Sovico è un piccolo comune della Brianza che si colloca a nord di Monza e a venticinque chilometri circa da Milano. Il paese ha una sua particolarità: nel centro storico convivono, da oltre cento anni, due chiese: la ex parrocchiale dei Santi Apostoli Simone e Giuda, abbandonata e in disuso dal 1930, e la Chiesa dedicata a Cristo Re la cui consacrazione avvenne nell’ottobre di quello stesso anno. Entrambe si affacciano su di uno stesso spazio, piazza Vittorio Emanuele. Oggi, questi tre “elementi” non si parlano. La “chiesa vecchia” sembra dare le spalle a quella nuova; quest’ultima si trova relegata sul fondo, in uno spazio totalmente secondario; Piazza Vittorio Emanuele, che non svolge alcuna funzione se non quella di distesa di asfalto adibita a parcheggio, non aiuta a creare relazioni tra i due edifici. Si tratta di una situazione che merita una risposta. L’impianto urbanistico che caratterizza questo luogo è dettato dall’orientamento est-ovest della ex parrocchiale, dal posizionamento della nuova chiesa e dalla presenza di un gruppo di cascine settecentesche: si è creato quindi uno spazio di forma trapezoidale che funge da cono ottico nei confronti del fronte principale della chiesa di Cristo Re. Con il progetto di sistemazione dell’intera piazza e di riuso della ex chiesa, si vuole restituire ai cittadini questi spazi affinchè ritornino finalmente a misura d’uomo. Per quanto riguarda la nuova funzione da attribuire alla ex parrocchiale, si è pensato al trasferimento della biblioteca comunale all’interno dell’edificio sacro. Tale decisione deriva da una semplice costatazione: l’attuale biblioteca, intitolata ad Aldo Moro e distante poche decine di metri, coi suoi 21.000 volumi, risulta oggi sottodimensionata e inadeguata a svolgere il suo servizio. La stessa amministrazione comunale di Sovico, nel programma di governo della città, ha espresso più volte la necessità di risolvere tale problematica. La ex chiesa dei Santi Apostoli Simone e Giuda è, a mio avviso, lo spazio giusto in cui collocare un servizio così importante per la cittadinanza, come quello della fruizione libraria. La sistemazione degli spazi esterni è governata dall’idea di progettare due piazze sfruttando la differenza di quota che esiste tra la zona che lambisce Via Giovanni da Sovico, e il sagrato della chiesa nuova. La prima, quella che chiamerò piazza nera, è quella zona cui faceva riferimento la chiesa vecchia prima del 1930: non esisteva ancora la Chiesa di Cristo Re e non si era ancora deciso per l’abbattimento dell’edificio oratorio-casa parrocchiale. La seconda, che chiamerò piazza bianca, strutturata su due livelli, è quello spazio che, facendo riferimento alla nuova chiesa, si è venuto a creare a seguito dell’abbattimento dell’edificio adiacente alla ex parrocchiale. Il tema del riuso della chiesa dei Santi Apostoli Simone e Giuda parte da due considerazioni. La prima: oggi il fronte ovest della ex parrocchiale ha perso la sua funzione di prospetto principale, mentre è il fronte sud quello che maggiormente si relazionerà con la nuova piazza. La seconda: per restituire ai cittadini lo spazio interno della chiesa, questo dovrà diventare il naturale proseguimento della piazza esterna. In tutto ciò, giocherà un ruolo di fondamentale importanza la valorizzazione degli scavi archeologici presenti, fin dal 1972, nell’aula liturgica. Il progetto prevede dunque l’apertura di quattro grandi portali sul fronte sud, la posa di una passerella vetrata per la vista degli scavi e l’inserimento di un volume sospeso che occuperà la metà nord della navata e che ospiterà la nuova biblioteca comunale. IL CONCEPT Il concept che ha dato vita al progetto si divide in tre tematiche: una che riguarda la sistemazione dello spazio esterno, l’altra che si focalizza sulla relazione tra quest’ultimo e la ex chiesa dei Santi Simone e Giuda e la terza che riguarda il volume della biblioteca. Piazza Nera-Piazza Bianca è il titolo che ha guidato il progetto di riorganizzazione della piazza. L’idea è quella di progettare due piazze, sfruttando la differenza di quota che esiste tra la zona che lambisce Via Giovanni da Sovico, e il sagrato della chiesa nuova. Ruolo fondamentale per la definizione dei due ambiti è stata la ricerca storica, poiché i limiti tra quelle che saranno la piazza bianca e la piazza nera derivano dalla conoscenza delle diverse soglie storiche che hanno caratterizzato l’evoluzione del luogo. La prima piazza, quella che chiamerò piazza nera, è quella zona antistante la chiesa vecchia e che faceva riferimento ad essa prima del 1930: non esisteva ancora la chiesa di Cristo Re e non si era ancora deciso per l’abbattimento dell’edificio oratorio-casa parrocchiale. La seconda, che chiamerò piazza bianca, strutturata su due livelli, è quello spazio che fa riferimento alla nuova chiesa, venutosi a creare a seguito dell’abbattimento dell’edificio adiacente alla ex parrocchiale. La differenza tra le due piazze si avvertirà visivamente anche attraverso l’uso di due diversi materiali. In questo modo si ritiene anche di poter dare una risposta al riequilibrio dei ruoli tra le due chiese: la parrocchiale di Cristo Re avrà, infatti, un nuovo sagrato che le conferirà la dignità necessaria. Per quanto riguarda invece la relazione tra lo spazio delle piazze e l’interno della chiesa, l’idea è quella di una totale continuità tra i due ambiti. Oggi il fronte ovest della ex parrocchiale ha perso la sua funzione di prospetto principale, mentre è il fronte sud quello che maggiormente si relazionerà con la nuova piazza. Per restituire ai cittadini lo spazio interno della chiesa, questo dovrà diventare il naturale proseguimento della piazza esterna. In tutto ciò, giocherà un ruolo di fondamentale importanza la valorizzazione degli scavi archeologici presenti, fin dal 1972, nell’aula liturgica. Il principio alla base del progetto degli spazi della biblioteca è stato quello di cercare di essere il meno invadente possibile rispetto alla chiesa, in modo da poter continuare a leggere lo spazio interno, nonostante una nuova presenza strutturale: il volume che ospita la biblioteca è dunque un parallelepipedo sospeso, lungo e stretto, che occupa la metà della navata rivolta a nord.

La chiesa dimenticata

LAMPUGNANI, STEFANO
2013/2014

Abstract

Sovico è un piccolo comune della Brianza che si colloca a nord di Monza e a venticinque chilometri circa da Milano. Il paese ha una sua particolarità: nel centro storico convivono, da oltre cento anni, due chiese: la ex parrocchiale dei Santi Apostoli Simone e Giuda, abbandonata e in disuso dal 1930, e la Chiesa dedicata a Cristo Re la cui consacrazione avvenne nell’ottobre di quello stesso anno. Entrambe si affacciano su di uno stesso spazio, piazza Vittorio Emanuele. Oggi, questi tre “elementi” non si parlano. La “chiesa vecchia” sembra dare le spalle a quella nuova; quest’ultima si trova relegata sul fondo, in uno spazio totalmente secondario; Piazza Vittorio Emanuele, che non svolge alcuna funzione se non quella di distesa di asfalto adibita a parcheggio, non aiuta a creare relazioni tra i due edifici. Si tratta di una situazione che merita una risposta. L’impianto urbanistico che caratterizza questo luogo è dettato dall’orientamento est-ovest della ex parrocchiale, dal posizionamento della nuova chiesa e dalla presenza di un gruppo di cascine settecentesche: si è creato quindi uno spazio di forma trapezoidale che funge da cono ottico nei confronti del fronte principale della chiesa di Cristo Re. Con il progetto di sistemazione dell’intera piazza e di riuso della ex chiesa, si vuole restituire ai cittadini questi spazi affinchè ritornino finalmente a misura d’uomo. Per quanto riguarda la nuova funzione da attribuire alla ex parrocchiale, si è pensato al trasferimento della biblioteca comunale all’interno dell’edificio sacro. Tale decisione deriva da una semplice costatazione: l’attuale biblioteca, intitolata ad Aldo Moro e distante poche decine di metri, coi suoi 21.000 volumi, risulta oggi sottodimensionata e inadeguata a svolgere il suo servizio. La stessa amministrazione comunale di Sovico, nel programma di governo della città, ha espresso più volte la necessità di risolvere tale problematica. La ex chiesa dei Santi Apostoli Simone e Giuda è, a mio avviso, lo spazio giusto in cui collocare un servizio così importante per la cittadinanza, come quello della fruizione libraria. La sistemazione degli spazi esterni è governata dall’idea di progettare due piazze sfruttando la differenza di quota che esiste tra la zona che lambisce Via Giovanni da Sovico, e il sagrato della chiesa nuova. La prima, quella che chiamerò piazza nera, è quella zona cui faceva riferimento la chiesa vecchia prima del 1930: non esisteva ancora la Chiesa di Cristo Re e non si era ancora deciso per l’abbattimento dell’edificio oratorio-casa parrocchiale. La seconda, che chiamerò piazza bianca, strutturata su due livelli, è quello spazio che, facendo riferimento alla nuova chiesa, si è venuto a creare a seguito dell’abbattimento dell’edificio adiacente alla ex parrocchiale. Il tema del riuso della chiesa dei Santi Apostoli Simone e Giuda parte da due considerazioni. La prima: oggi il fronte ovest della ex parrocchiale ha perso la sua funzione di prospetto principale, mentre è il fronte sud quello che maggiormente si relazionerà con la nuova piazza. La seconda: per restituire ai cittadini lo spazio interno della chiesa, questo dovrà diventare il naturale proseguimento della piazza esterna. In tutto ciò, giocherà un ruolo di fondamentale importanza la valorizzazione degli scavi archeologici presenti, fin dal 1972, nell’aula liturgica. Il progetto prevede dunque l’apertura di quattro grandi portali sul fronte sud, la posa di una passerella vetrata per la vista degli scavi e l’inserimento di un volume sospeso che occuperà la metà nord della navata e che ospiterà la nuova biblioteca comunale. IL CONCEPT Il concept che ha dato vita al progetto si divide in tre tematiche: una che riguarda la sistemazione dello spazio esterno, l’altra che si focalizza sulla relazione tra quest’ultimo e la ex chiesa dei Santi Simone e Giuda e la terza che riguarda il volume della biblioteca. Piazza Nera-Piazza Bianca è il titolo che ha guidato il progetto di riorganizzazione della piazza. L’idea è quella di progettare due piazze, sfruttando la differenza di quota che esiste tra la zona che lambisce Via Giovanni da Sovico, e il sagrato della chiesa nuova. Ruolo fondamentale per la definizione dei due ambiti è stata la ricerca storica, poiché i limiti tra quelle che saranno la piazza bianca e la piazza nera derivano dalla conoscenza delle diverse soglie storiche che hanno caratterizzato l’evoluzione del luogo. La prima piazza, quella che chiamerò piazza nera, è quella zona antistante la chiesa vecchia e che faceva riferimento ad essa prima del 1930: non esisteva ancora la chiesa di Cristo Re e non si era ancora deciso per l’abbattimento dell’edificio oratorio-casa parrocchiale. La seconda, che chiamerò piazza bianca, strutturata su due livelli, è quello spazio che fa riferimento alla nuova chiesa, venutosi a creare a seguito dell’abbattimento dell’edificio adiacente alla ex parrocchiale. La differenza tra le due piazze si avvertirà visivamente anche attraverso l’uso di due diversi materiali. In questo modo si ritiene anche di poter dare una risposta al riequilibrio dei ruoli tra le due chiese: la parrocchiale di Cristo Re avrà, infatti, un nuovo sagrato che le conferirà la dignità necessaria. Per quanto riguarda invece la relazione tra lo spazio delle piazze e l’interno della chiesa, l’idea è quella di una totale continuità tra i due ambiti. Oggi il fronte ovest della ex parrocchiale ha perso la sua funzione di prospetto principale, mentre è il fronte sud quello che maggiormente si relazionerà con la nuova piazza. Per restituire ai cittadini lo spazio interno della chiesa, questo dovrà diventare il naturale proseguimento della piazza esterna. In tutto ciò, giocherà un ruolo di fondamentale importanza la valorizzazione degli scavi archeologici presenti, fin dal 1972, nell’aula liturgica. Il principio alla base del progetto degli spazi della biblioteca è stato quello di cercare di essere il meno invadente possibile rispetto alla chiesa, in modo da poter continuare a leggere lo spazio interno, nonostante una nuova presenza strutturale: il volume che ospita la biblioteca è dunque un parallelepipedo sospeso, lungo e stretto, che occupa la metà della navata rivolta a nord.
TUJILLO OLIVO, SANTIAGO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
1-ott-2014
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/97281