The italian panorama is dotted by a huge amount of leftover unfinished public buildings. Given the significant collection of related events and the frequency with which they occur in the national territory, they present the features of a proper phenomenon. A phenomenon, typically widespread in Southern Italy, that unites in a paradoxical way the whole Italy, and if on one hand awakens a latent ’Questione Meridionale’, on the other forces us to reconsider the project as well as the process that produced it. The research, trying to overcome the simplistic ‘media complaint’ that addresses the 'Incompiute', has the objective to reread them through new lenses. An Atlas and a Catalog of unfinished public works, are the tools to sharpen this ‘national system’, to reconnect the fragments of a disarticulated scenario. A survey done from within, starting from the analysis of each individual artifact and by the interpolation of the collected data, tries to define and understand the fundamental and recurrent features of this great ‘contemporary mythology’. It emerges a ‘vast patrimony of architectural remains’, crystallized in the background of a constantly changing context, as ‘production waste’, scraps of a modernization process never fully realized. Assuming the status of ‘incompleteness’ as a quality and ‘marginality’ as an opportunity for a complete reversal of the ‘strong systems’ and a reflection on the common practices of urban re-generation, a Leftovers Protocol is suggested as the very first operational proposal in order to define a shared point of view. The case of Giarre, Sicily, has been identified as a ‘testing ground’ for the development of a ‘weak perspective’, a prototype of intervention that, far from any conservative attitude, aim to ‘assault’ the building, to consume it, complying the natural dissipative process. Through the ‘de-monumentalization’ as the strategy of instability and impermanence, the project attempts to bring together, in an interfering way, spaces for the community, services and production: towards a landscape of reversible and traversable ‘white elephants’.

Le opere pubbliche incompiute punteggiano il paesaggio italiano in enorme quantità. Vista la grande rilevanza, l’insieme delle vicende correlate e la frequenza con cui si manifestano sul territorio nazionale esse assumono i connotati di un vero e proprio fenomeno. Tale fenomeno, che si fa più denso nella regione meridionale, caratterizza paradossalmente l’Italia intera, e risveglia da una parte un ‘discorso meridionale’ latente e dall’altra impone un ripensamento del progetto e del processo che lo ha generato. La ricerca oltre la denuncia dello spreco che oramai etichetta le ‘Incompiute’, si pone l’obbiettivo di provare a rileggerle attraverso lenti nuove. Un Atlante e un Catalogo delle opere pubbliche incompiute, sono gli strumenti operativi per mettere a fuoco questo sistema nazionale e per riconnettere i frammenti di un discorso ancora molto disarticolato. Un lavoro fatto dall’interno, che partendo dall’analisi di ogni singolo manufatto e mettendo in relazione i dati cerca di definire e comprendere le caratteristiche fondamentali e ricorrenti di questa grande mitologia contemporanea. Emerge un vasto patrimonio di resti architettonici, che cristallizzano sullo sfondo di un paesaggio italiano in continua trasformazione, come scarti di produzione, residui di un processo di modernizzazione mai interamente realizzato. Assumendo la condizione di incompiutezza come punto di forza e la marginalità come occasione per una totale inversione dei sistemi forti e riconsiderando le pratiche comuni di ri-generazione urbana, si propone un ‘Protocollo per le Opere Incompiute’ che provi a definire un punto di vista condiviso, uno sguardo comune. Il caso di Giarre, in Sicilia, viene infine individuato dalla ricerca come campo di prova e terreno ideale per la costruzione di un modello debole, un prototipo di intervento che lontano da qualsiasi atteggiamento conservativo, miri ad aggredire l’opera, a consumarla, assecondandone il naturale processo dissipativo. Attraverso la de -monumentalizzazione come strategia dell’instabile e del provvisorio il progetto tenta di far convivere in maniera interferente spazi per la collettività, servizi e produzione verso un paesaggio di ‘cattedrali reversibili e attraversabili’.

White elephants. Wasting away the unfinished public buildings

CAPRINO, VERONICA;CAIROLI, BENEDETTA;BONIZZONI, ALESSANDRO
2013/2014

Abstract

The italian panorama is dotted by a huge amount of leftover unfinished public buildings. Given the significant collection of related events and the frequency with which they occur in the national territory, they present the features of a proper phenomenon. A phenomenon, typically widespread in Southern Italy, that unites in a paradoxical way the whole Italy, and if on one hand awakens a latent ’Questione Meridionale’, on the other forces us to reconsider the project as well as the process that produced it. The research, trying to overcome the simplistic ‘media complaint’ that addresses the 'Incompiute', has the objective to reread them through new lenses. An Atlas and a Catalog of unfinished public works, are the tools to sharpen this ‘national system’, to reconnect the fragments of a disarticulated scenario. A survey done from within, starting from the analysis of each individual artifact and by the interpolation of the collected data, tries to define and understand the fundamental and recurrent features of this great ‘contemporary mythology’. It emerges a ‘vast patrimony of architectural remains’, crystallized in the background of a constantly changing context, as ‘production waste’, scraps of a modernization process never fully realized. Assuming the status of ‘incompleteness’ as a quality and ‘marginality’ as an opportunity for a complete reversal of the ‘strong systems’ and a reflection on the common practices of urban re-generation, a Leftovers Protocol is suggested as the very first operational proposal in order to define a shared point of view. The case of Giarre, Sicily, has been identified as a ‘testing ground’ for the development of a ‘weak perspective’, a prototype of intervention that, far from any conservative attitude, aim to ‘assault’ the building, to consume it, complying the natural dissipative process. Through the ‘de-monumentalization’ as the strategy of instability and impermanence, the project attempts to bring together, in an interfering way, spaces for the community, services and production: towards a landscape of reversible and traversable ‘white elephants’.
MASU, ANDREA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
23-lug-2014
2013/2014
Le opere pubbliche incompiute punteggiano il paesaggio italiano in enorme quantità. Vista la grande rilevanza, l’insieme delle vicende correlate e la frequenza con cui si manifestano sul territorio nazionale esse assumono i connotati di un vero e proprio fenomeno. Tale fenomeno, che si fa più denso nella regione meridionale, caratterizza paradossalmente l’Italia intera, e risveglia da una parte un ‘discorso meridionale’ latente e dall’altra impone un ripensamento del progetto e del processo che lo ha generato. La ricerca oltre la denuncia dello spreco che oramai etichetta le ‘Incompiute’, si pone l’obbiettivo di provare a rileggerle attraverso lenti nuove. Un Atlante e un Catalogo delle opere pubbliche incompiute, sono gli strumenti operativi per mettere a fuoco questo sistema nazionale e per riconnettere i frammenti di un discorso ancora molto disarticolato. Un lavoro fatto dall’interno, che partendo dall’analisi di ogni singolo manufatto e mettendo in relazione i dati cerca di definire e comprendere le caratteristiche fondamentali e ricorrenti di questa grande mitologia contemporanea. Emerge un vasto patrimonio di resti architettonici, che cristallizzano sullo sfondo di un paesaggio italiano in continua trasformazione, come scarti di produzione, residui di un processo di modernizzazione mai interamente realizzato. Assumendo la condizione di incompiutezza come punto di forza e la marginalità come occasione per una totale inversione dei sistemi forti e riconsiderando le pratiche comuni di ri-generazione urbana, si propone un ‘Protocollo per le Opere Incompiute’ che provi a definire un punto di vista condiviso, uno sguardo comune. Il caso di Giarre, in Sicilia, viene infine individuato dalla ricerca come campo di prova e terreno ideale per la costruzione di un modello debole, un prototipo di intervento che lontano da qualsiasi atteggiamento conservativo, miri ad aggredire l’opera, a consumarla, assecondandone il naturale processo dissipativo. Attraverso la de -monumentalizzazione come strategia dell’instabile e del provvisorio il progetto tenta di far convivere in maniera interferente spazi per la collettività, servizi e produzione verso un paesaggio di ‘cattedrali reversibili e attraversabili’.
Tesi di laurea Magistrale
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