I sette scali ferroviari dismessi di Milano rappresentano una rara e prestigiosa occasione per poter riqualificare pezzi di città abbandonati da anni. Il Politecnico di Milano, in particolare la Facoltà di Architettura Civile di Bovisa, propone durante il suo iter universitario, la progettazione da parte degli studenti di queste aree nel contesto dei suoi Laboratori annuali. All’interno del Laboratorio di Sistemi Costruttivi II, supervisionato dalla Prof.ssa Emilia Costa, si è scelto come oggetto di studio lo Scalo Farini. Sono state elencate diverse linee guida che avrebbero portato la riqualificazione dell’area verso una direzione piuttosto che in un’altra. In questo caso si è scelto di progettare attraverso la matrice “cultura”. La cultura come strumento per il recupero e la rinascita di aree industriali dismesse, puntando su musei e arte è la risposta migliore che la città possa ricevere nell’ottica di risanare queste zone come ferite o tagli di un “corpo” che tende a voler stare unito, compatto e ad essere fulcro di interscambi e relazioni. Il primo capitolo vuole essere un excursus storico di quello che riguarda la nascita, lo sviluppo e la situazione attuale di binari e stazioni nel milanese. Nel secondo invece si focalizza l’attenzione sul concetto di ferrovia come “limite” da superare, ma soprattutto sull’Area Farini, sulle sue potenzialità, vincoli e obiettivi. Il capitolo tre invece, spiega come mai la scelta di un centro culturale per un’area dismessa, possa portare benefici alla città e maggiore integrazione sociale, portando esempi di città europee che hanno già sostenuto quest’idea. Nel quarto capitolo infine, viene delineata la proposta di progetto attraverso suggestioni, riferimenti e scelte ecosostenibili. Il progetto prevede quindi un camminamento a quota +4.00 metri che sormonta i binari della ferrovia passanti per l’area in disuso previsti dal PGT. Su di esso si elevano come “torri di vedetta” sulla città quattro edifici. I due più alti, nelle testate, ospitano parcheggi, appartamenti per studenti e negozi con uffici, mentre i due centrali rappresentano il “cuore” del progetto. Due edifici per la cultura: un museo e un auditorium con biblioteca e aule studio per studenti. Oltre al tema progettuale, come linea guida si è seguita anche quella dell’ecosostenibilità, infatti tutta l’area vuole essere mantenuta a verde il più possibile e gli edifici sono pensati con struttura a secco e pacchetti termo-acustici molto performanti per evitare sprechi di energia. Tale progetto non ha la pretesa di essere l’unica soluzione “ideale” possibile, ma un’ipotesi alternativa umile e ponderata capace di delineare uno scenario diverso. Questo è il mio “tentare”.
Un'area dismessa per la cultura
MARCHINI, ENRICO
2013/2014
Abstract
I sette scali ferroviari dismessi di Milano rappresentano una rara e prestigiosa occasione per poter riqualificare pezzi di città abbandonati da anni. Il Politecnico di Milano, in particolare la Facoltà di Architettura Civile di Bovisa, propone durante il suo iter universitario, la progettazione da parte degli studenti di queste aree nel contesto dei suoi Laboratori annuali. All’interno del Laboratorio di Sistemi Costruttivi II, supervisionato dalla Prof.ssa Emilia Costa, si è scelto come oggetto di studio lo Scalo Farini. Sono state elencate diverse linee guida che avrebbero portato la riqualificazione dell’area verso una direzione piuttosto che in un’altra. In questo caso si è scelto di progettare attraverso la matrice “cultura”. La cultura come strumento per il recupero e la rinascita di aree industriali dismesse, puntando su musei e arte è la risposta migliore che la città possa ricevere nell’ottica di risanare queste zone come ferite o tagli di un “corpo” che tende a voler stare unito, compatto e ad essere fulcro di interscambi e relazioni. Il primo capitolo vuole essere un excursus storico di quello che riguarda la nascita, lo sviluppo e la situazione attuale di binari e stazioni nel milanese. Nel secondo invece si focalizza l’attenzione sul concetto di ferrovia come “limite” da superare, ma soprattutto sull’Area Farini, sulle sue potenzialità, vincoli e obiettivi. Il capitolo tre invece, spiega come mai la scelta di un centro culturale per un’area dismessa, possa portare benefici alla città e maggiore integrazione sociale, portando esempi di città europee che hanno già sostenuto quest’idea. Nel quarto capitolo infine, viene delineata la proposta di progetto attraverso suggestioni, riferimenti e scelte ecosostenibili. Il progetto prevede quindi un camminamento a quota +4.00 metri che sormonta i binari della ferrovia passanti per l’area in disuso previsti dal PGT. Su di esso si elevano come “torri di vedetta” sulla città quattro edifici. I due più alti, nelle testate, ospitano parcheggi, appartamenti per studenti e negozi con uffici, mentre i due centrali rappresentano il “cuore” del progetto. Due edifici per la cultura: un museo e un auditorium con biblioteca e aule studio per studenti. Oltre al tema progettuale, come linea guida si è seguita anche quella dell’ecosostenibilità, infatti tutta l’area vuole essere mantenuta a verde il più possibile e gli edifici sono pensati con struttura a secco e pacchetti termo-acustici molto performanti per evitare sprechi di energia. Tale progetto non ha la pretesa di essere l’unica soluzione “ideale” possibile, ma un’ipotesi alternativa umile e ponderata capace di delineare uno scenario diverso. Questo è il mio “tentare”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/93366