In a situation where resources are scarce, it’s important to know which roles could be played by parts of the city yet asleep. Arezzo has a strong juxtaposition between the precious historical centre and all that doesn’t belong to it, exploiting as mere service and infrastructure every space laying along the city walls. However, because of its own nature, the medieval city offers a collection of small size open public spaces, which are perfectly fitting for a small town everyday life, still don’t work that well when activities and events are more ambitious and go beyond the neighborhood dimension. But if we make a couple of steps outwards we can understand the existence of several “border” situations, living as city gate, never getting to be part of the urban spaces system. One of these is piazza Fanfani, previously military square, located at the inside of a compact built perimeter, identified as the old cloister compound, in which the square was its “hortus conclusus”. Since then, after the military phase, the square became a big public car parking, thus losing the proper meaning of “square”. Our project aims at demonstrating how some spaces can lose their recent, unessential and palliative role for a more complete and systematic view of the contemporary city. Trusting the fascinating block morphology, the project transforms a back built situation realising a new layered public space: the ground gets modified by a new orography connecting different heights on the perimeter, generating severals spaces, and the square space is ruled by holes and three truncated pyramid volumes which emerge from the lower level and stand out giving various views. The approach to a stratified context defined by a rear system has generated a project which takes care of the surroundings from a urban and compositive point of view, still responding to its own rules. The proposal comes as a new, unusual and unexpected scenario, however complementary, as a new perspective on and for the city.

In una realtà dove le risorse sono scarse, è importante avere consapevolezza di quali sono i potenziali ruoli di parti di città pur momentaneamente sopiti. La città di Arezzo vive una forte contrapposizione fra la pregiata città murata e tutto ciò che non ne fa parte, utilizzando come meri servizi e infrastrutture indistintamente gli spazi che stanno a ridosso di essa. Tuttavia, per sua natura, la città medievale offre una serie di spazi pubblici aperti dalle dimensioni ridotte, che ben si confanno allo svolgersi della vita quotidiana di una piccola cittadina ma che ne mettono in crisi l’efficienza nel momento in cui l’ambizione delle attività e degli eventi supera la dimensione rionale. Basterebbe fare pochi passi indietro per rendersi conto delle situazioni esistenti al margine, che vivono solo come porte per la città ma che non entrano mai veramente a far parte della logica degli spazi urbani. È questo il caso di piazza Fanfani, ex piazza d’armi delle caserme militari, situata all’interno di un compatto perimetro edificato, storicamente definito l’isola dei monasteri, per il quale la piazza rappresentava l’hortus conclusus. Da hortus conclusus, la piazza è passata, dopo la parentesi militare, a essere un grande parcheggio pubblico, perdendo pertanto la connotazione insita nella definizione di piazza. Il progetto intende essere una dimostrazione di come in spazi che hanno assunto nel tempo determinate funzioni si possano scardinare usi consolidati ma palliativi a vantaggio di una visione più completa e organica della città contemporanea. Facendosi forte dell’affascinante aspetto morfologico dell’isolato, il progetto riscatta una situazione fatta di retri dando vita a uno spazio pubblico su più livelli: il suolo viene rimodellato tramite una nuova orografia artificiale che connette le diverse quote al contorno dando vita a spazi diversificati, mentre lo spazio della piazza in superficie viene gestito da diverse bucature e da tre tronchi di piramide che dal livello inferiore emergono e svettano fornendo diverse visuali. L’approccio a un contesto stratificato definito da un sistema di retri si è tradotto in un progetto che si cura dell’intorno dal punto di vista urbano e compositivo ma che risponde poi a logiche puramente interne. L’intervento si pone così come novità, scenario insolito e inaspettato, ma anche complementare, come nuova prospettiva su e per la città.

Hortus conclusus. Una nuova piazza per Arezzo

ANDREOLA, MARCO;CALVELLI, FRANCESCA
2017/2018

Abstract

In a situation where resources are scarce, it’s important to know which roles could be played by parts of the city yet asleep. Arezzo has a strong juxtaposition between the precious historical centre and all that doesn’t belong to it, exploiting as mere service and infrastructure every space laying along the city walls. However, because of its own nature, the medieval city offers a collection of small size open public spaces, which are perfectly fitting for a small town everyday life, still don’t work that well when activities and events are more ambitious and go beyond the neighborhood dimension. But if we make a couple of steps outwards we can understand the existence of several “border” situations, living as city gate, never getting to be part of the urban spaces system. One of these is piazza Fanfani, previously military square, located at the inside of a compact built perimeter, identified as the old cloister compound, in which the square was its “hortus conclusus”. Since then, after the military phase, the square became a big public car parking, thus losing the proper meaning of “square”. Our project aims at demonstrating how some spaces can lose their recent, unessential and palliative role for a more complete and systematic view of the contemporary city. Trusting the fascinating block morphology, the project transforms a back built situation realising a new layered public space: the ground gets modified by a new orography connecting different heights on the perimeter, generating severals spaces, and the square space is ruled by holes and three truncated pyramid volumes which emerge from the lower level and stand out giving various views. The approach to a stratified context defined by a rear system has generated a project which takes care of the surroundings from a urban and compositive point of view, still responding to its own rules. The proposal comes as a new, unusual and unexpected scenario, however complementary, as a new perspective on and for the city.
CAMPANELLA, CHRISTIAN
DE' ANGELIS, PAOLO
PAGANIN, GIANCARLO
PALMA, DANIELE
PAUDICE, SAMUELE
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-apr-2019
2017/2018
In una realtà dove le risorse sono scarse, è importante avere consapevolezza di quali sono i potenziali ruoli di parti di città pur momentaneamente sopiti. La città di Arezzo vive una forte contrapposizione fra la pregiata città murata e tutto ciò che non ne fa parte, utilizzando come meri servizi e infrastrutture indistintamente gli spazi che stanno a ridosso di essa. Tuttavia, per sua natura, la città medievale offre una serie di spazi pubblici aperti dalle dimensioni ridotte, che ben si confanno allo svolgersi della vita quotidiana di una piccola cittadina ma che ne mettono in crisi l’efficienza nel momento in cui l’ambizione delle attività e degli eventi supera la dimensione rionale. Basterebbe fare pochi passi indietro per rendersi conto delle situazioni esistenti al margine, che vivono solo come porte per la città ma che non entrano mai veramente a far parte della logica degli spazi urbani. È questo il caso di piazza Fanfani, ex piazza d’armi delle caserme militari, situata all’interno di un compatto perimetro edificato, storicamente definito l’isola dei monasteri, per il quale la piazza rappresentava l’hortus conclusus. Da hortus conclusus, la piazza è passata, dopo la parentesi militare, a essere un grande parcheggio pubblico, perdendo pertanto la connotazione insita nella definizione di piazza. Il progetto intende essere una dimostrazione di come in spazi che hanno assunto nel tempo determinate funzioni si possano scardinare usi consolidati ma palliativi a vantaggio di una visione più completa e organica della città contemporanea. Facendosi forte dell’affascinante aspetto morfologico dell’isolato, il progetto riscatta una situazione fatta di retri dando vita a uno spazio pubblico su più livelli: il suolo viene rimodellato tramite una nuova orografia artificiale che connette le diverse quote al contorno dando vita a spazi diversificati, mentre lo spazio della piazza in superficie viene gestito da diverse bucature e da tre tronchi di piramide che dal livello inferiore emergono e svettano fornendo diverse visuali. L’approccio a un contesto stratificato definito da un sistema di retri si è tradotto in un progetto che si cura dell’intorno dal punto di vista urbano e compositivo ma che risponde poi a logiche puramente interne. L’intervento si pone così come novità, scenario insolito e inaspettato, ma anche complementare, come nuova prospettiva su e per la città.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/147213