La mia tesi nasce da una riflessione su quelli che sono i nuovi modi dell’abitare contemporaneo, partendo dalla presa di coscienza che oggi, differentemente da quanto si faceva in passato, si abita ovunque. Più in particolare, viene posta l’attenzione sul rendere abitabili quelli che sono gli spazi di scarto della città, quelle superfici marginalizzate, estromesse dal processo di comunicazione, in attesa di essere re-integrate in quello della produzione. Questi spazi di risulta nascono come effetto della costruzione di un preciso disegno in un dato luogo, e possono essere denominati spazi bianchi, ovvero zone urbane che non ci danno informazioni, che non hanno occupazione, risultato di un accumulo di situazioni, che sono state scartate dal progetto e assumono connotati dequalificanti per differenza. Attraverso la ricerca sono stati approfonditi questi temi, arrivando alla definizioni di tre diverse strategie utilizzate quando si ha a a che fare con il tema dello scarto urbano, mirando ad una verifica progettuale, che ha come obiettivo quello di verificare se il progetto di design ha in sé gli strumenti per intervenire in uno spazio neutro, chiuso nella propria mancanza di logiche, disponibile alla città e al territorio non tanto perché libero fisicamente, ma perché “aperto” concettualmente. Il progetto si concretizza attraverso la creazione di più dispositivi minimi che assolvano a tutte le funzioni dell’abitare temporaneo, come il riposo, il lavoro, lo studio, ma anche lo svago, da inserire all’interno della Ex Borsa del Macello Milanese, ora sede del collettivo Macao. Partendo dall’impegno sociale del collettivo, il progetto mira alla liberazione di edifici “morti” attraverso l’occupazione degli stessi, riattivandoli grazie ad interventi soft e reversibili, in cui cooperano arte, cultura e ricerca.
Abitare lo scarto. Strategia per il riuso degli spazi bianchi urbani
FORNESI, SARA
2012/2013
Abstract
La mia tesi nasce da una riflessione su quelli che sono i nuovi modi dell’abitare contemporaneo, partendo dalla presa di coscienza che oggi, differentemente da quanto si faceva in passato, si abita ovunque. Più in particolare, viene posta l’attenzione sul rendere abitabili quelli che sono gli spazi di scarto della città, quelle superfici marginalizzate, estromesse dal processo di comunicazione, in attesa di essere re-integrate in quello della produzione. Questi spazi di risulta nascono come effetto della costruzione di un preciso disegno in un dato luogo, e possono essere denominati spazi bianchi, ovvero zone urbane che non ci danno informazioni, che non hanno occupazione, risultato di un accumulo di situazioni, che sono state scartate dal progetto e assumono connotati dequalificanti per differenza. Attraverso la ricerca sono stati approfonditi questi temi, arrivando alla definizioni di tre diverse strategie utilizzate quando si ha a a che fare con il tema dello scarto urbano, mirando ad una verifica progettuale, che ha come obiettivo quello di verificare se il progetto di design ha in sé gli strumenti per intervenire in uno spazio neutro, chiuso nella propria mancanza di logiche, disponibile alla città e al territorio non tanto perché libero fisicamente, ma perché “aperto” concettualmente. Il progetto si concretizza attraverso la creazione di più dispositivi minimi che assolvano a tutte le funzioni dell’abitare temporaneo, come il riposo, il lavoro, lo studio, ma anche lo svago, da inserire all’interno della Ex Borsa del Macello Milanese, ora sede del collettivo Macao. Partendo dall’impegno sociale del collettivo, il progetto mira alla liberazione di edifici “morti” attraverso l’occupazione degli stessi, riattivandoli grazie ad interventi soft e reversibili, in cui cooperano arte, cultura e ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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