Beat è un progetto di comunicazione sociale, che ha come possibile committenza la regione Lombardia e il Ministero della Salute, che ha come intento quello di promuovere un servizio di prevenzione e sensibilizzazione dei disturbi alimentari. Il nome nasce dall’unione di Be e Eat, essere e mangiare; per ricordare che ciò che si è e si vuol essere dipende da ciò che si fa, e in questo caso si mangia. Per questo motivo il pay-off che accompagna il logo è: What do you want to be? Il progetto di una campagna sui DCA può nascere solo attraverso un lavoro di background, che parte dalla conoscenza di un comportamento alimentare corretto, del fenomeno dei disturbi alimentari, e di chi opera nel settore per curarli e prevenirli. La campagna, costituita da quattro poster e relative declinazioni on line, offline e cinetiche, si propone di essere innovativa nel linguaggio visivo adoperato. Essa si discosta dai suoi predecessori poiché: non abusa del fear advertising; non usa un linguaggio fotografico; tenta di abbracciare più disturbi contemporaneamente; ed evita qualsiasi stereotipo di genere. Il visual si sviluppa attraverso quattro illustrazioni che raccontano, in modo quasi astratto, la relazione che intercorre tra il corpo e il cibo. L’headline si propone di essere il più coinvolgente possibile, utilizzando parole e frasi che a livello cognitivo sono parte della storia di chi è affetto da problemi alimentari. La creazione di un contesto per la campagna: un portale e un network per mettere in contatto associazioni, pubblica amministrazione e persone che hanno bisogno di aiuto. Alle soglie dell’EXPO 2015, in cui l’alimentazione è tematica principale, non ci si può soffermare a parlare di cibo mettendo da parte chi ha problemi legati ad esso.
BEAT. Progetto di prevenzione e sensibilizzazione sui disturbi alimentari
GRAMMATICO, ALBERTO
2013/2014
Abstract
Beat è un progetto di comunicazione sociale, che ha come possibile committenza la regione Lombardia e il Ministero della Salute, che ha come intento quello di promuovere un servizio di prevenzione e sensibilizzazione dei disturbi alimentari. Il nome nasce dall’unione di Be e Eat, essere e mangiare; per ricordare che ciò che si è e si vuol essere dipende da ciò che si fa, e in questo caso si mangia. Per questo motivo il pay-off che accompagna il logo è: What do you want to be? Il progetto di una campagna sui DCA può nascere solo attraverso un lavoro di background, che parte dalla conoscenza di un comportamento alimentare corretto, del fenomeno dei disturbi alimentari, e di chi opera nel settore per curarli e prevenirli. La campagna, costituita da quattro poster e relative declinazioni on line, offline e cinetiche, si propone di essere innovativa nel linguaggio visivo adoperato. Essa si discosta dai suoi predecessori poiché: non abusa del fear advertising; non usa un linguaggio fotografico; tenta di abbracciare più disturbi contemporaneamente; ed evita qualsiasi stereotipo di genere. Il visual si sviluppa attraverso quattro illustrazioni che raccontano, in modo quasi astratto, la relazione che intercorre tra il corpo e il cibo. L’headline si propone di essere il più coinvolgente possibile, utilizzando parole e frasi che a livello cognitivo sono parte della storia di chi è affetto da problemi alimentari. La creazione di un contesto per la campagna: un portale e un network per mettere in contatto associazioni, pubblica amministrazione e persone che hanno bisogno di aiuto. Alle soglie dell’EXPO 2015, in cui l’alimentazione è tematica principale, non ci si può soffermare a parlare di cibo mettendo da parte chi ha problemi legati ad esso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/93995