The thesis deals with the collection of images that characterizes the design process mediated by digital tools, especially with those applications that can be defined as “curatorial” projects. The diffusion of the Internet allows easy access to every kind of image, at the same time encouraging an uncontrolled scattering that tends to empty them of meaning, depriving them of a context that allows their understanding. Moreover, the current socio-economic system requires the continuous production of new material, impacting both the environment and the already overloaded flow of visual culture. Therefore, in view of an ever increasing visual “pollution”, it is important to define and value the practices that can give the images a meaning, a context and a key to understanding. This can take place without having to create new ones but, in an increasingly topical perspective of “design ecology”, reusing those already available. The reproduction of archival materials may therefore represent an important starting point for design projects, which can be based on the specific skills of visual professionals, or on the other hand, on the dissemination of digital tools that allow a productive use of images even outside the profession. Consequently, we intend to frame practices of recontextualization and reuse of images implemented through social networks – Instagram specifically –, which facilitate the realization of collection projects and their dissemination to a potentially large audience. These practices are located on the one hand in the current pool of possibilities for actions on images and the tools that allow them (for which the design process of visual designers and designers provides an interesting lens of analysis), on the other hand, in a tradition of historical and artistic applications of the principles of the collection and the montage of iconic material. The value of these practices is recognized not as the production of marketable artifacts, but of narrations that reproduce in a new and authorial key residual elements from the visual culture past and contemporary, thus contributing to the construction of a discourse linked both to a perspective of “ecology of images”, as well as, more generally, to the questioning of temporal, productive and communicative models linked to an increasingly questionable and less sustainable system.

La tesi si occupa dei processi di collezione di immagini che caratterizzano la progettualità mediata da strumenti digitali, in particolare di quelli che si possono definire progetti “curatoriali”. La diffusione di internet consente un accesso facilitato alle immagini, allo stesso tempo incoraggiandone una diffusione incontrollata che tende a svuotarle di significato, privandole di un contesto che ne permetta la comprensione. Inoltre, l’attuale sistema socio-economico richiede la produzione continua di nuovo materiale, impattando sia sull’ambiente che sul flusso già sovraccarico della cultura visuale. Perciò, nell’ottica di un sempre crescente “inquinamento” visivo, è importante definire e valorizzare le pratiche in grado di dare alle immagini un significato, un contesto e una chiave di lettura. Questo può avvenire senza doverne creare di nuove ma, in una prospettiva sempre più attuale di “ecologia del progetto”, riutilizzando quelle già disponibili. La riproposizione di materiali d’archivio costituisce dunque un importante spunto progettuale, che può fondarsi da un lato sulle abilità specifiche dei professionisti del visuale, dall’altro sulla diffusione di strumenti digitali che permettono un uso produttivo delle immagini anche all’esterno della professione. Per questo motivo si intendono inquadrare pratiche di ricontestualizzazione e riuso di immagini attuate tramite social network – in particolare Instagram –, che facilitano la realizzazione di progetti di collezione e la loro diffusione a un pubblico potenzialmente vasto. Queste pratiche si collocano da un lato nell'attuale bacino di possibilità di azioni sulle immagini e degli strumenti che le consentono (per le quali il processo progettuale di designer e progettisti visuali fornisce un’interessante lente di analisi), dall’altro in una tradizione di applicazioni in ambito storico-artistico dei principi della collezione e del montaggio di materiale iconico. Il valore di queste pratiche viene riconosciuto non in quanto produzioni di artefatti commercializzabili, ma di narrazioni che ripropongono in chiave autoriale elementi residuali provenienti dalla cultura visuale passata e contemporanea, contribuendo così alla costruzione di un discorso legato tanto a una prospettiva di “ecologia” delle immagini, quanto, più in generale, alla messa in discussione di modelli temporali, produttivi e comunicativi legati a un sistema sempre più criticabile e meno sostenibile.

Progettualità della flânerie online : risignificazione delle immagini tra progetto e collezionismo

Viola, Agnese
2021/2022

Abstract

The thesis deals with the collection of images that characterizes the design process mediated by digital tools, especially with those applications that can be defined as “curatorial” projects. The diffusion of the Internet allows easy access to every kind of image, at the same time encouraging an uncontrolled scattering that tends to empty them of meaning, depriving them of a context that allows their understanding. Moreover, the current socio-economic system requires the continuous production of new material, impacting both the environment and the already overloaded flow of visual culture. Therefore, in view of an ever increasing visual “pollution”, it is important to define and value the practices that can give the images a meaning, a context and a key to understanding. This can take place without having to create new ones but, in an increasingly topical perspective of “design ecology”, reusing those already available. The reproduction of archival materials may therefore represent an important starting point for design projects, which can be based on the specific skills of visual professionals, or on the other hand, on the dissemination of digital tools that allow a productive use of images even outside the profession. Consequently, we intend to frame practices of recontextualization and reuse of images implemented through social networks – Instagram specifically –, which facilitate the realization of collection projects and their dissemination to a potentially large audience. These practices are located on the one hand in the current pool of possibilities for actions on images and the tools that allow them (for which the design process of visual designers and designers provides an interesting lens of analysis), on the other hand, in a tradition of historical and artistic applications of the principles of the collection and the montage of iconic material. The value of these practices is recognized not as the production of marketable artifacts, but of narrations that reproduce in a new and authorial key residual elements from the visual culture past and contemporary, thus contributing to the construction of a discourse linked both to a perspective of “ecology of images”, as well as, more generally, to the questioning of temporal, productive and communicative models linked to an increasingly questionable and less sustainable system.
MANCHIA, VALENTINA
ARC III - Scuola del Design
4-mag-2023
2021/2022
La tesi si occupa dei processi di collezione di immagini che caratterizzano la progettualità mediata da strumenti digitali, in particolare di quelli che si possono definire progetti “curatoriali”. La diffusione di internet consente un accesso facilitato alle immagini, allo stesso tempo incoraggiandone una diffusione incontrollata che tende a svuotarle di significato, privandole di un contesto che ne permetta la comprensione. Inoltre, l’attuale sistema socio-economico richiede la produzione continua di nuovo materiale, impattando sia sull’ambiente che sul flusso già sovraccarico della cultura visuale. Perciò, nell’ottica di un sempre crescente “inquinamento” visivo, è importante definire e valorizzare le pratiche in grado di dare alle immagini un significato, un contesto e una chiave di lettura. Questo può avvenire senza doverne creare di nuove ma, in una prospettiva sempre più attuale di “ecologia del progetto”, riutilizzando quelle già disponibili. La riproposizione di materiali d’archivio costituisce dunque un importante spunto progettuale, che può fondarsi da un lato sulle abilità specifiche dei professionisti del visuale, dall’altro sulla diffusione di strumenti digitali che permettono un uso produttivo delle immagini anche all’esterno della professione. Per questo motivo si intendono inquadrare pratiche di ricontestualizzazione e riuso di immagini attuate tramite social network – in particolare Instagram –, che facilitano la realizzazione di progetti di collezione e la loro diffusione a un pubblico potenzialmente vasto. Queste pratiche si collocano da un lato nell'attuale bacino di possibilità di azioni sulle immagini e degli strumenti che le consentono (per le quali il processo progettuale di designer e progettisti visuali fornisce un’interessante lente di analisi), dall’altro in una tradizione di applicazioni in ambito storico-artistico dei principi della collezione e del montaggio di materiale iconico. Il valore di queste pratiche viene riconosciuto non in quanto produzioni di artefatti commercializzabili, ma di narrazioni che ripropongono in chiave autoriale elementi residuali provenienti dalla cultura visuale passata e contemporanea, contribuendo così alla costruzione di un discorso legato tanto a una prospettiva di “ecologia” delle immagini, quanto, più in generale, alla messa in discussione di modelli temporali, produttivi e comunicativi legati a un sistema sempre più criticabile e meno sostenibile.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/208370