La città si costruisce, si sviluppa, cresce attorno al suo centro, attorno al luogo -allo spazio- più rappresentativo della collettività che lo costruisce, che lo vive, che vi si riconosce. La città si consolida e si espande, raggiungendo il limite che lei stessa si è data costruendo la cinta di difesa: il limite tra interno ed esterno. Limite amministrativo e fiscale, ma –soprattutto- fisico, spaziale, geografico. Saturato lo spazio interno alle mura, la città conosce una nuova dimensione, o forse epoca, in cui la sua crescita è libera e in cui la città stessa scopre la possibilità di nuove e molteplici possibili relazioni con il territorio che la circonda. Durante la sua storia, Milano ha sempre avuto alcune vie principali di relazione e comunicazione con il territorio di cui è a capo. Il Naviglio grande è una di esse e ha permesso una comunicazione sicura con il territorio della Lombardia sudoccidentale. Per ciò la sua giacitura è stata uno degli assi di crescita della città e, durante la costruzione delle infrastrutture ferroviarie, viene affiancata dalla linea proveniente da Abbiategrasso. Questa infrastruttura, che lambisce sinuosamente il confine della città, promuove l’insediamento di numerose industrie a nord del Naviglio, e la costruzione dello scalo merci ferroviario di Porta Genova. Questo spazio, teso e percorso della linea rapida e guizzante dei binari, rimane vuoto come un solco intatto racchiuso tra due differenti tessuti della città: da una parte i grandi isolati coperti dalle ingombranti masse delle industrie, dall’altra un tessuto prevalentemente residenziale, ordinato dalla trama in pavè della lottizzazione ottocentesca, che si dipana dal piazzale della stazione. Delimita l’area a sud la linea regolare del Naviglio. All’interno di questo vuoto, racchiusa da un muro continuo che taglia la porzione circostante di città, si colloca l’area di progetto. Essa è costituita dalla superficie su cui insistono i binari dello scalo merci, e dai lotti su cui sorgono alcune industrie i cui proprietari si sono proposti come compartecipatori dell’accordo di programma tra Ferrovie dello Stato e Comune di Milano. La tratta ferroviaria che alimenta lo scalo, e che giunge fino all’edificio della stazione di Porta Genova, verrà interrotta, e i treni in entrata verranno convogliati nella cintura ferroviaria, lungo il ramo che da S. Cristoforo si dirige verso sud aggirando il nucleo urbano. Verrà, così, liberata un’area di dimensioni importanti per la cui progettazione sarà necessario tenere in conto fattori a scala territoriale, urbana e domestica.

Progetto di riqualificazione dell'area dell'ex scalo ferroviario di Milano Porta Genova

MISSAGLIA, MATTEO;GALBIATI, LORENZO;CODAZZI, MARIA ELENA
2012/2013

Abstract

La città si costruisce, si sviluppa, cresce attorno al suo centro, attorno al luogo -allo spazio- più rappresentativo della collettività che lo costruisce, che lo vive, che vi si riconosce. La città si consolida e si espande, raggiungendo il limite che lei stessa si è data costruendo la cinta di difesa: il limite tra interno ed esterno. Limite amministrativo e fiscale, ma –soprattutto- fisico, spaziale, geografico. Saturato lo spazio interno alle mura, la città conosce una nuova dimensione, o forse epoca, in cui la sua crescita è libera e in cui la città stessa scopre la possibilità di nuove e molteplici possibili relazioni con il territorio che la circonda. Durante la sua storia, Milano ha sempre avuto alcune vie principali di relazione e comunicazione con il territorio di cui è a capo. Il Naviglio grande è una di esse e ha permesso una comunicazione sicura con il territorio della Lombardia sudoccidentale. Per ciò la sua giacitura è stata uno degli assi di crescita della città e, durante la costruzione delle infrastrutture ferroviarie, viene affiancata dalla linea proveniente da Abbiategrasso. Questa infrastruttura, che lambisce sinuosamente il confine della città, promuove l’insediamento di numerose industrie a nord del Naviglio, e la costruzione dello scalo merci ferroviario di Porta Genova. Questo spazio, teso e percorso della linea rapida e guizzante dei binari, rimane vuoto come un solco intatto racchiuso tra due differenti tessuti della città: da una parte i grandi isolati coperti dalle ingombranti masse delle industrie, dall’altra un tessuto prevalentemente residenziale, ordinato dalla trama in pavè della lottizzazione ottocentesca, che si dipana dal piazzale della stazione. Delimita l’area a sud la linea regolare del Naviglio. All’interno di questo vuoto, racchiusa da un muro continuo che taglia la porzione circostante di città, si colloca l’area di progetto. Essa è costituita dalla superficie su cui insistono i binari dello scalo merci, e dai lotti su cui sorgono alcune industrie i cui proprietari si sono proposti come compartecipatori dell’accordo di programma tra Ferrovie dello Stato e Comune di Milano. La tratta ferroviaria che alimenta lo scalo, e che giunge fino all’edificio della stazione di Porta Genova, verrà interrotta, e i treni in entrata verranno convogliati nella cintura ferroviaria, lungo il ramo che da S. Cristoforo si dirige verso sud aggirando il nucleo urbano. Verrà, così, liberata un’area di dimensioni importanti per la cui progettazione sarà necessario tenere in conto fattori a scala territoriale, urbana e domestica.
ARC II - Scuola di Architettura Civile
28-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/93373