A quanto ammonta il patrimonio immobiliare dello Stato? E quale può essere il valore commerciale e fondiario degli immobili destinati a carcere che si trovano all’interno dei tessuti urbani e/o ad alto valore storico? Il problema è che neanche lo Stato ne è a conoscenza e anche se lo fosse non sarebbe in grado di gestire in modo adeguato una tale quantità di immobili non avendone le competenze, come dimostrato fin’ora d’altronde. Una soluzione valutabile potrebbe prevedere il riuso alternativo degli immobili o la riconversione di quelli ora adibiti a penitenziari e collocati nel cuore dei centri storici o all’interno di aree ecologiche e paradisi turistici. Il Demanio si è già mosso in questa direzione rispetto alla ristrutturazione funzionale di immobili comparabili alle prigioni, come caserme ed edifici pubblici amministrativi e ministeriali, da ricollocare in apposite nuove aree lontane dai centri storici e ben collegate da efficienti infrastrutture di trasporto. Perché non mettere quindi in moto questo circolo economico anche per quanto riguarda gli istituti penitenziari? La prima cosa da fare prevedrebbe il coinvolgimento di imprese private e di associazioni di industriali (dietro adeguata remunerazione e con la massima trasparenza) al fine di stilare un programma di intervento atto ad acquisire progressivamente conoscenza del patrimonio edilizio pubblico, il tutto per rendere poi più semplice l’iter di riconversione degli immobili così censiti a funzioni più appropriate. Il grande ostacolo che si pone tra la teoria e la pratica è sempre e solo uno: la scarsa liquidità dello Stato, soprattutto negli ultimi anni. Come trovare allora i finanziamenti necessari a far partire quest’idea? L’unica soluzione è la partecipazione attiva di società private, ma la domanda che sorge spontanea è: come invogliare il privato nel finanziamento di opere pubbliche quali le prigioni? Basti pensare ad esperienze di project financing, operazioni economico-finanziarie nelle quali vengono a costituirsi società miste di tipo pubblco-privato che da un lato vedono l’Ente pubblico come soggetto centrale co-propulsore e sovra-ordinatore degli interventi di pianificazione e dall’altro il coinvolgimento di realtà bancarie e di imprese quali partners operativi essenziali in quanto erogatori del capitale necessario e di conoscenze tecniche. Per poter integrare attorno ad un progetto comune (anche per una realtà particolare come quella dei penitenziari) l’esperienza imprenditoriale e i relativi rendimenti attesi, è necessario saper pianificare in modo puntuale lo sviluppo del territorio avendo ben presente un’idea di progetto e un disegno strategico futuro comprendente gli insediamenti e i relativi servizi destinati alla detenzione. Procediamo dunque dando un quadro preciso della situazione in cui versa il sistema penitenziario in Italia e nel Mondo, per poi indicare varie ipotesi di intervento supportate da casi studio, e concludendo con lo sviluppo di un progetto che vede la riqualificazione e riuso di un immobile carcerario e la costruzione di un nuovo penitenziario innovativo.

Crisi del sistema penitenziario italiano : valorizzazione immobiliare e partnership pubblico-privata

ALVARO, ASTRID
2013/2014

Abstract

A quanto ammonta il patrimonio immobiliare dello Stato? E quale può essere il valore commerciale e fondiario degli immobili destinati a carcere che si trovano all’interno dei tessuti urbani e/o ad alto valore storico? Il problema è che neanche lo Stato ne è a conoscenza e anche se lo fosse non sarebbe in grado di gestire in modo adeguato una tale quantità di immobili non avendone le competenze, come dimostrato fin’ora d’altronde. Una soluzione valutabile potrebbe prevedere il riuso alternativo degli immobili o la riconversione di quelli ora adibiti a penitenziari e collocati nel cuore dei centri storici o all’interno di aree ecologiche e paradisi turistici. Il Demanio si è già mosso in questa direzione rispetto alla ristrutturazione funzionale di immobili comparabili alle prigioni, come caserme ed edifici pubblici amministrativi e ministeriali, da ricollocare in apposite nuove aree lontane dai centri storici e ben collegate da efficienti infrastrutture di trasporto. Perché non mettere quindi in moto questo circolo economico anche per quanto riguarda gli istituti penitenziari? La prima cosa da fare prevedrebbe il coinvolgimento di imprese private e di associazioni di industriali (dietro adeguata remunerazione e con la massima trasparenza) al fine di stilare un programma di intervento atto ad acquisire progressivamente conoscenza del patrimonio edilizio pubblico, il tutto per rendere poi più semplice l’iter di riconversione degli immobili così censiti a funzioni più appropriate. Il grande ostacolo che si pone tra la teoria e la pratica è sempre e solo uno: la scarsa liquidità dello Stato, soprattutto negli ultimi anni. Come trovare allora i finanziamenti necessari a far partire quest’idea? L’unica soluzione è la partecipazione attiva di società private, ma la domanda che sorge spontanea è: come invogliare il privato nel finanziamento di opere pubbliche quali le prigioni? Basti pensare ad esperienze di project financing, operazioni economico-finanziarie nelle quali vengono a costituirsi società miste di tipo pubblco-privato che da un lato vedono l’Ente pubblico come soggetto centrale co-propulsore e sovra-ordinatore degli interventi di pianificazione e dall’altro il coinvolgimento di realtà bancarie e di imprese quali partners operativi essenziali in quanto erogatori del capitale necessario e di conoscenze tecniche. Per poter integrare attorno ad un progetto comune (anche per una realtà particolare come quella dei penitenziari) l’esperienza imprenditoriale e i relativi rendimenti attesi, è necessario saper pianificare in modo puntuale lo sviluppo del territorio avendo ben presente un’idea di progetto e un disegno strategico futuro comprendente gli insediamenti e i relativi servizi destinati alla detenzione. Procediamo dunque dando un quadro preciso della situazione in cui versa il sistema penitenziario in Italia e nel Mondo, per poi indicare varie ipotesi di intervento supportate da casi studio, e concludendo con lo sviluppo di un progetto che vede la riqualificazione e riuso di un immobile carcerario e la costruzione di un nuovo penitenziario innovativo.
INVERNALE, ANTONIO
PETRACCA, PIERFRANCESCO
ING VI - Scuola di Ingegneria Edile-Architettura
25-lug-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/94287