Bionte come unione tra tecnologia informatica e cultura agricola Attualmente ci stiamo dirigendo verso un modello agroalimentare industriale, ad alto costo energetico e con forte impatto ambientale e sulla società. E’ un’agricoltura omogeneizzata, al servizio degli interessi di poche e sempre più potenti imprese, che concentrano i diritti di proprietà dei geni delle semenze fino agli alimenti che compriamo, Contemporaneamente comunità campestri di agricoltori gestiscono e utilizzano sistemi agrari tradizionali che preservano una gran biodiversità, efficiente e sostenibile, garantendo una alimentazione ricca e diversificata per millioni di famiglie. Queste comunità si stanno organizzando oggi per preservare le proprie coltivazioni (tradizionali), e attraverso il libero scambio di semenze, garantiscono varietà alimentare. La “Rete delle semenze” (di immagazzinamento dei dati sulle culture e il libero intercambio) della Piattaforma Rurale in Spagna,ancora sul nascere e in una fase in continuo sviluppo, ha l’obiettivo di crearsi uno strumento di comunicazione che renda possibile l’intercambio di informazioni, dati e infine di semi. In questo progetto si studia la possibilità di catalizzare un processo di interconnessione e di rapporto simbiotico tra differenti gruppi sociali (piccoli agricoltori, hackers e scienziati) cercando di generare una somma di sinergie che producano una rete antagonista alla odierna monopolizzazione delle risorse agricole. Questa collaborazione tra hakers, piccoli agricoltori e scienziati deve mettere in marcia un nuovo strumento di comunicazione per il libero intercambio delle semenze in pericolo e sorge da una autoorganizzazione proiettata al futuro ovvero garantire la BIODIVERSITA’. La rete delle semenze raccoglie tutto un insieme di saperi sulla agro-bio-diversità accumulato durannte i millenni da generazioni di agricoltori e di agricoltrici in tutto il mondo. Le semenze sono il risultato di una coevoluzione tra le comunità agricole e l’ambiente. Nel XX secolo sono scomparse il 75% delle varietà delle specie vegetali coltivate. Una strategia di conservazione della diversità agricola deve considerare la pratica di sistemi agrari tradizionali, con le proprie tecnice e i propri saperi. In Europa scompare una specie agraria ogni minuto. Le semenze sono la pitra miliare su cui si basa tutta la produzione di alimenti per l’umanità. Senza dubbio, oggigiorno, a causa della estensione delle pratiche agricole produttiviste e industrializzate, le semenze (ricorso primordiale come l’acqua, la terra, e l’aria), si sono trasformate in un puro interesse speculativo da parte delle compagnie agrochimiche e farmaceutiche, e gli agricoltori hanno quasi perso la loro capacità di coltivare, conservare e tutelare le proprie semenze. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la catena della produzione alimentare (poche multinazionali). Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso di queste a patenti e licenze sottoscritte. Per tutte queste ragioni le varietà tradizionali vanno intimamente connesse ad uno sviluppo di un’agricoltura ecologica come alternativa al modello dominante: una CONTROAGRICOLTURA e un CONTROCONSUMO. Nella penisola iberica è sorta la -“Red de Semillas “Resembrando e Intercambiando”, ligada a la Plataforma Rural - Alianza por un Medio Rural Vivo- che promuove la conservazione delle semenze e ha come obiettivo che la biodiversità agraria continui per mano degli agricoltori e delle comunità locali, come un patrimonio comune per la fruizione comune e l’intercambio. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la ctena della produzione alimentare. Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso a patenti e licenze che devono sottoscrivere. Questo contesto di privatizzazione delle risorse comuni è caratteristico di molti aspetti della vita, come è per esempio il caso della conoscenza e della informazione, Attualmente si ha una grande lotta aperta in Internet tra individui e collettivi decenralizzati che lottano con gli interessi delle imprese, come la multinazionale Microsoft.sono trasformate in un puro interesse speculativo da parte delle compagnie agrochimiche e farmaceutiche, e gli agricoltori hanno quasi perso la loro capacità di coltivare, conservare e tutelare le proprie semenze. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la catena della produzione alimentare (poche multinazionali). Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso di queste a patenti e licenze sottoscritte. Per tutte queste ragioni le varietà tradizionali vanno intimamente connesse ad uno sviluppo di un’agricoltura ecologica come alternativa al modello dominante: una CONTROAGRICOLTURA e un CONTROCONSUMO. Nella penisola iberica è sorta la -“Red de Semillas “Resembrando e Intercambiando”, ligada a la Plataforma Rural - Alianza por un Medio Rural Vivo- che promuove la conservazione delle semenze e ha come obiettivo che la biodiversità agraria continui per mano degli agricoltori e delle comunità locali, come un patrimonio comune per la fruizione comune e l’intercambio. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la ctena della produzione alimentare. Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso a patenti e licenze che devono sottoscrivere. Questo contesto di privatizzazione delle risorse comuni è caratteristico di molti aspetti della vita, come è per esempio il caso della conoscenza e della informazione, Attualmente si ha una grande lotta aperta in Internet tra individui e collettivi decenralizzati che lottano con gli interessi delle imprese, come la multinazionale Microsoft. La eterogenea e mal vista comunità hacker reagisce contro il “Software Proprietario Windows” proponendo l’alternativa del Software Libero e, in concreto, Gnu/Linux, un sistema operativo libero creato da un’infinità di programmatori/trici in tutto il mondo che può essere utilizzato da qualunque persona liberamente senza costi di licenza. La cosa più interessante dello sviluppo del sistema operativo GNU/Linux e delle licenze GPL con clausola “copyleft” (nessuno può appropiarsi di qualcosa una volta registrato sotto copyleft, passa a dominio pubblico), è come si fece. Seguendo la metafora di Eric S. Raymond della cttedrale e del bazar, si contrappongono due forme di lavoro. Da un lato seguendo un programma minuziosamente prestabilito e sincronizzato verticalmente,e dall’altro, una moltaplicità di infuochi e piani personali. Il modello cooperativo hacker ci avvicina indiscutibilmente al modello “campagnolo” grazie al quale si sviluppano tutte le varietà che oggi conosciamo, grazie al procedimento basato sull’erore e la verifica, e grazie alla libera diffusione delle scoperte. Un “bazar di sementi”. Di fatto sono due espressioni popolari che inevitabilmente si incrociano, dato la comune scelta di rifiutare i nuovi sistemi legali riguardanti la proprietà intellettuale che condizionano tanto le sementi e gli esseri vivi, quanto il software e la conoscenza. Così si genera il concetto di ECO-HAcking. Se per hacker si intende “pirata informatico”, nel campo della agroecologia politica, per “biopirata” si intende colui il quale si appropia di una risorsa comune qual è la biodiversità. In questo caso in forma di semente) e la patenta a proprio beneficio. Un agricoltore che ignora le patenti e scambia le semenze “hackea” con esse. E le imprese che controllano i software, rubando conscenze di dominio pubblico, piaratano nella rete. Con Eco-hacking si vuole denominare l’avvicinamento e l’appoggio di reciproco aiuto tra questi due movimenti sociali, agroecologia e software libero, per trovare una sinergia antagonista alle tendenze mopolizzatrici di oggi. Il progetto si basa su questa logica: hackers che lavorano gomito a gomito con i membri della Rete delle semenze per sviluppare un nuovo strumento di comunicazione: un web e una base dati con il software libero. Questa è una necessità predominante per i menbri della Rete per gestire dati personali, le varietà delle coltivazioni, con la propria tassonomia, particolarità (come resistenza al freddo o malattie, sapore, colore, texture), dati agronomici delle coltivazioni, quantità di semi disponibili e infine il contatto per avere un intercambio. Banco di semenze virtuale, progettato per un facile maneggio. Questo progetto è un ponte tra la cultura rurale tradizionale e le nuove tecnologie, la campagna e l’urbanità, il lavoro fisico e il lavoro intellettuale, il primario, materiale, primigenio, e il virtuale e il terziario.

Bionte come unione tra tecnologia informatica e cultura agricola

BIASIOLO, MATTEO
2009/2010

Abstract

Bionte come unione tra tecnologia informatica e cultura agricola Attualmente ci stiamo dirigendo verso un modello agroalimentare industriale, ad alto costo energetico e con forte impatto ambientale e sulla società. E’ un’agricoltura omogeneizzata, al servizio degli interessi di poche e sempre più potenti imprese, che concentrano i diritti di proprietà dei geni delle semenze fino agli alimenti che compriamo, Contemporaneamente comunità campestri di agricoltori gestiscono e utilizzano sistemi agrari tradizionali che preservano una gran biodiversità, efficiente e sostenibile, garantendo una alimentazione ricca e diversificata per millioni di famiglie. Queste comunità si stanno organizzando oggi per preservare le proprie coltivazioni (tradizionali), e attraverso il libero scambio di semenze, garantiscono varietà alimentare. La “Rete delle semenze” (di immagazzinamento dei dati sulle culture e il libero intercambio) della Piattaforma Rurale in Spagna,ancora sul nascere e in una fase in continuo sviluppo, ha l’obiettivo di crearsi uno strumento di comunicazione che renda possibile l’intercambio di informazioni, dati e infine di semi. In questo progetto si studia la possibilità di catalizzare un processo di interconnessione e di rapporto simbiotico tra differenti gruppi sociali (piccoli agricoltori, hackers e scienziati) cercando di generare una somma di sinergie che producano una rete antagonista alla odierna monopolizzazione delle risorse agricole. Questa collaborazione tra hakers, piccoli agricoltori e scienziati deve mettere in marcia un nuovo strumento di comunicazione per il libero intercambio delle semenze in pericolo e sorge da una autoorganizzazione proiettata al futuro ovvero garantire la BIODIVERSITA’. La rete delle semenze raccoglie tutto un insieme di saperi sulla agro-bio-diversità accumulato durannte i millenni da generazioni di agricoltori e di agricoltrici in tutto il mondo. Le semenze sono il risultato di una coevoluzione tra le comunità agricole e l’ambiente. Nel XX secolo sono scomparse il 75% delle varietà delle specie vegetali coltivate. Una strategia di conservazione della diversità agricola deve considerare la pratica di sistemi agrari tradizionali, con le proprie tecnice e i propri saperi. In Europa scompare una specie agraria ogni minuto. Le semenze sono la pitra miliare su cui si basa tutta la produzione di alimenti per l’umanità. Senza dubbio, oggigiorno, a causa della estensione delle pratiche agricole produttiviste e industrializzate, le semenze (ricorso primordiale come l’acqua, la terra, e l’aria), si sono trasformate in un puro interesse speculativo da parte delle compagnie agrochimiche e farmaceutiche, e gli agricoltori hanno quasi perso la loro capacità di coltivare, conservare e tutelare le proprie semenze. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la catena della produzione alimentare (poche multinazionali). Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso di queste a patenti e licenze sottoscritte. Per tutte queste ragioni le varietà tradizionali vanno intimamente connesse ad uno sviluppo di un’agricoltura ecologica come alternativa al modello dominante: una CONTROAGRICOLTURA e un CONTROCONSUMO. Nella penisola iberica è sorta la -“Red de Semillas “Resembrando e Intercambiando”, ligada a la Plataforma Rural - Alianza por un Medio Rural Vivo- che promuove la conservazione delle semenze e ha come obiettivo che la biodiversità agraria continui per mano degli agricoltori e delle comunità locali, come un patrimonio comune per la fruizione comune e l’intercambio. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la ctena della produzione alimentare. Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso a patenti e licenze che devono sottoscrivere. Questo contesto di privatizzazione delle risorse comuni è caratteristico di molti aspetti della vita, come è per esempio il caso della conoscenza e della informazione, Attualmente si ha una grande lotta aperta in Internet tra individui e collettivi decenralizzati che lottano con gli interessi delle imprese, come la multinazionale Microsoft.sono trasformate in un puro interesse speculativo da parte delle compagnie agrochimiche e farmaceutiche, e gli agricoltori hanno quasi perso la loro capacità di coltivare, conservare e tutelare le proprie semenze. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la catena della produzione alimentare (poche multinazionali). Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso di queste a patenti e licenze sottoscritte. Per tutte queste ragioni le varietà tradizionali vanno intimamente connesse ad uno sviluppo di un’agricoltura ecologica come alternativa al modello dominante: una CONTROAGRICOLTURA e un CONTROCONSUMO. Nella penisola iberica è sorta la -“Red de Semillas “Resembrando e Intercambiando”, ligada a la Plataforma Rural - Alianza por un Medio Rural Vivo- che promuove la conservazione delle semenze e ha come obiettivo che la biodiversità agraria continui per mano degli agricoltori e delle comunità locali, come un patrimonio comune per la fruizione comune e l’intercambio. Le semenze delle varietà tradizionali vengono oggi sostituite da selezioni ibride, sterili alla seconda generazione, e anche manipolate geneticamente. Sempre meno imprese controllano tutta la ctena della produzione alimentare. Tutto questo porta gli agricoltori sempre ad una maggior dipendenza nei confronti di queste imprese, attarverso un continuo ricorso a patenti e licenze che devono sottoscrivere. Questo contesto di privatizzazione delle risorse comuni è caratteristico di molti aspetti della vita, come è per esempio il caso della conoscenza e della informazione, Attualmente si ha una grande lotta aperta in Internet tra individui e collettivi decenralizzati che lottano con gli interessi delle imprese, come la multinazionale Microsoft. La eterogenea e mal vista comunità hacker reagisce contro il “Software Proprietario Windows” proponendo l’alternativa del Software Libero e, in concreto, Gnu/Linux, un sistema operativo libero creato da un’infinità di programmatori/trici in tutto il mondo che può essere utilizzato da qualunque persona liberamente senza costi di licenza. La cosa più interessante dello sviluppo del sistema operativo GNU/Linux e delle licenze GPL con clausola “copyleft” (nessuno può appropiarsi di qualcosa una volta registrato sotto copyleft, passa a dominio pubblico), è come si fece. Seguendo la metafora di Eric S. Raymond della cttedrale e del bazar, si contrappongono due forme di lavoro. Da un lato seguendo un programma minuziosamente prestabilito e sincronizzato verticalmente,e dall’altro, una moltaplicità di infuochi e piani personali. Il modello cooperativo hacker ci avvicina indiscutibilmente al modello “campagnolo” grazie al quale si sviluppano tutte le varietà che oggi conosciamo, grazie al procedimento basato sull’erore e la verifica, e grazie alla libera diffusione delle scoperte. Un “bazar di sementi”. Di fatto sono due espressioni popolari che inevitabilmente si incrociano, dato la comune scelta di rifiutare i nuovi sistemi legali riguardanti la proprietà intellettuale che condizionano tanto le sementi e gli esseri vivi, quanto il software e la conoscenza. Così si genera il concetto di ECO-HAcking. Se per hacker si intende “pirata informatico”, nel campo della agroecologia politica, per “biopirata” si intende colui il quale si appropia di una risorsa comune qual è la biodiversità. In questo caso in forma di semente) e la patenta a proprio beneficio. Un agricoltore che ignora le patenti e scambia le semenze “hackea” con esse. E le imprese che controllano i software, rubando conscenze di dominio pubblico, piaratano nella rete. Con Eco-hacking si vuole denominare l’avvicinamento e l’appoggio di reciproco aiuto tra questi due movimenti sociali, agroecologia e software libero, per trovare una sinergia antagonista alle tendenze mopolizzatrici di oggi. Il progetto si basa su questa logica: hackers che lavorano gomito a gomito con i membri della Rete delle semenze per sviluppare un nuovo strumento di comunicazione: un web e una base dati con il software libero. Questa è una necessità predominante per i menbri della Rete per gestire dati personali, le varietà delle coltivazioni, con la propria tassonomia, particolarità (come resistenza al freddo o malattie, sapore, colore, texture), dati agronomici delle coltivazioni, quantità di semi disponibili e infine il contatto per avere un intercambio. Banco di semenze virtuale, progettato per un facile maneggio. Questo progetto è un ponte tra la cultura rurale tradizionale e le nuove tecnologie, la campagna e l’urbanità, il lavoro fisico e il lavoro intellettuale, il primario, materiale, primigenio, e il virtuale e il terziario.
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
21-lug-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/9922