Quali potranno essere le conseguenze, sul piano urbanistico, della nomina di Matera a Capitale della Cultura Europea 2019? Quali trasformazioni si potranno ottenere dal punto di vista urbano? Tale nomina è mirata a sviluppare culturalmente il territorio designato, dando una grande opportunità per il rilancio della sua immagine, della sua economia e costruendo una base solida per futuri cambiamenti. Ma perché ha vinto Matera? Perché proprio una città del sud Italia? Probabilmente sono domande delle quali non conosceremo mai le risposte, però, ripercorrendo le vicende storiche che hanno generato la città che è oggi, forse potremmo riuscire a giungere ad una risposta plausibile. Se infatti venne definita “vergogna d’Italia” negli anni cinquanta per le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano le abitazioni dei Sassi, oggi se ne riscoprono le sue antiche virtù. Tale periodo segnò un punto di svolta per la città, che iniziò a prendere sempre maggiore coscienza di sé. Il periodo postbellico vide arrivare numerosi studiosi e personaggi della storia d’Italia in quelle terre, portando anche ingenti aiuti economici che fecero di Matera: il Laboratorio dell’Urbanistica italiana, e non solo, del dopoguerra. Oggi quegli “aiuti” la cittadinanza se li è andati a cercare, costruendosi una candidatura al centro della quale ha posto “l’abitante”, vincendo. Matera Laboratorio è stata una città policentrica, a seguito della costruzione dei Borghi Rurali, ma poi è andata sviluppandosi attorno al suo antico centro. Ha vissuto il boom economico e dell’industria, senza mai esserne inghiottita. Oggi la forza di Matera non è nel grande patrimonio storico-testimoniale dei Sassi, bensì nel suo territorio. Il paesaggio dell’agro materano nasconde innumerevoli tesori, fra Chiese Rupestri, Jazzi, Masseria e Borghi Rurali, si estende una natura sapientemente plasmata dalla mano dell’uomo. In un tempo in cui siamo sempre più cittadini e sempre meno abitanti della campagna, occorre ristabilire antiche connessioni, una rinata empatia verso la natura. Non è un problema di crescita o decrescita, è piuttosto una questione di rispetto verso noi stessi e in seconda battuta verso l’ambiente che abitiamo. Un rispetto che deriva dalla conoscenza e quindi da una maggiore consapevolezza. La nomina a ECOC 2019 è un’occasione per sviluppare tutti gli ambiti culturali di Matera, del suo territorio e delle sue genti. Matera vuole conoscersi e vuole farsi conoscere perché il cambiamento che si attende è culturale, sociale, ambientale, economico e produttivo. Tutto ciò parte dai cittadini, con la formula “bottom-up”, da una nuova mentalità e da un nuovo tipo di abitante, aperto, connesso, consapevole e rispettoso. Matera ha colto nel segno, perché è partita proprio da queste premesse. In questa sede, il compito dell’Architetto è di cercare di dare forma compiuta ad ideali, volontà, visioni, assecondando e cavalcando l’onda del cambiamento. Il nostro compito è quello di consentire formalmente, attraverso la corretta predisposizione dell’ambiente fisico, quelle spinte positive interne alla società. Una volta un grande Architetto scrisse alcune parole molto importanti, esse sono il fine ultimo di questo lavoro e la sua massima ispirazione: “io costruisco il pianoforte, ma sono i cittadini a suonare la musica” (Paolo Soleri)

Matera ECOC2019. Prove di futuro, oltre i Sassi

MANGIAMELE, MARCO
2015/2016

Abstract

Quali potranno essere le conseguenze, sul piano urbanistico, della nomina di Matera a Capitale della Cultura Europea 2019? Quali trasformazioni si potranno ottenere dal punto di vista urbano? Tale nomina è mirata a sviluppare culturalmente il territorio designato, dando una grande opportunità per il rilancio della sua immagine, della sua economia e costruendo una base solida per futuri cambiamenti. Ma perché ha vinto Matera? Perché proprio una città del sud Italia? Probabilmente sono domande delle quali non conosceremo mai le risposte, però, ripercorrendo le vicende storiche che hanno generato la città che è oggi, forse potremmo riuscire a giungere ad una risposta plausibile. Se infatti venne definita “vergogna d’Italia” negli anni cinquanta per le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano le abitazioni dei Sassi, oggi se ne riscoprono le sue antiche virtù. Tale periodo segnò un punto di svolta per la città, che iniziò a prendere sempre maggiore coscienza di sé. Il periodo postbellico vide arrivare numerosi studiosi e personaggi della storia d’Italia in quelle terre, portando anche ingenti aiuti economici che fecero di Matera: il Laboratorio dell’Urbanistica italiana, e non solo, del dopoguerra. Oggi quegli “aiuti” la cittadinanza se li è andati a cercare, costruendosi una candidatura al centro della quale ha posto “l’abitante”, vincendo. Matera Laboratorio è stata una città policentrica, a seguito della costruzione dei Borghi Rurali, ma poi è andata sviluppandosi attorno al suo antico centro. Ha vissuto il boom economico e dell’industria, senza mai esserne inghiottita. Oggi la forza di Matera non è nel grande patrimonio storico-testimoniale dei Sassi, bensì nel suo territorio. Il paesaggio dell’agro materano nasconde innumerevoli tesori, fra Chiese Rupestri, Jazzi, Masseria e Borghi Rurali, si estende una natura sapientemente plasmata dalla mano dell’uomo. In un tempo in cui siamo sempre più cittadini e sempre meno abitanti della campagna, occorre ristabilire antiche connessioni, una rinata empatia verso la natura. Non è un problema di crescita o decrescita, è piuttosto una questione di rispetto verso noi stessi e in seconda battuta verso l’ambiente che abitiamo. Un rispetto che deriva dalla conoscenza e quindi da una maggiore consapevolezza. La nomina a ECOC 2019 è un’occasione per sviluppare tutti gli ambiti culturali di Matera, del suo territorio e delle sue genti. Matera vuole conoscersi e vuole farsi conoscere perché il cambiamento che si attende è culturale, sociale, ambientale, economico e produttivo. Tutto ciò parte dai cittadini, con la formula “bottom-up”, da una nuova mentalità e da un nuovo tipo di abitante, aperto, connesso, consapevole e rispettoso. Matera ha colto nel segno, perché è partita proprio da queste premesse. In questa sede, il compito dell’Architetto è di cercare di dare forma compiuta ad ideali, volontà, visioni, assecondando e cavalcando l’onda del cambiamento. Il nostro compito è quello di consentire formalmente, attraverso la corretta predisposizione dell’ambiente fisico, quelle spinte positive interne alla società. Una volta un grande Architetto scrisse alcune parole molto importanti, esse sono il fine ultimo di questo lavoro e la sua massima ispirazione: “io costruisco il pianoforte, ma sono i cittadini a suonare la musica” (Paolo Soleri)
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
27-apr-2017
2015/2016
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/132784