Il progetto di tesi nasce dall’idea di partecipare al concorso indetto dall’associazione The Archie, la quale ha invitato studenti di architettura e giovani creativi di tutto il mondo a ragionare sulle problematiche presenti nella Piazza de la Cebada a Madrid. Prendendo visione delle richieste del bando abbiamo studiato come queste si dovessero rapportare con il contesto, sia dal punto di vista architettonico-compositivo e sia da quello socio-economico. Il lotto di progetto presentava una serie di problematiche complesse come l’irregolarità dell’area, la disomogeneità dei fronti e la segmentazione del verde. Abbiamo quindi studiato il complesso tessuto urbano, in particolare il sistema degli spazi pubblici, le destinazioni funzionali dell’area, l’evoluzione storica del quartiere e le caratteristiche coperture in coppi dotate di patii per la ventilazione e l’illuminazione. Abbiamo quindi realizzato architetture che rispondessero in modo efficace alle criticità trovate. Parallelamente allo sviluppo del concept e alla realizzazione del progetto ci siamo focalizzati su quelle che secondo noi sono tematiche cruciali da inserire nel percorso progettuale in quanto necessarie per la realizzazione di un’architettura che possa essere vissuta e che pone l’uomo al suo centro. Tema fondamentale di progetto è inoltre “Costruire senza Costruire”, cioè fare in modo che qualsiasi intervento sul territorio divenga un tassello di recupero ambientale, promuovendo paesaggi nuovi derivati dal recupero delle aree dismesse e dalla ridefinizione delle infrastrutture. Ciò deve essere applicato dal concept di progetto, allo studio dei materiali da impiegare fino alla previsione di un futuro smantellamento dell’edificio stesso; questa logica si accompagna al tema della flessibilità, cioè quella caratteristica che garantisce alle architetture un uso più eterogeneo e quindi una capacità di adattarsi all’evoluzione degli usi che le persone fanno di quegli spazi. Abbiamo anche applicato al progetto la logica del “metabolismo”, inteso come un essere vivente, cioè pensare agli edifici e allo spazio pubblico come un sistema vivente in stretta relazione tra le sue parti e in relazione con il quartiere. Infine abbiamo sviluppato l’idea di applicare la definizione di “Ipertesto” ad un progetto architettonico, cercando di applicare le modalità di fruizione e di percezione di uno spazio fisico a quelle di uno spazio virtuale.

Architettura come organismo vivente : Cebada community center Madrid

RICHINI, LUCA;SAVINO, EMANUELE
2013/2014

Abstract

Il progetto di tesi nasce dall’idea di partecipare al concorso indetto dall’associazione The Archie, la quale ha invitato studenti di architettura e giovani creativi di tutto il mondo a ragionare sulle problematiche presenti nella Piazza de la Cebada a Madrid. Prendendo visione delle richieste del bando abbiamo studiato come queste si dovessero rapportare con il contesto, sia dal punto di vista architettonico-compositivo e sia da quello socio-economico. Il lotto di progetto presentava una serie di problematiche complesse come l’irregolarità dell’area, la disomogeneità dei fronti e la segmentazione del verde. Abbiamo quindi studiato il complesso tessuto urbano, in particolare il sistema degli spazi pubblici, le destinazioni funzionali dell’area, l’evoluzione storica del quartiere e le caratteristiche coperture in coppi dotate di patii per la ventilazione e l’illuminazione. Abbiamo quindi realizzato architetture che rispondessero in modo efficace alle criticità trovate. Parallelamente allo sviluppo del concept e alla realizzazione del progetto ci siamo focalizzati su quelle che secondo noi sono tematiche cruciali da inserire nel percorso progettuale in quanto necessarie per la realizzazione di un’architettura che possa essere vissuta e che pone l’uomo al suo centro. Tema fondamentale di progetto è inoltre “Costruire senza Costruire”, cioè fare in modo che qualsiasi intervento sul territorio divenga un tassello di recupero ambientale, promuovendo paesaggi nuovi derivati dal recupero delle aree dismesse e dalla ridefinizione delle infrastrutture. Ciò deve essere applicato dal concept di progetto, allo studio dei materiali da impiegare fino alla previsione di un futuro smantellamento dell’edificio stesso; questa logica si accompagna al tema della flessibilità, cioè quella caratteristica che garantisce alle architetture un uso più eterogeneo e quindi una capacità di adattarsi all’evoluzione degli usi che le persone fanno di quegli spazi. Abbiamo anche applicato al progetto la logica del “metabolismo”, inteso come un essere vivente, cioè pensare agli edifici e allo spazio pubblico come un sistema vivente in stretta relazione tra le sue parti e in relazione con il quartiere. Infine abbiamo sviluppato l’idea di applicare la definizione di “Ipertesto” ad un progetto architettonico, cercando di applicare le modalità di fruizione e di percezione di uno spazio fisico a quelle di uno spazio virtuale.
ALLEN, GIANCARLO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
1-ott-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/97172