I fari sono universalmente considerati un punto di riferimento, concreto e ideale, sia dalle popolazioni insediate lungo le coste, sia da chi ha sempre vissuto distante dal mare e li ha osservati da lontano. Dal ricco immaginario ad essi connesso ha tratto ispirazione il tema di questa tesi, nutrita anche della linfa culturale che scorre nel territorio salentino: regione umanizzata fin dall'età del bronzo, lingua di terra tra Adriatico e Ionio, ha sempre trovato nel mare la ricchezza economica e culturale, l'orizzonte privilegiato verso cui aprirsi e allo stesso tempo una dimensione vastissima da controllare e nella quale orientarsi. Il lavoro di tesi parte proprio dal legame inscindibile tra questo territorio e i sette fari che lo abitano, mirando a invertire il punto di vista con il quale si è solitamente abituati a guardare ad essi. Non solo per la costa, ma anche per l'entroterra, essi possono avere il ruolo di punti focali, irradiando cultura e orientando flussi di popolazione verso una conoscenza sempre più approfondita del territorio. L'obiettivo è la creazione di un sistema unico, sostenuto da un progetto culturale coerente ed organico, che riconnetta i fari di San Cataldo di Lecce, Torre Sant'Andrea, Otranto (fanale), Punta Palascia, Santa Maria di Leuca, Torre San Giovanni e Gallipoli (Isola di Sant'Andrea), rendendoli i nodi di una rete, concettuale e concreta. L'operazione consiste nell'intessere una vera e propria trama, di memorie, di idee e di percorsi, concretamente rappresentata dall'epidermide del piccolo parallelepipedo che costituisce il "casello stradale" di ogni stazione del percorso. Questo oggetto architettonico, che assume funzione diversa a seconda del ruolo del faro nel sistema, è avvolto da una pelle forata, ispirata alla trama rocciosa della pietra locale. Gli antichi fabbricati dei fari, oggi reperti dismessi di archeologia industriale, assumono nella rete un ruolo differente, divenendo spazio espositivo, landmark, quinta teatrale oppure struttura ricettiva, sulla base della collocazione geografica e del contesto circostante. La tesi affronta nel dettaglio tre tipologie di intervento molto differenti fra loro, sia per le modalità che per i contesti che fanno da cornice. Il faro di Punta Palascìa, su un'alta scogliera a strapiombo sul mare, lontano dall'abitato, diventa un "rifugio marino" per chi desidera tornare al modus vivendi semplice dei fanalisti; il faro di Torre San Giovanni, situato in un centro urbano e adiacente al porto, si trasforma nella sede delle attività ricreative per un circolo nautico; il faro di Sant'Andrea (Gallipoli), collocato su un'isola preservata come riserva naturale e pertanto inaccessibile a qualsiasi imbarcazione non autorizzata, diventa un contrassegno sul territorio, al quale ci si può avvicinare solo idealmente mediante una passerella galleggiante.

Il risveglio dei guardiani

GIACCARI, CHIARA;GIGANTE, DILETTA;VANIN, ALBERTO
2013/2014

Abstract

I fari sono universalmente considerati un punto di riferimento, concreto e ideale, sia dalle popolazioni insediate lungo le coste, sia da chi ha sempre vissuto distante dal mare e li ha osservati da lontano. Dal ricco immaginario ad essi connesso ha tratto ispirazione il tema di questa tesi, nutrita anche della linfa culturale che scorre nel territorio salentino: regione umanizzata fin dall'età del bronzo, lingua di terra tra Adriatico e Ionio, ha sempre trovato nel mare la ricchezza economica e culturale, l'orizzonte privilegiato verso cui aprirsi e allo stesso tempo una dimensione vastissima da controllare e nella quale orientarsi. Il lavoro di tesi parte proprio dal legame inscindibile tra questo territorio e i sette fari che lo abitano, mirando a invertire il punto di vista con il quale si è solitamente abituati a guardare ad essi. Non solo per la costa, ma anche per l'entroterra, essi possono avere il ruolo di punti focali, irradiando cultura e orientando flussi di popolazione verso una conoscenza sempre più approfondita del territorio. L'obiettivo è la creazione di un sistema unico, sostenuto da un progetto culturale coerente ed organico, che riconnetta i fari di San Cataldo di Lecce, Torre Sant'Andrea, Otranto (fanale), Punta Palascia, Santa Maria di Leuca, Torre San Giovanni e Gallipoli (Isola di Sant'Andrea), rendendoli i nodi di una rete, concettuale e concreta. L'operazione consiste nell'intessere una vera e propria trama, di memorie, di idee e di percorsi, concretamente rappresentata dall'epidermide del piccolo parallelepipedo che costituisce il "casello stradale" di ogni stazione del percorso. Questo oggetto architettonico, che assume funzione diversa a seconda del ruolo del faro nel sistema, è avvolto da una pelle forata, ispirata alla trama rocciosa della pietra locale. Gli antichi fabbricati dei fari, oggi reperti dismessi di archeologia industriale, assumono nella rete un ruolo differente, divenendo spazio espositivo, landmark, quinta teatrale oppure struttura ricettiva, sulla base della collocazione geografica e del contesto circostante. La tesi affronta nel dettaglio tre tipologie di intervento molto differenti fra loro, sia per le modalità che per i contesti che fanno da cornice. Il faro di Punta Palascìa, su un'alta scogliera a strapiombo sul mare, lontano dall'abitato, diventa un "rifugio marino" per chi desidera tornare al modus vivendi semplice dei fanalisti; il faro di Torre San Giovanni, situato in un centro urbano e adiacente al porto, si trasforma nella sede delle attività ricreative per un circolo nautico; il faro di Sant'Andrea (Gallipoli), collocato su un'isola preservata come riserva naturale e pertanto inaccessibile a qualsiasi imbarcazione non autorizzata, diventa un contrassegno sul territorio, al quale ci si può avvicinare solo idealmente mediante una passerella galleggiante.
BRESCIANI, GIANLUCA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
23-lug-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/94129