The relationship between reality and representation seems to be a timeless ontological problem. If initially the virtual world was born as an imitation of the real one, today it is gradually overcoming it. Reality thus seems to exist according to its representation, reconfiguring itself to better circulate online. It is no longer the images that are modified, but the very substance of the world, in an attempt to resemble again its now unrealistic digital version. This process is reflected on the individual, who remains trapped in the inevitability of his own virtual identity. Retracing the different ways of translating the online self – from the anonymity of Web 1.0 to contemporary hyper-exposure – the research aims to outline possible alternative models. The analysis takes into consideration a series of artistic-speculative practices which, in the wake of the Finsta, provide for an unprecedented use of Instagram. From the synthesis of the identified patterns, guidelines are drawn for a more open definition of oneself and one’s online presence, through the rethinking of the reference formats. The profile remains impossible as it escapes a single and exhaustive definition, but it can also free itself from artificial claims of authenticity and representativeness.

Il rapporto tra realtà e rappresentazione sembra essere un problema ontologico senza tempo. Se inizialmente il mondo virtuale nasceva come imitazione di quello reale, oggi lo sta gradualmente superando. La realtà sembra così esistere in funzione della sua rappresentazione, riconfigurandosi per meglio circolare online. Non sono più le immagini a essere modificate, ma la sostanza stessa del mondo, nel tentativo di tornare ad assomigliare alla sua ormai irrealistica versione digitale. Questo processo si riflette sull’individuo, che rimane intrappolato nell’inevitabilità della propria identità virtuale. Ripercorrendo le diverse modalità di traduzione del sé online – dall’anonimato del Web 1.0 all’iper-esposizione contemporanea – la ricerca si pone l’obiettivo di delineare possibili modelli alternativi. L’analisi prende in considerazione una serie pratiche di carattere artistico-speculativo che, sulla scia dei Finsta, prevedono un utilizzo inedito di Instagram. Dalla sintesi dei pattern individuati, si tracciano le linee guida per una definizione più aperta del sé e della propria presenza online, tramite il ripensamento dei format di riferimento. Il profilo rimane impossibile in quanto sfugge a una definizione univoca ed esaustiva, ma può altresì liberarsi da artificiose pretese d’autenticità e rappresentatività.

Il profilo impossibile. Dialettica tra realtà e rappresentazione nella definizione dell'identità digitale

Stauder, Robin Sara
2019/2020

Abstract

The relationship between reality and representation seems to be a timeless ontological problem. If initially the virtual world was born as an imitation of the real one, today it is gradually overcoming it. Reality thus seems to exist according to its representation, reconfiguring itself to better circulate online. It is no longer the images that are modified, but the very substance of the world, in an attempt to resemble again its now unrealistic digital version. This process is reflected on the individual, who remains trapped in the inevitability of his own virtual identity. Retracing the different ways of translating the online self – from the anonymity of Web 1.0 to contemporary hyper-exposure – the research aims to outline possible alternative models. The analysis takes into consideration a series of artistic-speculative practices which, in the wake of the Finsta, provide for an unprecedented use of Instagram. From the synthesis of the identified patterns, guidelines are drawn for a more open definition of oneself and one’s online presence, through the rethinking of the reference formats. The profile remains impossible as it escapes a single and exhaustive definition, but it can also free itself from artificial claims of authenticity and representativeness.
ARC III - Scuola del Design
15-dic-2020
2019/2020
Il rapporto tra realtà e rappresentazione sembra essere un problema ontologico senza tempo. Se inizialmente il mondo virtuale nasceva come imitazione di quello reale, oggi lo sta gradualmente superando. La realtà sembra così esistere in funzione della sua rappresentazione, riconfigurandosi per meglio circolare online. Non sono più le immagini a essere modificate, ma la sostanza stessa del mondo, nel tentativo di tornare ad assomigliare alla sua ormai irrealistica versione digitale. Questo processo si riflette sull’individuo, che rimane intrappolato nell’inevitabilità della propria identità virtuale. Ripercorrendo le diverse modalità di traduzione del sé online – dall’anonimato del Web 1.0 all’iper-esposizione contemporanea – la ricerca si pone l’obiettivo di delineare possibili modelli alternativi. L’analisi prende in considerazione una serie pratiche di carattere artistico-speculativo che, sulla scia dei Finsta, prevedono un utilizzo inedito di Instagram. Dalla sintesi dei pattern individuati, si tracciano le linee guida per una definizione più aperta del sé e della propria presenza online, tramite il ripensamento dei format di riferimento. Il profilo rimane impossibile in quanto sfugge a una definizione univoca ed esaustiva, ma può altresì liberarsi da artificiose pretese d’autenticità e rappresentatività.
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