro caratteristiche; si devono considerare le modalità dei bambini di vivere gli spazi che li ospitano in relazione alle loro caratteristiche fisiche e il rapporto che hanno con gli oggetti, con i colori e la luce, il loro modo di socializzare con gli altri. Architettura e pedagogia hanno una sempre più forte valenza formativa nel progettare ambienti scolastici, avendo alla mente sia l’idea di bambino attivo protagonista del proprio percorso di crescita, sia l’immagine del luogo che l’accoglie come spazio di vita quotidiana, che concorre al suo benessere, alla sua formazione ed educazione, che deriva dalle ricerche pedagogiche in stretta relazione con le attività degli architetti. Dal terremoto abbiamo imparato che è proprio nei momenti più critici che occorre dotarsi di una visione ampia, quindi l’obiettivo che abbiamo voluto perseguire, tramite questo progetto di tesi, è stato il coinvolgimento del capitale sociale locale, aprendo un dialogo diretto proprio con quegli utenti che ogni giorno animano l’istituzione “scuola”, in modo tale da mobilitare i diversi attori, istituzionali e non, per soddisfare le diverse istanze (sociali, professionali e quindi istituzionali) all’interno di una visione unitaria in sede locale del difficile processo di ricostruzione post-sisma. Le strategie messe in campo fanno riferimento a concetti quali: replicabilità e scansione temporale. L’idea è stata, quindi, quella di dare vita ad una struttura scolastica utilizzabile nella fase di emergenza post-cataclisma, socialmente studiata sulle esigenze e i desideri dichiarati durante il percorso partecipato da tutti gli utenti e in relazione agli altri parametri presi in considerazione, che potesse essere facilmente utilizzabile anche in altri contesti grazie alla replicabilità di cui si struttura, e realizzabile per successive tappe temporali, che permettono di dare contemporaneamente una risposta rapida all’emergenza e un’ottimizzazione delle risorse economiche in gioco. (I) Patrizio Bianchi – Assessore scuola, formazione professionale, Università e ricerca, lavoro Regione Emilia Romagna (II) Patrizio Bianchi – Assessore scuola, formazione professionale, Università e ricerca, lavoro Regione Emilia Romagna
PALEARI, MICHELE
ARC I - Scuola di Architettura e Società
28-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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