This research has its starting point in something we usually talk about with anecdotes and stories, but we rarely analyze deeply in its philosophical, cultural and historical reasons. Everyone who goes to China notices that it does have what I call “assenza monumentale” of historical cultural forms. The fact that in its “ historical” cities it is quite impossible to find something that dates back to the ancient Chinese civilization culture, leaves the foreign man with a kind of disorientation. Everything is called into question, in primes the traditional categories and the most common concepts which are often taken for granted and as they were “universal”. Once in China, the most obvious question an European architect can ask himself is: where all this come from? The next question, of an ontological nature, is: considering this reality, who am I? Now that the relation between the object and the subject is created, the research can start: where does this total indifference for the context in the architectural and urban planning come from? The question is quite clear, but we cannot forget that there is a related issue: every question we can think of, comes from a western way of thinking and, of course, it has been developed in a culture which has nothing to do with the Chinese culture. Every question, moreover, brings us to another one which is probably the most frightened: what is the context? The double aim of this thesis is right here: every analysis implies a starting point which, in turn, implies we use a notion (in this case the notion of context) which is western; we cannot get rid of this notion and, at the same time, this notion is very important because it is the “starting point” and the “return point”: in the era of Globalization, which is the role of our concept of “context”? The heart and goal of the research is the “journey” between two points; the deconstruction and reconstruction of the present condition of many Chinese cities and metropolis; the research of the reasons why we have this “monumentale assenza” of the historical heritage: why has China used the tabula rasa strategy as its own and only tool to transform the reality? The winning strategy, from my point of view, is to avoid to isolate one of the two entities, China or the western world, going between, in suspension. This is a deep journey which goes beyond the prejudice and the fallacies that reduce the complexity of the real world. The first thing to understand is the meaning of “cultural heritage “ in China. This will allow us to clarify the reasons of the rapid Chinese development which has corrupted a traditional society with western capitalistic reasons. Doing research on the Chinese reality using western concepts has its meaning if these concepts, transported into the Chinese society through the modernization process carried out by the western powers (and their ideology), has been migrated to China melting with a preexisting cultural tradition. As you will notice, many answers will find their answers not only in the history of China, but also in the effects created from the interaction between China and the western world, in the migration and contamination of models and ideologies that the clash between cultures produces. It is to avoid the idea that in the contamination process of ideologies and concepts carried out by the western, China has been a passive element: despite the same structure and effects, the story of capitalism in the last 150 years is multilinear, full of paradox and contradiction. At the end, it will also be possible to clarify how “another-culture”, like the Chinese one, reacts and resists firstly to the capitalistic and globalizing western monologue and secondly to the reductio ad unum carried out by the Globalization. Till when the infiltration of western capitalism is responsible of the phenomenon which brings to the disappearance of the “cultural material heritage”? Which has been the role of the traditional Chinese way of thinking in the transition from the pre-modern city to the global city?

Questa ricerca trae origine da un'evidenza, da uno stato di fatto di cui si è soliti riportare caratteristiche e curiosità, ma di cui difficilmente si indagano le ragioni sottese. Ragioni che affondano le proprie radici in profondità, attraverso un fitto intreccio tra aspetti filosofico-culturali, se così si può dire, e storici. Quello dell'assenza monumentale delle forme storiche in Cina è un fatto che non manca di impressionare qualsiasi occidentale vi approdi: l'impossibilità di rinvenire, anche soltanto visivamente, tracce della celebre civiltà millenaria cinese all'interno del panorama urbano delle città “storiche” lascia nel visitatore straniero un certo disorientamento, quasi un senso di inquietudine; al di là del bene e del male, tutto è messo in discussione, in primis le tradizionali categorie, i paradigmi più consolidati, i concetti più frequentati, spesso frettolosamente e riduttivamente dati per scontati, come fossero “universali”. La domanda più istintiva a cui questa ricerca vuol trovare risposte trae origine dall'osservatorio dell'architettura, a partire dallo sguardo di un architetto europeo schiantato su un panorama urbano dai tratti alieni: da dove arriva tutto questo? L'interrogativo conseguente, di reazione, è di natura ontologica: chi sono io rispetto a questa realtà? A questo punto, attivata la relazione tra l'oggetto e il soggetto si innesca la ricerca: da dove proviene la totale indifferenza per il contesto da parte della progettazione architettonica e urbana cinese? La domanda è chiara, ma lo è altrettanto un problema connesso: qualsiasi interrogativo si possa concepire trae origine da un concetto “occidentale”, da paradigmi sviluppati all'interno di una cultura che con quella cinese non ha nulla a che fare. Ed ogni interrogativo si contorce all'indietro provocandone un altro ancora più inquietante che sembra quasi farci arretrare, anziché avanzare: cos'è il “contesto”? Sta qui, in fondo, il duplice obiettivo di questa tesi: nella consapevolezza che qualsiasi slancio critico presupponga, come punto di partenza, la discesa in campo di una nozione, nello specifico quella di “contesto”, di concezione occidentale; si tratta di un presupposto ineliminabile e, insieme, decisivo, perché oltre a rappresentare il “punto di partenza”, sarà anche il “punto di ritorno”: che ruolo ha oggi, in epoca di Globalizzazione, il nostro concetto di “contesto”? Il cuore della ricerca, l'obiettivo più esplicito intorno a cui tutto ruota, consiste poi nel “viaggio” tra i due punti, nella decostruzione (e ricostruzione) della condizione attuale di gran parte delle città e delle metropoli cinesi, alla ricerca delle ragioni e dei nessi causali della monumentale assenza del patrimonio storico: perché la Cina ha perseguito la strategia della tabula rasa come unico strumento di trasformazione del reale? La strategia vincente, io credo, consiste nell'evitare di isolare una delle due entità, Cina e Occidente, frapponendovisi, quasi in sospensione. Si tratta di un viaggio in profondità, oltre i pregiudizi e i luoghi comuni che riducono a “macchiette” le complessità del reale e i dialettici movimenti culturali. Si tratta, innanzitutto, di comprendere cosa significhi “patrimonio culturale” in Cina, alla ricerca delle ragioni profonde che hanno innescato la fulminea modernizzazione cinese, contaminando una società tradizionale con le logiche capitalistiche occidentali. Interrogare la realtà cinese anche attraverso concetti occidentali ha senso nella misura in cui tali concetti, lungo il processo di modernizzazione cinese innescato dalla penetrazione delle potenze occidentali (e della loro ideologia), sono trasmigrati in Cina, contaminandosi con una cultura tradizionale preesistente. Come si vedrà, infatti, oltre che nei meandri storici della cultura cinese, molte risposte risiedono negli effetti dell'interazione tra Cina ed Occidente, nella trasmigrazione e contaminazione dei modelli e nelle modificazioni culturali che lo scontro produce. Pensare che il ruolo della Cina sia stato di natura per lo più passiva nei confronti della penetrazione dei modelli e delle ideologie straniere è un errore da non commettere: nonostante permangano e si riproducano ovunque una struttura ed effetti analoghi, la storia del capitalismo (o, meglio, dei capitalismi), negli ultimi centocinquant'anni, è una storia di tipo multilineare, satura di paradossi e di contraddizioni. Al fondo di ciò, sarà forse possibile chiarire fino a che punto una cultura-altra com'è quella cinese reagisce e resiste al monologo capitalistico globalizzante occidentale e alla reductio ad unum attivata dalla Globalizzazione. Fino a che punto, cioè, l'infiltrazione del capitalismo occidentale é responsabile del fenomeno della sparizione del “patrimonio culturale” materiale cinese? E, che ruolo ha avuto il pensiero tradizionale cinese nella transizione dalla città pre-moderna a quella globale?

Assenze monumentali. L'indifferenza al contesto nell'architettura cinese contemporanea

MENSI, GIOVANNI

Abstract

This research has its starting point in something we usually talk about with anecdotes and stories, but we rarely analyze deeply in its philosophical, cultural and historical reasons. Everyone who goes to China notices that it does have what I call “assenza monumentale” of historical cultural forms. The fact that in its “ historical” cities it is quite impossible to find something that dates back to the ancient Chinese civilization culture, leaves the foreign man with a kind of disorientation. Everything is called into question, in primes the traditional categories and the most common concepts which are often taken for granted and as they were “universal”. Once in China, the most obvious question an European architect can ask himself is: where all this come from? The next question, of an ontological nature, is: considering this reality, who am I? Now that the relation between the object and the subject is created, the research can start: where does this total indifference for the context in the architectural and urban planning come from? The question is quite clear, but we cannot forget that there is a related issue: every question we can think of, comes from a western way of thinking and, of course, it has been developed in a culture which has nothing to do with the Chinese culture. Every question, moreover, brings us to another one which is probably the most frightened: what is the context? The double aim of this thesis is right here: every analysis implies a starting point which, in turn, implies we use a notion (in this case the notion of context) which is western; we cannot get rid of this notion and, at the same time, this notion is very important because it is the “starting point” and the “return point”: in the era of Globalization, which is the role of our concept of “context”? The heart and goal of the research is the “journey” between two points; the deconstruction and reconstruction of the present condition of many Chinese cities and metropolis; the research of the reasons why we have this “monumentale assenza” of the historical heritage: why has China used the tabula rasa strategy as its own and only tool to transform the reality? The winning strategy, from my point of view, is to avoid to isolate one of the two entities, China or the western world, going between, in suspension. This is a deep journey which goes beyond the prejudice and the fallacies that reduce the complexity of the real world. The first thing to understand is the meaning of “cultural heritage “ in China. This will allow us to clarify the reasons of the rapid Chinese development which has corrupted a traditional society with western capitalistic reasons. Doing research on the Chinese reality using western concepts has its meaning if these concepts, transported into the Chinese society through the modernization process carried out by the western powers (and their ideology), has been migrated to China melting with a preexisting cultural tradition. As you will notice, many answers will find their answers not only in the history of China, but also in the effects created from the interaction between China and the western world, in the migration and contamination of models and ideologies that the clash between cultures produces. It is to avoid the idea that in the contamination process of ideologies and concepts carried out by the western, China has been a passive element: despite the same structure and effects, the story of capitalism in the last 150 years is multilinear, full of paradox and contradiction. At the end, it will also be possible to clarify how “another-culture”, like the Chinese one, reacts and resists firstly to the capitalistic and globalizing western monologue and secondly to the reductio ad unum carried out by the Globalization. Till when the infiltration of western capitalism is responsible of the phenomenon which brings to the disappearance of the “cultural material heritage”? Which has been the role of the traditional Chinese way of thinking in the transition from the pre-modern city to the global city?
GALLIANI, PIERFRANCO
VALENTE, ILARIA PAMELA SIMONETTA
7-nov-2014
Questa ricerca trae origine da un'evidenza, da uno stato di fatto di cui si è soliti riportare caratteristiche e curiosità, ma di cui difficilmente si indagano le ragioni sottese. Ragioni che affondano le proprie radici in profondità, attraverso un fitto intreccio tra aspetti filosofico-culturali, se così si può dire, e storici. Quello dell'assenza monumentale delle forme storiche in Cina è un fatto che non manca di impressionare qualsiasi occidentale vi approdi: l'impossibilità di rinvenire, anche soltanto visivamente, tracce della celebre civiltà millenaria cinese all'interno del panorama urbano delle città “storiche” lascia nel visitatore straniero un certo disorientamento, quasi un senso di inquietudine; al di là del bene e del male, tutto è messo in discussione, in primis le tradizionali categorie, i paradigmi più consolidati, i concetti più frequentati, spesso frettolosamente e riduttivamente dati per scontati, come fossero “universali”. La domanda più istintiva a cui questa ricerca vuol trovare risposte trae origine dall'osservatorio dell'architettura, a partire dallo sguardo di un architetto europeo schiantato su un panorama urbano dai tratti alieni: da dove arriva tutto questo? L'interrogativo conseguente, di reazione, è di natura ontologica: chi sono io rispetto a questa realtà? A questo punto, attivata la relazione tra l'oggetto e il soggetto si innesca la ricerca: da dove proviene la totale indifferenza per il contesto da parte della progettazione architettonica e urbana cinese? La domanda è chiara, ma lo è altrettanto un problema connesso: qualsiasi interrogativo si possa concepire trae origine da un concetto “occidentale”, da paradigmi sviluppati all'interno di una cultura che con quella cinese non ha nulla a che fare. Ed ogni interrogativo si contorce all'indietro provocandone un altro ancora più inquietante che sembra quasi farci arretrare, anziché avanzare: cos'è il “contesto”? Sta qui, in fondo, il duplice obiettivo di questa tesi: nella consapevolezza che qualsiasi slancio critico presupponga, come punto di partenza, la discesa in campo di una nozione, nello specifico quella di “contesto”, di concezione occidentale; si tratta di un presupposto ineliminabile e, insieme, decisivo, perché oltre a rappresentare il “punto di partenza”, sarà anche il “punto di ritorno”: che ruolo ha oggi, in epoca di Globalizzazione, il nostro concetto di “contesto”? Il cuore della ricerca, l'obiettivo più esplicito intorno a cui tutto ruota, consiste poi nel “viaggio” tra i due punti, nella decostruzione (e ricostruzione) della condizione attuale di gran parte delle città e delle metropoli cinesi, alla ricerca delle ragioni e dei nessi causali della monumentale assenza del patrimonio storico: perché la Cina ha perseguito la strategia della tabula rasa come unico strumento di trasformazione del reale? La strategia vincente, io credo, consiste nell'evitare di isolare una delle due entità, Cina e Occidente, frapponendovisi, quasi in sospensione. Si tratta di un viaggio in profondità, oltre i pregiudizi e i luoghi comuni che riducono a “macchiette” le complessità del reale e i dialettici movimenti culturali. Si tratta, innanzitutto, di comprendere cosa significhi “patrimonio culturale” in Cina, alla ricerca delle ragioni profonde che hanno innescato la fulminea modernizzazione cinese, contaminando una società tradizionale con le logiche capitalistiche occidentali. Interrogare la realtà cinese anche attraverso concetti occidentali ha senso nella misura in cui tali concetti, lungo il processo di modernizzazione cinese innescato dalla penetrazione delle potenze occidentali (e della loro ideologia), sono trasmigrati in Cina, contaminandosi con una cultura tradizionale preesistente. Come si vedrà, infatti, oltre che nei meandri storici della cultura cinese, molte risposte risiedono negli effetti dell'interazione tra Cina ed Occidente, nella trasmigrazione e contaminazione dei modelli e nelle modificazioni culturali che lo scontro produce. Pensare che il ruolo della Cina sia stato di natura per lo più passiva nei confronti della penetrazione dei modelli e delle ideologie straniere è un errore da non commettere: nonostante permangano e si riproducano ovunque una struttura ed effetti analoghi, la storia del capitalismo (o, meglio, dei capitalismi), negli ultimi centocinquant'anni, è una storia di tipo multilineare, satura di paradossi e di contraddizioni. Al fondo di ciò, sarà forse possibile chiarire fino a che punto una cultura-altra com'è quella cinese reagisce e resiste al monologo capitalistico globalizzante occidentale e alla reductio ad unum attivata dalla Globalizzazione. Fino a che punto, cioè, l'infiltrazione del capitalismo occidentale é responsabile del fenomeno della sparizione del “patrimonio culturale” materiale cinese? E, che ruolo ha avuto il pensiero tradizionale cinese nella transizione dalla città pre-moderna a quella globale?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/97963