In the last ten years the debate on prisons has expanded considerably, For the first time the issue is address to prison architecture and the debate is about whether it is possible or not to influence the prisoner's re-education through architectural intervention. In this context several theoretical studies have been carried out, even though a very small number of practical projects have been developed. It is known that space influences the activities of those who live it, and a gap in this will affect the penalty itself, aggravating it. Besides the penitentiary, there are a series of alternative measures to detention that are more effective for the purpose of re-education. Those measures decrease the risk of recidivism. Among these, we studied agricultural penal colonies, in particular we focused on the island of Pianosa, the first Iitalian penal colony. We spent a few days on the island in close contact with the inmates and the prison officers. The opportunity to visit the colony spaces, where this particular program is applied, allowed us to deduce a theoretical model. The guidelines of Pianosa model can be fully applied in similar contexts or partially in working structure to improve some design aspects. Finally, we chose to focus the architectural project on the six meter high wall which divides the island in two parts. The wall, that has never been used, was built with a symbolic purpose of separating civil and detention areas. The project aims to convert it to a space of new relations.

Negli ultimi dieci anni il dibattito sul tema delle carceri si è ampliato notevolmente, per la prima volta si parla non di edilizia ma di architettura penitenziaria. L’interrogativo diventa se e come sia possibile influire sulla rieducazione del detenuto attraverso l’intervento architettonico. Il nostro lavoro di tesi si inserisce in questo contesto in cui sono stati realizzati diversi studi teorici, ma ancora troppe poche applicazioni pratiche. Addentrarsi per la prima volta in un tema così complesso, che spazia dalla giurisprudenza all’architettura, passando per la sociologia e la psicologia, ha richiesto una fase di studio preliminare molto ampia. E’ stata necessaria la partecipazione a incontri e convegni, la consultazione di documenti e articoli, e un dialogo stretto con figure competenti nei vari settori. In ambito architettonico manca ancora la conoscenza approfondita delle funzioni che devono essere svolte negli spazi di detenzione da progettare. È dato per assodato ormai che lo spazio condiziona le attività di chi lo vive, e una lacuna in tale ambito influirà sulla pena stessa aggravandola, al di là di qualsiasi riflessione teorica. Al di fuori del penitenziario esistono una serie di misure alternative alla detenzione che sono più efficaci al fine della rieducazione, tanto che il rischio di recidiva si abbassa notevolmente. Ci siamo interessate in particolare alle colonie penali agricole, nate a metà del XIX secolo e ritenute ancora oggi un modello innovativo; tra queste, la prima fu quella di Pianosa. L’isola dell’Arcipelago toscano ha avuto una storia particolare, che l’ha vista prima colonia agricola penale, poi carcere di massima sicurezza, fino ad arrivare alla chiusura parziale. La condizione di incertezza sul suo destino ha permesso la nascita spontanea di un sistema di detenzione alternativo, il più vicino al dettato costituzionale. Per comprendere e definire questo metodo detentivo, è stato necessario innanzitutto studiare il passato dell’isola, la storia prima e durante la vita della colonia penale e gli ultimi anni da super carcere. Ma è stato, soprattutto, fondamentale trascorrere alcuni giorni sull’isola a contatto diretto con i detenuti e le guardie penitenziarie, e vivere in prima persona i ritmi di vita dell’isola. L’opportunità di visitare gli spazi dell’ex colonia, luogo d’applicazione di questo programma trattamentale particolare, ci ha permesso in seguito, di dedurre un modello teorico. Le linee guida definite sulla base dell’esperienza di Pianosa possono essere applicate in toto in contesti simili, o parzialmente in strutture attive per migliorarne alcuni aspetti progettuali. Per quanto sia un territorio disabitato (non considerando la presenza dei detenuti), fa riferimento a diverse amministrazioni. In un’estensione di circa 10,3 kmq, si trovano, tra Enti pubblici e Associazioni, sette soggetti operanti, ognuno con le proprie competenze e interessi. La continua mancanza di un accordo fra le autorità ha caratterizzato gli ultimi vent’anni dell’isola, anni in cui sono state fatte molte promesse ma poco sono state mantenute. Per conoscere la situazione di stallo in cui l’isola si trova e i progetti futuri, abbiamo intervistato i rappresentati di tutti gli Enti. Infine, abbiamo scelto di concentrare il progetto architettonico sul muro alto sei metri che divideva l’ex colonia dal borgo, con l’intenzione di restituire una valenza architettonica al manufatto. Il muro è stato costruito con una funzione puramente simbolica, che l’intervento mira a sostituire, attribuendogli il ruolo di nuovo spazio di relazione.

Ex colonia penale a Pianosa. Il sistema detentivo che resiste : temi, criticità, opportunità

MATRACCHI, FRANCESCA;MARINI, MARTA
2017/2018

Abstract

In the last ten years the debate on prisons has expanded considerably, For the first time the issue is address to prison architecture and the debate is about whether it is possible or not to influence the prisoner's re-education through architectural intervention. In this context several theoretical studies have been carried out, even though a very small number of practical projects have been developed. It is known that space influences the activities of those who live it, and a gap in this will affect the penalty itself, aggravating it. Besides the penitentiary, there are a series of alternative measures to detention that are more effective for the purpose of re-education. Those measures decrease the risk of recidivism. Among these, we studied agricultural penal colonies, in particular we focused on the island of Pianosa, the first Iitalian penal colony. We spent a few days on the island in close contact with the inmates and the prison officers. The opportunity to visit the colony spaces, where this particular program is applied, allowed us to deduce a theoretical model. The guidelines of Pianosa model can be fully applied in similar contexts or partially in working structure to improve some design aspects. Finally, we chose to focus the architectural project on the six meter high wall which divides the island in two parts. The wall, that has never been used, was built with a symbolic purpose of separating civil and detention areas. The project aims to convert it to a space of new relations.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-apr-2019
2017/2018
Negli ultimi dieci anni il dibattito sul tema delle carceri si è ampliato notevolmente, per la prima volta si parla non di edilizia ma di architettura penitenziaria. L’interrogativo diventa se e come sia possibile influire sulla rieducazione del detenuto attraverso l’intervento architettonico. Il nostro lavoro di tesi si inserisce in questo contesto in cui sono stati realizzati diversi studi teorici, ma ancora troppe poche applicazioni pratiche. Addentrarsi per la prima volta in un tema così complesso, che spazia dalla giurisprudenza all’architettura, passando per la sociologia e la psicologia, ha richiesto una fase di studio preliminare molto ampia. E’ stata necessaria la partecipazione a incontri e convegni, la consultazione di documenti e articoli, e un dialogo stretto con figure competenti nei vari settori. In ambito architettonico manca ancora la conoscenza approfondita delle funzioni che devono essere svolte negli spazi di detenzione da progettare. È dato per assodato ormai che lo spazio condiziona le attività di chi lo vive, e una lacuna in tale ambito influirà sulla pena stessa aggravandola, al di là di qualsiasi riflessione teorica. Al di fuori del penitenziario esistono una serie di misure alternative alla detenzione che sono più efficaci al fine della rieducazione, tanto che il rischio di recidiva si abbassa notevolmente. Ci siamo interessate in particolare alle colonie penali agricole, nate a metà del XIX secolo e ritenute ancora oggi un modello innovativo; tra queste, la prima fu quella di Pianosa. L’isola dell’Arcipelago toscano ha avuto una storia particolare, che l’ha vista prima colonia agricola penale, poi carcere di massima sicurezza, fino ad arrivare alla chiusura parziale. La condizione di incertezza sul suo destino ha permesso la nascita spontanea di un sistema di detenzione alternativo, il più vicino al dettato costituzionale. Per comprendere e definire questo metodo detentivo, è stato necessario innanzitutto studiare il passato dell’isola, la storia prima e durante la vita della colonia penale e gli ultimi anni da super carcere. Ma è stato, soprattutto, fondamentale trascorrere alcuni giorni sull’isola a contatto diretto con i detenuti e le guardie penitenziarie, e vivere in prima persona i ritmi di vita dell’isola. L’opportunità di visitare gli spazi dell’ex colonia, luogo d’applicazione di questo programma trattamentale particolare, ci ha permesso in seguito, di dedurre un modello teorico. Le linee guida definite sulla base dell’esperienza di Pianosa possono essere applicate in toto in contesti simili, o parzialmente in strutture attive per migliorarne alcuni aspetti progettuali. Per quanto sia un territorio disabitato (non considerando la presenza dei detenuti), fa riferimento a diverse amministrazioni. In un’estensione di circa 10,3 kmq, si trovano, tra Enti pubblici e Associazioni, sette soggetti operanti, ognuno con le proprie competenze e interessi. La continua mancanza di un accordo fra le autorità ha caratterizzato gli ultimi vent’anni dell’isola, anni in cui sono state fatte molte promesse ma poco sono state mantenute. Per conoscere la situazione di stallo in cui l’isola si trova e i progetti futuri, abbiamo intervistato i rappresentati di tutti gli Enti. Infine, abbiamo scelto di concentrare il progetto architettonico sul muro alto sei metri che divideva l’ex colonia dal borgo, con l’intenzione di restituire una valenza architettonica al manufatto. Il muro è stato costruito con una funzione puramente simbolica, che l’intervento mira a sostituire, attribuendogli il ruolo di nuovo spazio di relazione.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/148114