Chi ha avuto esperienza di entrare in contatto con persone con demenza senile cerca di agire, così come può, in modo da dare senso a quella che è la loro esistenza, seppure piena di deficit fisici, emotivi e sociali. Speso si considera la sola possibilità di giungere ad una cura farmacologica che riesca ad allievare la sofferenza o addirittura ad eliminare il problema. Spesso si dovrebbe considerare la questione sotto un altro punto di vista che non è puramente medico ma ricade in un vivere la vita raggiungendo la massima qualità che essa può darci. C’è una ritualità nella giornata che è propria dell’uomo e che permette di formare l’identità di ognuno di noi. Ridare, a delle persone che hanno perso tutto questo, la possibilità di riappropriarsi di tale capacità è ciò che muove questo progetto che si fonda sull’arricchimento della qualità di vita e lo sviluppo di capacità ancora presenti nella mente di queste persone. Nello specifico questa tesi si propone di sviluppare un dispositivo biomedico che possa aiutare persone con problemi nell’orientamento spaziale e temporale tipico del morbo di Alzheimer e rafforzare quella che è la loro più grande risorsa ancora presente, la creatività, mediante l’utilizzo della narrazione di storie. Questa terapia non farmacologica tende a mettere in moto meccanismi cerebrali che si discostano dal mero ricordo ma che aiutano a ristabilire una maggiore autostima nelle persone affette da demenza e riacquisire una maggiore capacità a relazionarsi con la società. Il dispositivo diventa compagno nell’arco della giornata scandendo il tempo ed invitando l’utente ad effettuare determinate attività che lo rendono attivo e vigile. Il processo che ci si propone di svolgere è una vera e propria umanizzazione della tecnologia rendendo il prodotto una mera estensione delle capacità cognitive di chi lo usa ed un ausilio allo scorrere del tempo.
Il cantastorie : lo storytelling come terapia non farmacologica per l'assistenza dell'Alzheimer
DITROILO, FRANCESCA
2012/2013
Abstract
Chi ha avuto esperienza di entrare in contatto con persone con demenza senile cerca di agire, così come può, in modo da dare senso a quella che è la loro esistenza, seppure piena di deficit fisici, emotivi e sociali. Speso si considera la sola possibilità di giungere ad una cura farmacologica che riesca ad allievare la sofferenza o addirittura ad eliminare il problema. Spesso si dovrebbe considerare la questione sotto un altro punto di vista che non è puramente medico ma ricade in un vivere la vita raggiungendo la massima qualità che essa può darci. C’è una ritualità nella giornata che è propria dell’uomo e che permette di formare l’identità di ognuno di noi. Ridare, a delle persone che hanno perso tutto questo, la possibilità di riappropriarsi di tale capacità è ciò che muove questo progetto che si fonda sull’arricchimento della qualità di vita e lo sviluppo di capacità ancora presenti nella mente di queste persone. Nello specifico questa tesi si propone di sviluppare un dispositivo biomedico che possa aiutare persone con problemi nell’orientamento spaziale e temporale tipico del morbo di Alzheimer e rafforzare quella che è la loro più grande risorsa ancora presente, la creatività, mediante l’utilizzo della narrazione di storie. Questa terapia non farmacologica tende a mettere in moto meccanismi cerebrali che si discostano dal mero ricordo ma che aiutano a ristabilire una maggiore autostima nelle persone affette da demenza e riacquisire una maggiore capacità a relazionarsi con la società. Il dispositivo diventa compagno nell’arco della giornata scandendo il tempo ed invitando l’utente ad effettuare determinate attività che lo rendono attivo e vigile. Il processo che ci si propone di svolgere è una vera e propria umanizzazione della tecnologia rendendo il prodotto una mera estensione delle capacità cognitive di chi lo usa ed un ausilio allo scorrere del tempo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/93185