Le scienze e lo sviluppo industriale hanno reso possibile trasformare materiali ‘famigliari’ in qualcosa di nuovo, in forme più efficienti. Traslando la chimica moderna in uno scenario differente, con strumenti alla portata di tutti e un pò di fantasia, è possibile cucinare la materia. In tal modo, questa tesi verte su un metodo, detto Cook.to.Design. Esso consiste in un approccio ludico alla didattica del design del prodotto, focalizzato sul Material Driven Design (MDD). L’obiettivo è attuare lo studio sperimentale di un materiale e la concettualizzazione delle sue potenziali applicazioni. Il prodotto di Design è il materiale con cui concepire un artefatto e non l’artefatto stesso. Il metodo consiste in una ricerca sperimentale suddivisa in quattro fasi: Cooking [1] è la sperimentazione culinaria per la produzione di materiali, nella convinzione che spesso è proprio dal caso che nascono le scoperte più interessanti; Test&List [2] indaga le leggi fisico-chimiche che governano le trasformazioni delle sostanze e determina le proprietà tecniche dei campioni ottenuti; Design.for.Interaction [3] definisce gli strumenti (C2D tool) e il protocollo di un workshop, in cui si forniscono i dati dei campioni e si lasciano liberi i partecipanti di costruire degli scenari di applicazione degli stessi; infine Vision [3] concretizza in un modello lo studio di applicazione di un materiale. Il risultato di questo percorso è la realizzazione di un bio-composito a base di amido di patata e di fibre di lana di scarto, da cui hanno origine quattro materiali con caratteristiche differenti. Infine, un ulteriore approfondimento ha condotto alla progettazione di un modello di studio per la formatura di uno tra questi materiali. La scelta di realizzare dei compositi a base di fibre naturali di rinforzo (NFCs, Natural-Fibre-Composites), è motivata da tre attributi: innovativo, sostenibile e autoctono. ‘Innovativi’ sono sostanze mature utilizzate per ottenere compositi, che siano percepiti come una novità. ‘Sostenibili’ sono i materiali generati da risorse rinnovabili, sia come scarto della produzione agricola, sia come prodotti di origine alimentare. ‘Autoctoni’ sono prodotti che, come la lana, entrano a far parte del ciclo di ottimizzazione della ‘filiera corta’ nel mercato tessile locale. Attraverso un approccio multidisciplinare, che abbraccia Material-Driven-Design (MDD), Chimica alimentare e Meccanica dei Materiali, questa tesi vuole rappresentare un contributo concreto alla ‘rivoluzione sostenibile’.

Cook to design. La fusione tra chimica alimentare e design dei materiali

LAGORIO, GIADA
2012/2013

Abstract

Le scienze e lo sviluppo industriale hanno reso possibile trasformare materiali ‘famigliari’ in qualcosa di nuovo, in forme più efficienti. Traslando la chimica moderna in uno scenario differente, con strumenti alla portata di tutti e un pò di fantasia, è possibile cucinare la materia. In tal modo, questa tesi verte su un metodo, detto Cook.to.Design. Esso consiste in un approccio ludico alla didattica del design del prodotto, focalizzato sul Material Driven Design (MDD). L’obiettivo è attuare lo studio sperimentale di un materiale e la concettualizzazione delle sue potenziali applicazioni. Il prodotto di Design è il materiale con cui concepire un artefatto e non l’artefatto stesso. Il metodo consiste in una ricerca sperimentale suddivisa in quattro fasi: Cooking [1] è la sperimentazione culinaria per la produzione di materiali, nella convinzione che spesso è proprio dal caso che nascono le scoperte più interessanti; Test&List [2] indaga le leggi fisico-chimiche che governano le trasformazioni delle sostanze e determina le proprietà tecniche dei campioni ottenuti; Design.for.Interaction [3] definisce gli strumenti (C2D tool) e il protocollo di un workshop, in cui si forniscono i dati dei campioni e si lasciano liberi i partecipanti di costruire degli scenari di applicazione degli stessi; infine Vision [3] concretizza in un modello lo studio di applicazione di un materiale. Il risultato di questo percorso è la realizzazione di un bio-composito a base di amido di patata e di fibre di lana di scarto, da cui hanno origine quattro materiali con caratteristiche differenti. Infine, un ulteriore approfondimento ha condotto alla progettazione di un modello di studio per la formatura di uno tra questi materiali. La scelta di realizzare dei compositi a base di fibre naturali di rinforzo (NFCs, Natural-Fibre-Composites), è motivata da tre attributi: innovativo, sostenibile e autoctono. ‘Innovativi’ sono sostanze mature utilizzate per ottenere compositi, che siano percepiti come una novità. ‘Sostenibili’ sono i materiali generati da risorse rinnovabili, sia come scarto della produzione agricola, sia come prodotti di origine alimentare. ‘Autoctoni’ sono prodotti che, come la lana, entrano a far parte del ciclo di ottimizzazione della ‘filiera corta’ nel mercato tessile locale. Attraverso un approccio multidisciplinare, che abbraccia Material-Driven-Design (MDD), Chimica alimentare e Meccanica dei Materiali, questa tesi vuole rappresentare un contributo concreto alla ‘rivoluzione sostenibile’.
RINK, MARTA
ARC III - Scuola del Design
29-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/93195