The dissertation aims at elaborating a project for the conservation and possible reuse of the Former Archaeological Museum in Tbilisi, Georgia. The building is composed by three water tanks placed on the top of a steep hill. The building was involved in a project with the purpose of transforming it into a museum, starting from 1989. Nowadays it is in a state of partial neglect. To deeply understand the problems and necessities of the project, the dissertation moves through a historical setting, concerning both the Soviet Union in a wide spectrum and Tbilisi’s recent history. Among the peculiarities of the project there is, beside the reuse of the architecture itself, the problem of the re-contextualisation of the building in the city network. An important part of the project is focused on the relationship between the building and the quarter where it belongs, Dighomi. Firstly, the project concerns the redesign of the access paths in an horizon of inclusivity and sustainable design. Due to the peculiar topography of the project site and hardly manageable viability barriers, it has become necessary to imagine an underground or bridge-like pathway between the quarter and the hillside. For the same issues the accessibility to disabled people is guaranteed only with private conveyance. The area surrounding the building is intended as a whole, an extension of the public park area in Dighomi. The conservation project, involves the three tanks, following a minimum intervention methodology. The new function, a space for students from primary school to university, takes place by creating building cafes, study rooms, laboratories, a scenic space and a modest library with archive. Every intervention is characterised by being movable, easy to disassemble and, with the exception of very few cases, they will not affect the original structure of the building.

La tesi punta a elaborare una metodologia per la conservazione del moderno attraverso un progetto di riuso che interessi l’ex Museo Archeologico di Tbilisi. L’edificio è composto da tre cisterne idriche dei primi anni cinquanta poste sulla cima di una ripida collina, oggetto di un progetto mai concluso di trasformazione in museo iniziato nel 1989. Ad oggi si presenta in uno stato di semi abbandono. Un inquadramento generale sia della cultura architettonica dell’Unione Sovietica (e gli equivoci semplicistici che nel senso comune la bollano come alienante e di scarso valore formale e intellettuale) e un affiancamento storico sulla Tbilisi degli ultimi trent’anni sono usati come strumenti per giungere a inquadrare le problematiche del progetto. Queste problematiche non sono solo di ordine architettonico, relative quindi all’edificio e alla sua consistenza materiale, ma si muovono sul piano più ampio della relazione tra architettura e città. Parte fondamentale del progetto è dunque la ricucitura dell’edificio al brano di città alla quale fa riferimento, il quartiere Dighomi, a sua volta analizzato nelle sue necessità e caratteristiche. La prima parte del progetto, dunque, è volta alla riscrittura degli accessi all’area di studio in un’ottica di altra mobilità e inclusività, giungendo alla conclusione che per la particolarissima topografia del luogo, e per ostacoli viari invalicabili, è necessario immaginare superamenti architettonici delle barriere quali tunnel o ponti pedonali. Per le stesse motivazioni, l’accesso alle persone con disabilità è garantito nella misura in cui si possa raggiungere l’area con mezzi di trasporto autonomi, anche in macchina. Il nuovo complesso circondante l’edificio è inteso come unicum, estensione dello spazio pubblico del quartiere e occupato da episodi quali l’ex museo in sé e gli scavi archeologici della zona. Il progetto di conservazione, finalizzato al riuso delle parti del museo interessate già dai lavori del 1989, si concentra sulle tre cisterne originali in un’ottica di minimo intervento. La nuova funzione, uno spazio dedicato a servizi per gli studenti di ogni ordine e grado, è concretizzata nella creazione di un bar, aule studio, laboratori, spazio scenico e una piccola biblioteca/archivio. Tutti gli interventi operati all’interno dell’edificio sono realizzati a secco, sono smontabili e, salvo rarissimi casi, non intaccano la consistenza materiale dell’edificio in essere.

L'ideologia interrotta. Analisi, conservazione e ri-contestualizzazione dell'ex museo archeologico di Tbilisi, Georgia

ROMANZINI, ALVISE
2020/2021

Abstract

The dissertation aims at elaborating a project for the conservation and possible reuse of the Former Archaeological Museum in Tbilisi, Georgia. The building is composed by three water tanks placed on the top of a steep hill. The building was involved in a project with the purpose of transforming it into a museum, starting from 1989. Nowadays it is in a state of partial neglect. To deeply understand the problems and necessities of the project, the dissertation moves through a historical setting, concerning both the Soviet Union in a wide spectrum and Tbilisi’s recent history. Among the peculiarities of the project there is, beside the reuse of the architecture itself, the problem of the re-contextualisation of the building in the city network. An important part of the project is focused on the relationship between the building and the quarter where it belongs, Dighomi. Firstly, the project concerns the redesign of the access paths in an horizon of inclusivity and sustainable design. Due to the peculiar topography of the project site and hardly manageable viability barriers, it has become necessary to imagine an underground or bridge-like pathway between the quarter and the hillside. For the same issues the accessibility to disabled people is guaranteed only with private conveyance. The area surrounding the building is intended as a whole, an extension of the public park area in Dighomi. The conservation project, involves the three tanks, following a minimum intervention methodology. The new function, a space for students from primary school to university, takes place by creating building cafes, study rooms, laboratories, a scenic space and a modest library with archive. Every intervention is characterised by being movable, easy to disassemble and, with the exception of very few cases, they will not affect the original structure of the building.
IMNADZE, NINO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
21-dic-2021
2020/2021
La tesi punta a elaborare una metodologia per la conservazione del moderno attraverso un progetto di riuso che interessi l’ex Museo Archeologico di Tbilisi. L’edificio è composto da tre cisterne idriche dei primi anni cinquanta poste sulla cima di una ripida collina, oggetto di un progetto mai concluso di trasformazione in museo iniziato nel 1989. Ad oggi si presenta in uno stato di semi abbandono. Un inquadramento generale sia della cultura architettonica dell’Unione Sovietica (e gli equivoci semplicistici che nel senso comune la bollano come alienante e di scarso valore formale e intellettuale) e un affiancamento storico sulla Tbilisi degli ultimi trent’anni sono usati come strumenti per giungere a inquadrare le problematiche del progetto. Queste problematiche non sono solo di ordine architettonico, relative quindi all’edificio e alla sua consistenza materiale, ma si muovono sul piano più ampio della relazione tra architettura e città. Parte fondamentale del progetto è dunque la ricucitura dell’edificio al brano di città alla quale fa riferimento, il quartiere Dighomi, a sua volta analizzato nelle sue necessità e caratteristiche. La prima parte del progetto, dunque, è volta alla riscrittura degli accessi all’area di studio in un’ottica di altra mobilità e inclusività, giungendo alla conclusione che per la particolarissima topografia del luogo, e per ostacoli viari invalicabili, è necessario immaginare superamenti architettonici delle barriere quali tunnel o ponti pedonali. Per le stesse motivazioni, l’accesso alle persone con disabilità è garantito nella misura in cui si possa raggiungere l’area con mezzi di trasporto autonomi, anche in macchina. Il nuovo complesso circondante l’edificio è inteso come unicum, estensione dello spazio pubblico del quartiere e occupato da episodi quali l’ex museo in sé e gli scavi archeologici della zona. Il progetto di conservazione, finalizzato al riuso delle parti del museo interessate già dai lavori del 1989, si concentra sulle tre cisterne originali in un’ottica di minimo intervento. La nuova funzione, uno spazio dedicato a servizi per gli studenti di ogni ordine e grado, è concretizzata nella creazione di un bar, aule studio, laboratori, spazio scenico e una piccola biblioteca/archivio. Tutti gli interventi operati all’interno dell’edificio sono realizzati a secco, sono smontabili e, salvo rarissimi casi, non intaccano la consistenza materiale dell’edificio in essere.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/182033