Violence, image and gender are three intersecting elements we come across everyday with the use of media. But how do you portray violence? What role does gender have in the depiction of violence? These are questions that image-makers are constantly asking. The present work aims to analyze the relationship between violence, image and gender within horror cinema, which is essentially based on these three pillars: compared to other genres, in horror movies the central element is the representation of violence, which is always gendered, as Magaraggia recalls. Why horror? It is a genre based on an emotional factor, fear, and therefore speaks in an extremely profound way of humanity, its fears and fantasies, certainly with a very strong and extreme imagery, but at the same time it represents a mirror of today's society. In horror cinema all the formal aspects of the image are used to establish this emotional factor. This work investigates how formal elements are used asymmetrically in the representation of violence towards female and male victims, focusing on the role that the image has in the impact on the viewers. In particular, how the research of the aesthetic quality in images partially conceals the violent act when the victim is female. Since gender-based violence is still a well-rooted social phenomenon in today's society, every medium that speaks to a young audience, such as horror cinema, has the responsibility of dealing with its representation. The research thus takes shape through the visual analysis of a sample of successful horror films from the last ten years. The results and data emerged from this analysis are developed into audio-visual artifacts, three video-pills to make the public aware of the visual codes that it unconsciously absorbs in front of violent images. From this point of view, the contribution of a communication designer is key not only for formally decoding the images analyzed, but also for being a transversal figure in the field of research, between gender cultures and cinematographic image culture.

Violenza, immagine e genere sono tre elementi tra loro intersecati con cui entriamo in contatto quotidianamente nella fruizione dei media. Come si mette in immagine la violenza? Che ruolo ha il genere nelle rappresentazioni di violenza? Sono domande che i creatori di immagini si pongono costantemente. Il presente lavoro è finalizzato ad analizzare il rapporto che sussiste tra violenza, immagine e genere all’interno del cinema horror, che si fonda essenzialmente su questi tre pilastri: rispetto ad altri generi cinematografici, nell’horror è centrale la rappresentazione della violenza, la quale, come ricorda Magaraggia, ha sempre una dimensione di genere. Perché l’horror? Si tratta di un genere fondato su un fattore emotivo, quello di instaurare terrore nel pubblico, e quindi parla in maniera estremamente profonda dell’umanità, delle sue paure e delle sue fantasie, certamente con un immaginario molto forte ed estremo, ma allo stesso tempo risulta uno specchio della società odierna: d’altronde, nasce proprio con l’intento di rappresentare una parte integrante della vita, che è appunto la morte. Tutti gli elementi formali a disposizione vengono quindi utilizzati per instaurare questo fattore emotivo. Questo lavoro indaga come gli elementi formali vengono utilizzati in maniera asimmetrica nella rappresentazione della violenza verso i due generi, focalizzandosi sul ruolo che ha la messa in immagine nell’impatto sugli spettatori. In particolare, come la ricerca e qualità estetica vada a occultare parzialmente l’atto violento quando la vittima è femminile. Essendo la violenza di genere ancora un fenomeno sociale ben radicato nella società odierna, ogni medium che parla a un pubblico giovanile, come il cinema horror, si trova l’onere di dover fare i conti con la sua rappresentazione. La ricerca prende così forma attraverso l’analisi visiva di un campione di film horror di successo degli ultimi dieci anni, a partire dalla quale, grazie alla rielaborazione di dati emersi, si sviluppano degli artefatti audio-visivi sintetici, delle pillole per consapevolizzare il pubblico nei codici visivi che inconsciamente assorbe di fronte alle immagini di violenza. In quest’ottica l’apporto di un designer della comunicazione risulta chiave non solo per decodificare formalmente le immagini analizzate, ma anche come figura trasversale responsabile nell’ambito di ricerca, in bilico tra culture di genere e cultura dell’immagine cinematografica.

Violenze patinate. Quando l'estetica occulta la violenza : il caso dei film horror

Tammaro, Matteo
2021/2022

Abstract

Violence, image and gender are three intersecting elements we come across everyday with the use of media. But how do you portray violence? What role does gender have in the depiction of violence? These are questions that image-makers are constantly asking. The present work aims to analyze the relationship between violence, image and gender within horror cinema, which is essentially based on these three pillars: compared to other genres, in horror movies the central element is the representation of violence, which is always gendered, as Magaraggia recalls. Why horror? It is a genre based on an emotional factor, fear, and therefore speaks in an extremely profound way of humanity, its fears and fantasies, certainly with a very strong and extreme imagery, but at the same time it represents a mirror of today's society. In horror cinema all the formal aspects of the image are used to establish this emotional factor. This work investigates how formal elements are used asymmetrically in the representation of violence towards female and male victims, focusing on the role that the image has in the impact on the viewers. In particular, how the research of the aesthetic quality in images partially conceals the violent act when the victim is female. Since gender-based violence is still a well-rooted social phenomenon in today's society, every medium that speaks to a young audience, such as horror cinema, has the responsibility of dealing with its representation. The research thus takes shape through the visual analysis of a sample of successful horror films from the last ten years. The results and data emerged from this analysis are developed into audio-visual artifacts, three video-pills to make the public aware of the visual codes that it unconsciously absorbs in front of violent images. From this point of view, the contribution of a communication designer is key not only for formally decoding the images analyzed, but also for being a transversal figure in the field of research, between gender cultures and cinematographic image culture.
CASNATI, FRANCESCA
ARC III - Scuola del Design
20-dic-2022
2021/2022
Violenza, immagine e genere sono tre elementi tra loro intersecati con cui entriamo in contatto quotidianamente nella fruizione dei media. Come si mette in immagine la violenza? Che ruolo ha il genere nelle rappresentazioni di violenza? Sono domande che i creatori di immagini si pongono costantemente. Il presente lavoro è finalizzato ad analizzare il rapporto che sussiste tra violenza, immagine e genere all’interno del cinema horror, che si fonda essenzialmente su questi tre pilastri: rispetto ad altri generi cinematografici, nell’horror è centrale la rappresentazione della violenza, la quale, come ricorda Magaraggia, ha sempre una dimensione di genere. Perché l’horror? Si tratta di un genere fondato su un fattore emotivo, quello di instaurare terrore nel pubblico, e quindi parla in maniera estremamente profonda dell’umanità, delle sue paure e delle sue fantasie, certamente con un immaginario molto forte ed estremo, ma allo stesso tempo risulta uno specchio della società odierna: d’altronde, nasce proprio con l’intento di rappresentare una parte integrante della vita, che è appunto la morte. Tutti gli elementi formali a disposizione vengono quindi utilizzati per instaurare questo fattore emotivo. Questo lavoro indaga come gli elementi formali vengono utilizzati in maniera asimmetrica nella rappresentazione della violenza verso i due generi, focalizzandosi sul ruolo che ha la messa in immagine nell’impatto sugli spettatori. In particolare, come la ricerca e qualità estetica vada a occultare parzialmente l’atto violento quando la vittima è femminile. Essendo la violenza di genere ancora un fenomeno sociale ben radicato nella società odierna, ogni medium che parla a un pubblico giovanile, come il cinema horror, si trova l’onere di dover fare i conti con la sua rappresentazione. La ricerca prende così forma attraverso l’analisi visiva di un campione di film horror di successo degli ultimi dieci anni, a partire dalla quale, grazie alla rielaborazione di dati emersi, si sviluppano degli artefatti audio-visivi sintetici, delle pillole per consapevolizzare il pubblico nei codici visivi che inconsciamente assorbe di fronte alle immagini di violenza. In quest’ottica l’apporto di un designer della comunicazione risulta chiave non solo per decodificare formalmente le immagini analizzate, ma anche come figura trasversale responsabile nell’ambito di ricerca, in bilico tra culture di genere e cultura dell’immagine cinematografica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/195954