The end of the war represented the awakening from a collective nightmare for Poland. Only fragments of memories remain of a nightmare, as in Warsaw only few shreds still bear witness of the trauma of destruction. Between the processes of destruction and re-construction, these precarious fragments play an uncanny role: as survivors for the former and as scraps of a fearsome memory for the latter. Today the city whishes to move on, endangering the permanence of the fragments of its past. The project on Waliców 14 represents both an act of removal and protection on an open wound of the city. Dialoging with the material of the former roofs, a monumental lead covering box is lowered over the ruin in order to frame and filter its perception. This act is intended with a polemic aim towards the context: while hiding most of the building from the caos of shapes of the contemporary city, which has grown meanwhile around it whith no care for the scale of the former blocks, the gigantic cover puts it into relationship with its bigness. From the inside, the case talks about the silence in front of the unapproachaple memory of a city which has been wiped out. The path moves in front, above and underneath the ruin, which is not subjected to any intervention. The white light of Warsaw is material for the project: penetrating from above, it makes the bare bricks reverberate on the side wall which becomes the scenary of the facing theatre.

La fine della guerra rappresentò il risveglio da un incubo collettivo per la Polonia, del quale solo alcuni frammenti sopravvissero a testimoniare la distruzione compiuta dai nazisti non come atto bellico ma progettata e consumata per odio. Questi elementi sono stati col tempo soggetti a un fenomeno di rimozione, volto a cancellare il ricordo del trauma subito: se durante il socialismo reale la realizzazione di una visione modernista dell’urbanistica si conciliava con la condizione di tabula rasa, oggi nel libero mercato la permanenza dei pochi frammenti intatti è di intralcio al prosperare della speculazione immobiliare. Il progetto memorialistico in ul. Waliców ricolloca nella città del presente tre edifici sopravvissuti all’annientamento assieme a una porzione del muro del ghetto. Al fine di dare voce a questi testimoni della storia nel caos multiforme della Varsavia in rapida evoluzione, sulla rovina di Waliców 14 viene sospeso un monumentale involucro di piombo, materiale durabile e duttile che assorbe la luce e il suono conservando le tracce del tempo. Attraverso questa operazione di contestazione del contesto, si vuole ricreare un ambito protetto per accostarsi alla memoria con la dovuta distanza e accogliere nel silenzio catartico una narrazione inarrivabile. Il corpo mutilato della rovina viene incorniciato dai tagli ricavati sull’imponente carter che cela e protegge la ferita aperta ma allo stesso tempo denuncia l’assenza. Al di sotto di questo, uno spazio dedicato al teatro punta verso la parete della rovina, risignificandola come quinta vibrante sotto la luce zenitale che filtra dalla copertura. Un sistema di superfici in declivio fa riemergere gradualmente le fondazioni degli immobili scomparsi, conducendo il visitatore su un piano storico sepolto attraverso gli ambienti dell’archivio Ringelblum. La riqualificazione dei Waliców 10 e 12 ospita un centro per le arti con laboratori e servizi ricettivi. L’intervento nell’insieme si configura come un vitale polo culturale: un faro per Varsavia capace di riattivarne la connessione con la storia attraverso un circuito esperienziale che sublima una memoria traumatica in nuovo significato.

Was War Saw. Il memoriale della Varsavia rimossa

GERARDI, CRISTIANO
2017/2018

Abstract

The end of the war represented the awakening from a collective nightmare for Poland. Only fragments of memories remain of a nightmare, as in Warsaw only few shreds still bear witness of the trauma of destruction. Between the processes of destruction and re-construction, these precarious fragments play an uncanny role: as survivors for the former and as scraps of a fearsome memory for the latter. Today the city whishes to move on, endangering the permanence of the fragments of its past. The project on Waliców 14 represents both an act of removal and protection on an open wound of the city. Dialoging with the material of the former roofs, a monumental lead covering box is lowered over the ruin in order to frame and filter its perception. This act is intended with a polemic aim towards the context: while hiding most of the building from the caos of shapes of the contemporary city, which has grown meanwhile around it whith no care for the scale of the former blocks, the gigantic cover puts it into relationship with its bigness. From the inside, the case talks about the silence in front of the unapproachaple memory of a city which has been wiped out. The path moves in front, above and underneath the ruin, which is not subjected to any intervention. The white light of Warsaw is material for the project: penetrating from above, it makes the bare bricks reverberate on the side wall which becomes the scenary of the facing theatre.
DE CURTIS, ANNALISA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-apr-2019
2017/2018
La fine della guerra rappresentò il risveglio da un incubo collettivo per la Polonia, del quale solo alcuni frammenti sopravvissero a testimoniare la distruzione compiuta dai nazisti non come atto bellico ma progettata e consumata per odio. Questi elementi sono stati col tempo soggetti a un fenomeno di rimozione, volto a cancellare il ricordo del trauma subito: se durante il socialismo reale la realizzazione di una visione modernista dell’urbanistica si conciliava con la condizione di tabula rasa, oggi nel libero mercato la permanenza dei pochi frammenti intatti è di intralcio al prosperare della speculazione immobiliare. Il progetto memorialistico in ul. Waliców ricolloca nella città del presente tre edifici sopravvissuti all’annientamento assieme a una porzione del muro del ghetto. Al fine di dare voce a questi testimoni della storia nel caos multiforme della Varsavia in rapida evoluzione, sulla rovina di Waliców 14 viene sospeso un monumentale involucro di piombo, materiale durabile e duttile che assorbe la luce e il suono conservando le tracce del tempo. Attraverso questa operazione di contestazione del contesto, si vuole ricreare un ambito protetto per accostarsi alla memoria con la dovuta distanza e accogliere nel silenzio catartico una narrazione inarrivabile. Il corpo mutilato della rovina viene incorniciato dai tagli ricavati sull’imponente carter che cela e protegge la ferita aperta ma allo stesso tempo denuncia l’assenza. Al di sotto di questo, uno spazio dedicato al teatro punta verso la parete della rovina, risignificandola come quinta vibrante sotto la luce zenitale che filtra dalla copertura. Un sistema di superfici in declivio fa riemergere gradualmente le fondazioni degli immobili scomparsi, conducendo il visitatore su un piano storico sepolto attraverso gli ambienti dell’archivio Ringelblum. La riqualificazione dei Waliców 10 e 12 ospita un centro per le arti con laboratori e servizi ricettivi. L’intervento nell’insieme si configura come un vitale polo culturale: un faro per Varsavia capace di riattivarne la connessione con la storia attraverso un circuito esperienziale che sublima una memoria traumatica in nuovo significato.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/147743