Negli anni '80 il desktop publishing e la diffusione di Internet hanno profondamente modificato il modo di pubblicare, di leggere e di informarsi. Hanno anche scatenato un acceso dibattito sulle sorti del libro stampato, tra chi ne profetizzava la scomparsa, entro pochi anni, in quanto inutile vincolo materiale agli infiniti vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, e chi proprio nel suo essere supporto tangibile riconosceva il punto di forza che gli avrebbe impedito di scomparire, sostituito dalla rispettiva versione digitale. Trent'anni più tardi è chiaro come l'editoria stia tendendo ad una sempre maggior digitalizzazione dei suoi prodotti: da un lato gli e-book e la stampa on-demand stanno avendo sempre maggior successo, mentre le vendite della carta stampata sono ai minimi storici; dall'altro il social advertising e gli e-commerce permettono di promuovere il proprio brand in modo efficace, sfruttando l'integrazione delle varie piattaforme di condivisione, e di vendere i propri prodotti online ad un bacino vario e costantemente in crescita di utenti. Questo tuttavia non ha portato tanto alla scomparsa della stampa e dell'editoria cartacea, quanto ad una sua trasformazione. Si è sviluppata, a partire dai primi anni del nuovo secolo, una forma di controtendenza, che sta trovando un riscontro positivo e una propria nicchia di mercato tra chi è ancora disposto a pagare per sperimentare l'imperfezione del lavoro manuale e l'attenzione posta nella progettazione di una tiratura limitata. Sono ormai diversi gli studi e le associazioni che si preoccupano di recuperare macchinari e tecniche del passato per utilizzarli nella realizzazione dei propri progetti, e le realtà editoriali indipendenti, come micro-case editrici e festival, che si interessano di editoria tradizionale, autoproduzioni e autopromozione autoriale nel design e nell'arte4, favorendo attraverso mostre, conferenze e workshop la cultura dello slow design, e la riqualificazione del lavoro manuale. Una volta definito quali siano queste piccole realtà, dove si trovino e come facciano a sopravvivere, questa ricerca si pone come obiettivo sia quello di iniziare a tratteggiare i contorni di questo fenomeno di controcultura, individuando i tratti comuni e le differenze di chi ne fa parte; sia di stabilire su cosa si potrebbe puntare, in un futuro prossimo, per permettere a queste realtà di crescere e consolidarsi, se su nuovi prodotti da realizzare, o sullo sviluppo di nuovi servizi di supporto alle loro attività.

Il progettista artigiano. Sostenibilità e prospettive del progetto grafico nel campo della stampa e dell'autoproduzione editoriale

TARABUSI, ARIANNA
2015/2016

Abstract

Negli anni '80 il desktop publishing e la diffusione di Internet hanno profondamente modificato il modo di pubblicare, di leggere e di informarsi. Hanno anche scatenato un acceso dibattito sulle sorti del libro stampato, tra chi ne profetizzava la scomparsa, entro pochi anni, in quanto inutile vincolo materiale agli infiniti vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, e chi proprio nel suo essere supporto tangibile riconosceva il punto di forza che gli avrebbe impedito di scomparire, sostituito dalla rispettiva versione digitale. Trent'anni più tardi è chiaro come l'editoria stia tendendo ad una sempre maggior digitalizzazione dei suoi prodotti: da un lato gli e-book e la stampa on-demand stanno avendo sempre maggior successo, mentre le vendite della carta stampata sono ai minimi storici; dall'altro il social advertising e gli e-commerce permettono di promuovere il proprio brand in modo efficace, sfruttando l'integrazione delle varie piattaforme di condivisione, e di vendere i propri prodotti online ad un bacino vario e costantemente in crescita di utenti. Questo tuttavia non ha portato tanto alla scomparsa della stampa e dell'editoria cartacea, quanto ad una sua trasformazione. Si è sviluppata, a partire dai primi anni del nuovo secolo, una forma di controtendenza, che sta trovando un riscontro positivo e una propria nicchia di mercato tra chi è ancora disposto a pagare per sperimentare l'imperfezione del lavoro manuale e l'attenzione posta nella progettazione di una tiratura limitata. Sono ormai diversi gli studi e le associazioni che si preoccupano di recuperare macchinari e tecniche del passato per utilizzarli nella realizzazione dei propri progetti, e le realtà editoriali indipendenti, come micro-case editrici e festival, che si interessano di editoria tradizionale, autoproduzioni e autopromozione autoriale nel design e nell'arte4, favorendo attraverso mostre, conferenze e workshop la cultura dello slow design, e la riqualificazione del lavoro manuale. Una volta definito quali siano queste piccole realtà, dove si trovino e come facciano a sopravvivere, questa ricerca si pone come obiettivo sia quello di iniziare a tratteggiare i contorni di questo fenomeno di controcultura, individuando i tratti comuni e le differenze di chi ne fa parte; sia di stabilire su cosa si potrebbe puntare, in un futuro prossimo, per permettere a queste realtà di crescere e consolidarsi, se su nuovi prodotti da realizzare, o sullo sviluppo di nuovi servizi di supporto alle loro attività.
ARC III - Scuola del Design
29-set-2016
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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