Come preservare dall’oblio tradizioni, lavorazioni, know how Made in Italy e come migliorarne il rapporto con l’industria, le tecnologie, il futuro? Come raggiungere quella perfetta sintesi tra artigianato e contemporaneità che deve caratterizzare il Made in Italy? La cultura dello slow, e più in particolare dello slow design, è in grado di salvaguardare e recuperare saperi locali, ibridando artigianato e industria? Da tali quesiti ha preso il via un’indagine generale sullo scenario delle dinamiche di consumo e di marketing relative al mondo del fashion. Prendendo in esame l’eccezionalità del caso italiano, si è cercato di valutare ogni sfaccettatura di una realtà così articolata come quella del Made in Italy, con l’intento di capire come preservarne il sistema migliorando il rapporto tra industria e artigianato. La strategia è quella di operare su più fronti contemporaneamente: partendo dalla grande tradizione italiana del fatto a mano, delle lavorazioni e dell’uso sapiente dei materiali, si ricercano nuove forme di ibridazione tra artigianalità e industria e si va ad inserire la componente di design per creare un prodotto in linea con le esigenze attuali. Si vuole rendere unico e necessario il prodotto finale, facendolo portavoce di un epoca complessa e animata da desideri e necessità sempre più eterogenei e specifici. Esso deve inserirsi nella contemporaneità anticipando le esigenze future, ma deve anche conservare un livello valoriale ed emozionale in grado di evocare un racconto di sè stesso, la narrazione del luogo di cui è espressione, la storia del suo Made in Italy. Il progetto parte dal presupposto secondo cui il materiale è il primario di qualsiasi progetto: è cioè a partire dalle sue caratteristiche intrinseche che il pensiero di progetto deve evolversi, esattamente come fa la mano di un artigiano che plasma il suo oggetto. E’ affascinante poter sperimentare e progettare la materia, stravolgerne il concetto, ibridarne il senso, innovarne l’aspetto con accostamenti insoliti o del tutto avulsi da quello specifico contesto. Nella moda sono il tessuto e la pelle ad essere i primari dell’abito e perciò devono sempre costituirne il punto di partenza: il design è invece lo strumento per creare valore lungo ogni fase del progetto, dal contesto sociale analizzato, al materiale scelto e reinterpretato, alle lavorazioni innovative, alla confezione, e a tutto ciò che gravita intorno alla creazione (industrializzazione, costi, comunicazione, web 2.0, eventi di lancio, retail...). Tessuto e pelle esprimono molto più di quanto ci si possa aspettare, per esempio possono essere portatori delle tradizioni tipiche di un luogo specifico, oppure possono presentare caratteristiche performanti che li rendono altamente tecnologici e innovativi. Finissaggi e trattamenti sia artigianali che industriali possono sconvolgere la natura della “materia moda” sia per effetti cromatici e tattili che soprattutto per funzioni di confort e benessere. Il progetto di tesi, recupera un’ eccellenza artigianale italiana, l’arte della pellicceria, che viene reinterpretata e riprogettata grazie all’intervento del design. Esplorando le possibilità di questo settore di nicchia ma molto presente e forte in Italia, ci si è posti come obiettivo quello di conferire al capo in pelliccia un confort, un’aspetto, una mano e soprattutto un contenuto funzionale e culturale completamente diversi e innovativi. Il progetto di tesi ha dunque come fulcro la materia pelliccia, la cui identità e i cui stereotipi vengono stravolti per accrescerne il valore e moltiplicarne i campi di applicazione. Il design è il mezzo che si inserisce in un settore dove l’artigianalità e il fatto a mano hanno ancora un ruolo essenziale e insostituibile, per salvaguardare i saperi ma anche per arricchirli e generare nuove conoscenze. L’indagine approfondita su cosa è Made in Italy e su come si delinea il rapporto tra artigianato e design, sono stati gli input teorici per approdare ad un prodotto concreto e ad una capsule collection, espressione della cultura dello slow design. Le origini dell’uomo e del suo modo di coprirsi, hanno ispirato l’utilizzo di un materiale così “primitivo” declinato in fogge vestimentarie maschili contemporanee che ripercorrono la storia di popoli e di guerre.

Design looks FURther

RAINALDI, VANESSA
2012/2013

Abstract

Come preservare dall’oblio tradizioni, lavorazioni, know how Made in Italy e come migliorarne il rapporto con l’industria, le tecnologie, il futuro? Come raggiungere quella perfetta sintesi tra artigianato e contemporaneità che deve caratterizzare il Made in Italy? La cultura dello slow, e più in particolare dello slow design, è in grado di salvaguardare e recuperare saperi locali, ibridando artigianato e industria? Da tali quesiti ha preso il via un’indagine generale sullo scenario delle dinamiche di consumo e di marketing relative al mondo del fashion. Prendendo in esame l’eccezionalità del caso italiano, si è cercato di valutare ogni sfaccettatura di una realtà così articolata come quella del Made in Italy, con l’intento di capire come preservarne il sistema migliorando il rapporto tra industria e artigianato. La strategia è quella di operare su più fronti contemporaneamente: partendo dalla grande tradizione italiana del fatto a mano, delle lavorazioni e dell’uso sapiente dei materiali, si ricercano nuove forme di ibridazione tra artigianalità e industria e si va ad inserire la componente di design per creare un prodotto in linea con le esigenze attuali. Si vuole rendere unico e necessario il prodotto finale, facendolo portavoce di un epoca complessa e animata da desideri e necessità sempre più eterogenei e specifici. Esso deve inserirsi nella contemporaneità anticipando le esigenze future, ma deve anche conservare un livello valoriale ed emozionale in grado di evocare un racconto di sè stesso, la narrazione del luogo di cui è espressione, la storia del suo Made in Italy. Il progetto parte dal presupposto secondo cui il materiale è il primario di qualsiasi progetto: è cioè a partire dalle sue caratteristiche intrinseche che il pensiero di progetto deve evolversi, esattamente come fa la mano di un artigiano che plasma il suo oggetto. E’ affascinante poter sperimentare e progettare la materia, stravolgerne il concetto, ibridarne il senso, innovarne l’aspetto con accostamenti insoliti o del tutto avulsi da quello specifico contesto. Nella moda sono il tessuto e la pelle ad essere i primari dell’abito e perciò devono sempre costituirne il punto di partenza: il design è invece lo strumento per creare valore lungo ogni fase del progetto, dal contesto sociale analizzato, al materiale scelto e reinterpretato, alle lavorazioni innovative, alla confezione, e a tutto ciò che gravita intorno alla creazione (industrializzazione, costi, comunicazione, web 2.0, eventi di lancio, retail...). Tessuto e pelle esprimono molto più di quanto ci si possa aspettare, per esempio possono essere portatori delle tradizioni tipiche di un luogo specifico, oppure possono presentare caratteristiche performanti che li rendono altamente tecnologici e innovativi. Finissaggi e trattamenti sia artigianali che industriali possono sconvolgere la natura della “materia moda” sia per effetti cromatici e tattili che soprattutto per funzioni di confort e benessere. Il progetto di tesi, recupera un’ eccellenza artigianale italiana, l’arte della pellicceria, che viene reinterpretata e riprogettata grazie all’intervento del design. Esplorando le possibilità di questo settore di nicchia ma molto presente e forte in Italia, ci si è posti come obiettivo quello di conferire al capo in pelliccia un confort, un’aspetto, una mano e soprattutto un contenuto funzionale e culturale completamente diversi e innovativi. Il progetto di tesi ha dunque come fulcro la materia pelliccia, la cui identità e i cui stereotipi vengono stravolti per accrescerne il valore e moltiplicarne i campi di applicazione. Il design è il mezzo che si inserisce in un settore dove l’artigianalità e il fatto a mano hanno ancora un ruolo essenziale e insostituibile, per salvaguardare i saperi ma anche per arricchirli e generare nuove conoscenze. L’indagine approfondita su cosa è Made in Italy e su come si delinea il rapporto tra artigianato e design, sono stati gli input teorici per approdare ad un prodotto concreto e ad una capsule collection, espressione della cultura dello slow design. Le origini dell’uomo e del suo modo di coprirsi, hanno ispirato l’utilizzo di un materiale così “primitivo” declinato in fogge vestimentarie maschili contemporanee che ripercorrono la storia di popoli e di guerre.
ARC III - Scuola del Design
29-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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