“Fare prodotto”, oggi, significa guardare avanti, non fermarsi, cercare il bello e il nuovo oltre il consueto, testare nuove tecnologie e lanciarsi in ardue imprese, superare i confini scoprendo nuovi modi di interpretare le materie prime. Inventare nuovi prodotti che siano al passo con i tempi, col nostro diverso modo di vivere, vestirci, comunicare, che distillino il passato, ma che siano oltremodo intrisi di contemporaneità, specchio del mondo e di una nuova generazione, la nostra perché lo spazio ai giovani, è uno spazio non sprecato ma investito sono le basi e le convinzioni del progetto Silk Factory. Esso indirizza questa filosofia sul prodotto serico, per rispondere alle esigenze di un luogo, il triangolo lariano, che silenziosamente chiede aiuto per non perdere la sua tradizione e identità e rimanere uno dei pilastri del Made in Italy nel mondo. Silk Factory prende forma nel cuore del distretto serico comasco, a Canzo Asso, in una posizione privilegiata e di grande prestigio, ovvero in prossimità del lago del Segrino. In questo luogo sorge, ormai abbandonata da anni la fabbrica per l’imbottigliamento dell’acqua Gajum, un edificio industriale con alto potenziale di riutilizzo per via di una struttura ritmicamente definita, di un grande lotto disponibile e di una posizione privilegiata. Questo volume preesistente dunque, nella sua forma e nel suo stretto legame con il territorio, si è mostrato idoneo ad “ospitare” l’idea progettuale di Silk Factory, un tentativo di portare novità e innovazione senza dimenticare la tradizione e che quindi, sfruttando quest’opportunità di riconversione e riutilizzo, può vedere la sua filosofia prendere forma anche nel campo concreto. Silk Factory vuole essere un centro di ricerca sperimentale sull’impiego della seta in diversi campi di utilizzo, ma anche, e soprattutto un luogo di incontro tra giovani talenti che aspirano a far prendere vita ai propri progetti serici e il mondo dell’industria che cerca nuovi spunti e idee per risollevarsi dalla crisi economica moderna. Nel concreto si è scelto di non andare a stravolgere l’edificio, ma di mantenerne il più leggibile possibile la scansione ritmica in campate e la continuità spaziale, intervenendo in maniera decisa invece sul corpo del fronte strada, sul piano interrato e sullo spazio esterno. Le due scelte principali che caratterizzano il progetto portandolo verso la direzione appena citata, sono principalmente quella di strutturare lo spazio interno lungo un asse di percorrenza longitudinale, espresonoscibili e dall’uso di volumi di diversi materiali che con la loro presenza, fluttuante nello spazio ma allo stesso tempo molto materica e l’ass“Fare prodotto”, oggi, significa guardare avanti, non fermarsi, cercare il bello e il nuovo oltre il consueto, testare nuove tecnologie e lanciarsi in ardue imprese, superare i confini scoprendo nuovi modi di interpretare le materie prime. Inventare nuovi prodotti che siano al passo con i tempi, col nostro diverso modo di vivere, vestirci, comunicare, che distillino il passato, ma che siano oltremodo intrisi di contemporaneità, specchio del mondo e di una nuova generazione, la nostra perché lo spazio ai giovani, è uno spazio non sprecato ma investito sono le basi e le convinzioni del progetto Silk Factory. Esso indirizza questa filosofia sul prodotto serico, per rispondere alle esigenze di un luogo, il triangolo lariano, che silenziosamente chiede aiuto per non perdere la sua tradizione e identità e rimanere uno dei pilastri del Made in Italy nel mondo. Silk Factory prende forma nel cuore del distretto serico comasco, a Canzo Asso, in una posizione privilegiata e di grande prestigio, ovvero in prossimità del lago del Segrino. In questo luogo sorge, ormai abbandonata da anni la fabbrica per l’imbottigliamento dell’acqua Gajum, un edificio industriale con alto potenziale di riutilizzo per via di una struttura ritmicamente definita, di un grande lotto disponibile e di una posizione privilegiata. Questo volume preesistente dunque, nella sua forma e nel suo stretto legame con il territorio, si è mostrato idoneo ad “ospitare” l’idea progettuale di Silk Factory, un tentativo di portare novità e innovazione senza dimenticare la tradizione e che quindi, sfruttando quest’opportunità di riconversione e riutilizzo, può vedere la sua filosofia prendere forma anche nel campo concreto. Silk Factory vuole essere un centro di ricerca sperimentale sull’impiego della seta in diversi campi di utilizzo, ma anche, e soprattutto un luogo di incontro tra giovani talenti che aspirano a far prendere vita ai propri progetti serici e il mondo dell’industria che cerca nuovi spunti e idee per risollevarsi dalla crisi economica moderna. Nel concreto si è scelto di non andare a stravolgere l’edificio, ma di mantenerne il più leggibile possibile la scansione ritmica in campate e la continuità spaziale, intervenendo in maniera decisa invece sul corpo del fronte strada, sul piano interrato e sullo spazio esterno. Le due scelte principali che caratterizzano il progetto portandolo verso la direzione appena citata, sono principalmente quella di strutturare lo spazio interno lungo un asse di percorrenza longitudinale, espressione del ciclo produttivo e lavorativo della seta, accompagnata da quella di definire aree di lavoro specifiche, caratterizzate da fulcri fissi e riconoscibili e dall’uso di volumi di diversi materiali che con la loro presenza, fluttuante nello spazio ma allo stesso tempo molto materica e l’assenza quasi totale di muri divisori, lasciano percepibile la continuità spaziale interna,la ritmicità delle campate e i settori specifici in cui è suddiviso l’edificio. Inoltre grande importanza nella fase progettuale si è data al tema della natura presente sia nella destinazione d’uso, ovvero nel trattare un materiale di derivazione naturale, sia nella scelta dei materiali costruttivi e della loro applicazione. Questi, principalmente cemento, vetro, acciaio e legno, vanno a contrapporsi alla natura reale con il loro carattere apertamente artificiale, definendo quindi uno scontro con la natura, ma allo stesso tempo ne creano una simulazione, con particolari espedienti architettonici.enza quasi totale di muri divisori, lasciano percepibile la continuità spaziale interna,la ritmicità delle campate e i settori specifici in cui è suddiviso l’edificio. Inoltre grande importanza nella fase progettuale si è data al tema della natura presente sia nella destinazione d’uso, ovvero nel trattare un materiale di derivazione naturale, sia nella scelta dei materiali costruttivi e della loro applicazione. Questi, principalmente cemento, vetro, acciaio e legno, vanno a contrapporsi alla natura reale con il loro carattere apertamente artificiale, definendo quindi uno scontro con la natura, ma allo stesso tempo ne creano una simulazione, con particolari espedienti architettonici.
Silk factory. Progetto di un centro sperimentale per la seta a Canzo
ZANNI, CHIARA MARINA;MANUZZI, CHIARA
2013/2014
Abstract
“Fare prodotto”, oggi, significa guardare avanti, non fermarsi, cercare il bello e il nuovo oltre il consueto, testare nuove tecnologie e lanciarsi in ardue imprese, superare i confini scoprendo nuovi modi di interpretare le materie prime. Inventare nuovi prodotti che siano al passo con i tempi, col nostro diverso modo di vivere, vestirci, comunicare, che distillino il passato, ma che siano oltremodo intrisi di contemporaneità, specchio del mondo e di una nuova generazione, la nostra perché lo spazio ai giovani, è uno spazio non sprecato ma investito sono le basi e le convinzioni del progetto Silk Factory. Esso indirizza questa filosofia sul prodotto serico, per rispondere alle esigenze di un luogo, il triangolo lariano, che silenziosamente chiede aiuto per non perdere la sua tradizione e identità e rimanere uno dei pilastri del Made in Italy nel mondo. Silk Factory prende forma nel cuore del distretto serico comasco, a Canzo Asso, in una posizione privilegiata e di grande prestigio, ovvero in prossimità del lago del Segrino. In questo luogo sorge, ormai abbandonata da anni la fabbrica per l’imbottigliamento dell’acqua Gajum, un edificio industriale con alto potenziale di riutilizzo per via di una struttura ritmicamente definita, di un grande lotto disponibile e di una posizione privilegiata. Questo volume preesistente dunque, nella sua forma e nel suo stretto legame con il territorio, si è mostrato idoneo ad “ospitare” l’idea progettuale di Silk Factory, un tentativo di portare novità e innovazione senza dimenticare la tradizione e che quindi, sfruttando quest’opportunità di riconversione e riutilizzo, può vedere la sua filosofia prendere forma anche nel campo concreto. Silk Factory vuole essere un centro di ricerca sperimentale sull’impiego della seta in diversi campi di utilizzo, ma anche, e soprattutto un luogo di incontro tra giovani talenti che aspirano a far prendere vita ai propri progetti serici e il mondo dell’industria che cerca nuovi spunti e idee per risollevarsi dalla crisi economica moderna. Nel concreto si è scelto di non andare a stravolgere l’edificio, ma di mantenerne il più leggibile possibile la scansione ritmica in campate e la continuità spaziale, intervenendo in maniera decisa invece sul corpo del fronte strada, sul piano interrato e sullo spazio esterno. Le due scelte principali che caratterizzano il progetto portandolo verso la direzione appena citata, sono principalmente quella di strutturare lo spazio interno lungo un asse di percorrenza longitudinale, espresonoscibili e dall’uso di volumi di diversi materiali che con la loro presenza, fluttuante nello spazio ma allo stesso tempo molto materica e l’ass“Fare prodotto”, oggi, significa guardare avanti, non fermarsi, cercare il bello e il nuovo oltre il consueto, testare nuove tecnologie e lanciarsi in ardue imprese, superare i confini scoprendo nuovi modi di interpretare le materie prime. Inventare nuovi prodotti che siano al passo con i tempi, col nostro diverso modo di vivere, vestirci, comunicare, che distillino il passato, ma che siano oltremodo intrisi di contemporaneità, specchio del mondo e di una nuova generazione, la nostra perché lo spazio ai giovani, è uno spazio non sprecato ma investito sono le basi e le convinzioni del progetto Silk Factory. Esso indirizza questa filosofia sul prodotto serico, per rispondere alle esigenze di un luogo, il triangolo lariano, che silenziosamente chiede aiuto per non perdere la sua tradizione e identità e rimanere uno dei pilastri del Made in Italy nel mondo. Silk Factory prende forma nel cuore del distretto serico comasco, a Canzo Asso, in una posizione privilegiata e di grande prestigio, ovvero in prossimità del lago del Segrino. In questo luogo sorge, ormai abbandonata da anni la fabbrica per l’imbottigliamento dell’acqua Gajum, un edificio industriale con alto potenziale di riutilizzo per via di una struttura ritmicamente definita, di un grande lotto disponibile e di una posizione privilegiata. Questo volume preesistente dunque, nella sua forma e nel suo stretto legame con il territorio, si è mostrato idoneo ad “ospitare” l’idea progettuale di Silk Factory, un tentativo di portare novità e innovazione senza dimenticare la tradizione e che quindi, sfruttando quest’opportunità di riconversione e riutilizzo, può vedere la sua filosofia prendere forma anche nel campo concreto. Silk Factory vuole essere un centro di ricerca sperimentale sull’impiego della seta in diversi campi di utilizzo, ma anche, e soprattutto un luogo di incontro tra giovani talenti che aspirano a far prendere vita ai propri progetti serici e il mondo dell’industria che cerca nuovi spunti e idee per risollevarsi dalla crisi economica moderna. Nel concreto si è scelto di non andare a stravolgere l’edificio, ma di mantenerne il più leggibile possibile la scansione ritmica in campate e la continuità spaziale, intervenendo in maniera decisa invece sul corpo del fronte strada, sul piano interrato e sullo spazio esterno. Le due scelte principali che caratterizzano il progetto portandolo verso la direzione appena citata, sono principalmente quella di strutturare lo spazio interno lungo un asse di percorrenza longitudinale, espressione del ciclo produttivo e lavorativo della seta, accompagnata da quella di definire aree di lavoro specifiche, caratterizzate da fulcri fissi e riconoscibili e dall’uso di volumi di diversi materiali che con la loro presenza, fluttuante nello spazio ma allo stesso tempo molto materica e l’assenza quasi totale di muri divisori, lasciano percepibile la continuità spaziale interna,la ritmicità delle campate e i settori specifici in cui è suddiviso l’edificio. Inoltre grande importanza nella fase progettuale si è data al tema della natura presente sia nella destinazione d’uso, ovvero nel trattare un materiale di derivazione naturale, sia nella scelta dei materiali costruttivi e della loro applicazione. Questi, principalmente cemento, vetro, acciaio e legno, vanno a contrapporsi alla natura reale con il loro carattere apertamente artificiale, definendo quindi uno scontro con la natura, ma allo stesso tempo ne creano una simulazione, con particolari espedienti architettonici.enza quasi totale di muri divisori, lasciano percepibile la continuità spaziale interna,la ritmicità delle campate e i settori specifici in cui è suddiviso l’edificio. Inoltre grande importanza nella fase progettuale si è data al tema della natura presente sia nella destinazione d’uso, ovvero nel trattare un materiale di derivazione naturale, sia nella scelta dei materiali costruttivi e della loro applicazione. Questi, principalmente cemento, vetro, acciaio e legno, vanno a contrapporsi alla natura reale con il loro carattere apertamente artificiale, definendo quindi uno scontro con la natura, ma allo stesso tempo ne creano una simulazione, con particolari espedienti architettonici.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/106302