Transitorio, imprevedibile, mutevole, creatore e distruttore di segni: questo è il tempo. Sovrasta ogni cosa, modifica la natura, la racchiude all’interno del ciclo vitale: nascita,crescita, invecchiamento, morte. Cicli simili si ritrovano ovunque in natura: nelle stagioni come nel farsi e disfarsi delle nuvole. Il trascorrere del tempo e le intemperie agiscono su ogni cosa, all’unisono o separatamente; lenti o veloci, trasformano e plasmano le superfici: le deformano, le corrodono, le bucano. Tempo è patina: è la storia degli oggetti, la storia delle cose; la storia di un passato che si fa presente e che si protende verso l’oltre per poi diventare futuro. Testimonia usi anteriori, perché reca l’impronta dei corpi sugli oggetti. Carico di segni, prefigura il luogo e la forma di ulteriori contatti, invitando a nuovi usi. La tensione tra tempo che passa e tempo che dura è il tema principale di quest’opera. Il tempo che passa agisce sul rivestimento degli oggetti, degradandoli; il tempo che dura insiste sull’anima dell’oggetto. Ciò che è realmente fondamentale è la traccia presente dell’uso. Riandare alla tendenza contemporanea, che considera eterna la pelle degli oggetti e la superficie dei corpi, è inserirla in un nuovo scenario nel quale i materiali si trasformano naturalmente nel tempo, acquistando significato ad ogni stadio della loro esistenza. Progetti in progress, transitori e vulnerabili, imprevedibili e incompiuti, che traducono il sole, la pioggia, il vento, il freddo e il caldo in un linguaggio di scolorimenti, ossidazioni, opacizzazioni, incurvature, macchie, crepe. Raccontano gli usi e gli abusi di cui sono stati oggetto. Stremati, fragili, terrei, disidratati, questi oggetti possono essere sul punto di smaterializzarsi ma conservano intatti temperamento e personalità. Rappresentano una bellezza che, come la natura, è rigida ma delicata, opaca ma vivida. L’imprevedibile, il pressappoco, il difetto e l’errore sono concetti che sono insiti nel processo naturale. Il progetto si pone l’obiettivo di accettare, rivalutare, utilizzare questi concetti al fine di creare prodotti che avvertano la natura e mutino con essa. Vuole conoscere a fondo le caratteristiche dei materiali utilizzati, sfruttare al meglio le loro qualità più transitorie. Concepire progetti che accettino l’imprevedibile e ne siano portavoce. Che, all’interno di una produzione standardizzata, rendano unico il prodotto, lo facciano emergere. Per chi coglie la sfida, crescita e invecchiamento – entrambi statici e dinamici – diventano le due nuove categorie di analisi. I confini del processo creativo sono labili ma chiari, definibili ma in movimento: ciò che li accomuna è la rappresentazione del tempo che passa. Gli oggetti, crescendo e maturando, acquistano in complessità, si imbevono di impronte, tocchi, gesti. Adattando i processi produttivi alle dinamiche della natura il designer può agire sugli oggetti proiettandoli nel tempo. In tal modo storie e memorie non saranno più appannaggio unico dell’osservatore. Anche l’oggetto sarà la traccia di un processo, e tale processo l’avrà caricato di segni. Nei diversissimi modi in cui questo accade, sarà possibile ricostruire il suo passato. Un passato che è ricordo del tempo.

Time lapse

VILLA, LAURA
2009/2010

Abstract

Transitorio, imprevedibile, mutevole, creatore e distruttore di segni: questo è il tempo. Sovrasta ogni cosa, modifica la natura, la racchiude all’interno del ciclo vitale: nascita,crescita, invecchiamento, morte. Cicli simili si ritrovano ovunque in natura: nelle stagioni come nel farsi e disfarsi delle nuvole. Il trascorrere del tempo e le intemperie agiscono su ogni cosa, all’unisono o separatamente; lenti o veloci, trasformano e plasmano le superfici: le deformano, le corrodono, le bucano. Tempo è patina: è la storia degli oggetti, la storia delle cose; la storia di un passato che si fa presente e che si protende verso l’oltre per poi diventare futuro. Testimonia usi anteriori, perché reca l’impronta dei corpi sugli oggetti. Carico di segni, prefigura il luogo e la forma di ulteriori contatti, invitando a nuovi usi. La tensione tra tempo che passa e tempo che dura è il tema principale di quest’opera. Il tempo che passa agisce sul rivestimento degli oggetti, degradandoli; il tempo che dura insiste sull’anima dell’oggetto. Ciò che è realmente fondamentale è la traccia presente dell’uso. Riandare alla tendenza contemporanea, che considera eterna la pelle degli oggetti e la superficie dei corpi, è inserirla in un nuovo scenario nel quale i materiali si trasformano naturalmente nel tempo, acquistando significato ad ogni stadio della loro esistenza. Progetti in progress, transitori e vulnerabili, imprevedibili e incompiuti, che traducono il sole, la pioggia, il vento, il freddo e il caldo in un linguaggio di scolorimenti, ossidazioni, opacizzazioni, incurvature, macchie, crepe. Raccontano gli usi e gli abusi di cui sono stati oggetto. Stremati, fragili, terrei, disidratati, questi oggetti possono essere sul punto di smaterializzarsi ma conservano intatti temperamento e personalità. Rappresentano una bellezza che, come la natura, è rigida ma delicata, opaca ma vivida. L’imprevedibile, il pressappoco, il difetto e l’errore sono concetti che sono insiti nel processo naturale. Il progetto si pone l’obiettivo di accettare, rivalutare, utilizzare questi concetti al fine di creare prodotti che avvertano la natura e mutino con essa. Vuole conoscere a fondo le caratteristiche dei materiali utilizzati, sfruttare al meglio le loro qualità più transitorie. Concepire progetti che accettino l’imprevedibile e ne siano portavoce. Che, all’interno di una produzione standardizzata, rendano unico il prodotto, lo facciano emergere. Per chi coglie la sfida, crescita e invecchiamento – entrambi statici e dinamici – diventano le due nuove categorie di analisi. I confini del processo creativo sono labili ma chiari, definibili ma in movimento: ciò che li accomuna è la rappresentazione del tempo che passa. Gli oggetti, crescendo e maturando, acquistano in complessità, si imbevono di impronte, tocchi, gesti. Adattando i processi produttivi alle dinamiche della natura il designer può agire sugli oggetti proiettandoli nel tempo. In tal modo storie e memorie non saranno più appannaggio unico dell’osservatore. Anche l’oggetto sarà la traccia di un processo, e tale processo l’avrà caricato di segni. Nei diversissimi modi in cui questo accade, sarà possibile ricostruire il suo passato. Un passato che è ricordo del tempo.
VISCONTI, PAMELA
ARC III - Facolta' del Design
31-mar-2011
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/19142