The United Kingdom’ s existing stock of buildings accounts for some 40 % of national carbon emissions, and 80 % of those structures will still be here in 2050. It is widely accepted that at the current rate of refurbishment, they will not all be fully retrofitted or otherwise decarbonised in time to meet energy or carbon-reduction targets, from the proposed 2018 mandate for private landlords through the European Union 2020, London 2025 or UK 2050 goals. London faces an additional complication; its building stock, half of which dates to the Victorian era, includes nearly 20,000 listed buildings and hundreds of thousands more protected to some degree within more than a thousand conservation areas, including an estimate of 575,000 homes. Safeguarding London’ s unique character and complying with heritage regulations requires architects to treat older buildings with special care. The aim of this research is to analyse the different strategies of adaptive reuse in the UK, as a way of redeveloping the existing stock through sustainable techniques. The concept of adaptive reuse and its major techniques are explained; these comprise recladding, retrofit (a wider and modern form of adapting buildings, involving the action of introducing (retrofitting) new materials, products and equipment into an existing building with the aim of reducing the use of energy of the building and reusing its spaces), facadism. These methods aim at the aesthetical and technological enhancement of an existing building, while adding more value and prolong its life through sustainable means. Significant case studies are then analysed to understand the possible strategies of adapting existing buildings in the city of London. In the final part of the study, I have developed two projects in central London, where retrofit techniques are contextualised and discussed, with the aim of finding new creative solutions for reusing older buildings.

In anni recenti il tema dell’ “adaptive reuse” e del retrofit tecnologico hanno definito in modo talvolta ambiguo un insieme di pratiche ed interventi che ancora stentano, almeno in Italia, a diventare tecniche codificate e definite. Negli ultimi anni c’ è stato un progressivo passaggio da una dimensione sperimentale degli interventi finalizzata all’individuazione di alcune “best practices” nei diversi contesti nazionali - che spesso riguardano non solo gli aspetti architettonici e tecnologici, ma anche i meccanismi di finanziamento e le politiche di intervento nel rapporto tra soggetti pubblici e privati - ad una fase in cui l’attenzione è rivolta principalmente ai risultati “quantitativi” in termini di riduzione del peso energetico e degli impatti ambientali, e dunque alla capacità di controllo e verifica di tali risultati nelle diverse fasi del processo edilizio. A dieci anni esatti dall’emanazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici, inizia a delinearsi a livello europeo un quadro generale di accresciuta consapevolezza sui temi legati all’efficienza energetica e, più in generale, alla sostenibilità ambientale, che si traduce in una prassi operativa di qualità che investe l’intero processo edilizio. Da un lato, infatti, i principali “topics” della progettazione bioclimatica sono in gran parte acquisiti nella pratica progettuale fino a diventare in alcuni casi presupposti fondativi di un valido “concept” architettonico, dall’altro, l’innovazione tecnologica si è orientata in maniera decisa sullo sviluppo di prodotti e sistemi caratterizzati da elevati livelli prestazionali in relazione ai principali parametri energetici, spesso uniti a caratteristiche ecologiche e di basso impatto dei prodotti e dei processi produttivi. L’insieme di questi fattori ha consentito, nei contesti europei più avanzati - cioè quei paesi che nel tempo hanno maturato un livello elevato di capacità programmatica, progettuale e tecnica (oltre che normativa) - di avviare programmi particolarmente ambiziosi che puntano al cosiddetto “retrofit di massa”, con interventi di riqualificazione energetica su larga scala, realizzati mediante ingenti finanziamenti pubblici e innovative forme di partenariato con soggetti privati. In questa trattazione ho deciso di analizzare le strategie di “adaptive reuse” e retrofit tecnologico adottate nel Regno Unito, in particolare a Londra. I principali programmi promossi nel Regno Unito - “Green Deal”, “Retrofit for the Future” - non si configurano infatti come un semplice recepimento di orientamenti normativi e direttive europee, ma rappresentano piuttosto un adattamento delle stesse al contesto locale. Casi studio significativi nella città di Londra sono quindi analizzati, discutendo le soluzioni di adaptive reuse spaziale, recladding, retrofit, e facadism.

Adaptive reuse in the UK : a creative approach towards sustainability

PETRUZZI, VERONICA
2014/2015

Abstract

The United Kingdom’ s existing stock of buildings accounts for some 40 % of national carbon emissions, and 80 % of those structures will still be here in 2050. It is widely accepted that at the current rate of refurbishment, they will not all be fully retrofitted or otherwise decarbonised in time to meet energy or carbon-reduction targets, from the proposed 2018 mandate for private landlords through the European Union 2020, London 2025 or UK 2050 goals. London faces an additional complication; its building stock, half of which dates to the Victorian era, includes nearly 20,000 listed buildings and hundreds of thousands more protected to some degree within more than a thousand conservation areas, including an estimate of 575,000 homes. Safeguarding London’ s unique character and complying with heritage regulations requires architects to treat older buildings with special care. The aim of this research is to analyse the different strategies of adaptive reuse in the UK, as a way of redeveloping the existing stock through sustainable techniques. The concept of adaptive reuse and its major techniques are explained; these comprise recladding, retrofit (a wider and modern form of adapting buildings, involving the action of introducing (retrofitting) new materials, products and equipment into an existing building with the aim of reducing the use of energy of the building and reusing its spaces), facadism. These methods aim at the aesthetical and technological enhancement of an existing building, while adding more value and prolong its life through sustainable means. Significant case studies are then analysed to understand the possible strategies of adapting existing buildings in the city of London. In the final part of the study, I have developed two projects in central London, where retrofit techniques are contextualised and discussed, with the aim of finding new creative solutions for reusing older buildings.
FRASER, MURRAY
ARC I - Scuola di Architettura e Società
30-set-2015
2014/2015
In anni recenti il tema dell’ “adaptive reuse” e del retrofit tecnologico hanno definito in modo talvolta ambiguo un insieme di pratiche ed interventi che ancora stentano, almeno in Italia, a diventare tecniche codificate e definite. Negli ultimi anni c’ è stato un progressivo passaggio da una dimensione sperimentale degli interventi finalizzata all’individuazione di alcune “best practices” nei diversi contesti nazionali - che spesso riguardano non solo gli aspetti architettonici e tecnologici, ma anche i meccanismi di finanziamento e le politiche di intervento nel rapporto tra soggetti pubblici e privati - ad una fase in cui l’attenzione è rivolta principalmente ai risultati “quantitativi” in termini di riduzione del peso energetico e degli impatti ambientali, e dunque alla capacità di controllo e verifica di tali risultati nelle diverse fasi del processo edilizio. A dieci anni esatti dall’emanazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici, inizia a delinearsi a livello europeo un quadro generale di accresciuta consapevolezza sui temi legati all’efficienza energetica e, più in generale, alla sostenibilità ambientale, che si traduce in una prassi operativa di qualità che investe l’intero processo edilizio. Da un lato, infatti, i principali “topics” della progettazione bioclimatica sono in gran parte acquisiti nella pratica progettuale fino a diventare in alcuni casi presupposti fondativi di un valido “concept” architettonico, dall’altro, l’innovazione tecnologica si è orientata in maniera decisa sullo sviluppo di prodotti e sistemi caratterizzati da elevati livelli prestazionali in relazione ai principali parametri energetici, spesso uniti a caratteristiche ecologiche e di basso impatto dei prodotti e dei processi produttivi. L’insieme di questi fattori ha consentito, nei contesti europei più avanzati - cioè quei paesi che nel tempo hanno maturato un livello elevato di capacità programmatica, progettuale e tecnica (oltre che normativa) - di avviare programmi particolarmente ambiziosi che puntano al cosiddetto “retrofit di massa”, con interventi di riqualificazione energetica su larga scala, realizzati mediante ingenti finanziamenti pubblici e innovative forme di partenariato con soggetti privati. In questa trattazione ho deciso di analizzare le strategie di “adaptive reuse” e retrofit tecnologico adottate nel Regno Unito, in particolare a Londra. I principali programmi promossi nel Regno Unito - “Green Deal”, “Retrofit for the Future” - non si configurano infatti come un semplice recepimento di orientamenti normativi e direttive europee, ma rappresentano piuttosto un adattamento delle stesse al contesto locale. Casi studio significativi nella città di Londra sono quindi analizzati, discutendo le soluzioni di adaptive reuse spaziale, recladding, retrofit, e facadism.
Tesi di laurea Magistrale
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