Architettura e musica sono da sempre arti profondamente legate e per molti aspetti affini. Fin dall’antichità si è parlato, discusso e sperimentato molto su questo argomento, tanto interessante quanto vasto. Forti della certezza nell’esistenza di questo parallelismo tra musica e architettura, sono stati molti gli architetti o i musicisti di ogni tempo che hanno provato ad inserire l’una nell’altra. Le sperimentazioni e gli studi al riguardo hanno portato ad una gamma infinita di risultati, a volte anche piuttosto bizzarri. Sono nate molte teorie e dissertazioni sul tema, perché si tratta di un argomento spesso citato, presunto o interpretato, fino a diventare a volte un discorso acriticamente assunto di generiche teorie mai approfondite. Dunque cosa c’è di vero? E cosa invece è solo mistificazione e a volte errore? L’obiettivo che ci si pone è quello di analizzare ciò che è stato detto e fatto su questo tema per ricercare, fin dove possibile, l’essenza del legame tra musica e architettura. Per farlo si è proceduto con l’analisi storica del parallelismo tra queste due discipline, così indissolubilmente legate. Si sono studiati per ogni epoca scritti di studiosi al riguardo ed esempi di architetture o di composizioni musicali che attestassero una relazione con l’altra arte, che fosse vera o presunta. Tutto questo in concordanza con l’idea di Vasilij Kandinskij, secondo cui l’arte è specchio della propria epoca. Si è dunque verificato l’effettivo parallelismo negli sviluppi di musica e architettura, che, nonostante abbiano affinità anche con le altre arti, sono tanto vicine da avere in qualche modo la stessa origine nell’armonia delle sfere celesti dell’antica filosofia greca. In tutte le epoche seguenti la corrispondenza tra di esse si è mantenuta, che fosse nella struttura armonica o melodica, nel ritmo o nell’espressione. Nell’epoca contemporanea sono molte le sperimentazioni fatte con lo scopo di mostrare la presenza della musica nella progettazione di un’opera architettonica, a volte forzosamente ricollegata ad una determinata composizione musicale. Ma non si tratta di questo il legame ricercato in questa sede. Non si tratta di applicare una partitura ad un edificio o addirittura di usare uno spartito musicale come base per un concept di tipo urbanistico. Si ipotizza che la vera essenza stia proprio nella spiritualità umana, nel profondo della mente dell’artista, in quel punto dove la creatività nasce e si sviluppa o in musica o in architettura, quel punto che i Pitagorici educavano all’armonia. Per dimostrarlo scientificamente, è stato necessario il sostegno delle scienze neuronali, che nonostante non siano attualmente arrivate ad una soluzione definitiva e provata, hanno già portato alla luce interessanti studi riguardo la modularità del cervello, che davvero avrebbe una parte “musicale”, destinata alla creatività musicale e dunque forse anche a quella architettonica.

L'architetto deve conoscere la musica, Vitruvio

PUGLIESE, ERIKA
2013/2014

Abstract

Architettura e musica sono da sempre arti profondamente legate e per molti aspetti affini. Fin dall’antichità si è parlato, discusso e sperimentato molto su questo argomento, tanto interessante quanto vasto. Forti della certezza nell’esistenza di questo parallelismo tra musica e architettura, sono stati molti gli architetti o i musicisti di ogni tempo che hanno provato ad inserire l’una nell’altra. Le sperimentazioni e gli studi al riguardo hanno portato ad una gamma infinita di risultati, a volte anche piuttosto bizzarri. Sono nate molte teorie e dissertazioni sul tema, perché si tratta di un argomento spesso citato, presunto o interpretato, fino a diventare a volte un discorso acriticamente assunto di generiche teorie mai approfondite. Dunque cosa c’è di vero? E cosa invece è solo mistificazione e a volte errore? L’obiettivo che ci si pone è quello di analizzare ciò che è stato detto e fatto su questo tema per ricercare, fin dove possibile, l’essenza del legame tra musica e architettura. Per farlo si è proceduto con l’analisi storica del parallelismo tra queste due discipline, così indissolubilmente legate. Si sono studiati per ogni epoca scritti di studiosi al riguardo ed esempi di architetture o di composizioni musicali che attestassero una relazione con l’altra arte, che fosse vera o presunta. Tutto questo in concordanza con l’idea di Vasilij Kandinskij, secondo cui l’arte è specchio della propria epoca. Si è dunque verificato l’effettivo parallelismo negli sviluppi di musica e architettura, che, nonostante abbiano affinità anche con le altre arti, sono tanto vicine da avere in qualche modo la stessa origine nell’armonia delle sfere celesti dell’antica filosofia greca. In tutte le epoche seguenti la corrispondenza tra di esse si è mantenuta, che fosse nella struttura armonica o melodica, nel ritmo o nell’espressione. Nell’epoca contemporanea sono molte le sperimentazioni fatte con lo scopo di mostrare la presenza della musica nella progettazione di un’opera architettonica, a volte forzosamente ricollegata ad una determinata composizione musicale. Ma non si tratta di questo il legame ricercato in questa sede. Non si tratta di applicare una partitura ad un edificio o addirittura di usare uno spartito musicale come base per un concept di tipo urbanistico. Si ipotizza che la vera essenza stia proprio nella spiritualità umana, nel profondo della mente dell’artista, in quel punto dove la creatività nasce e si sviluppa o in musica o in architettura, quel punto che i Pitagorici educavano all’armonia. Per dimostrarlo scientificamente, è stato necessario il sostegno delle scienze neuronali, che nonostante non siano attualmente arrivate ad una soluzione definitiva e provata, hanno già portato alla luce interessanti studi riguardo la modularità del cervello, che davvero avrebbe una parte “musicale”, destinata alla creatività musicale e dunque forse anche a quella architettonica.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
23-lug-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/94247