Il percorso di ricerca di questa tesi pone le basi sull’analisi del fenomeno sociale dell’autoproduzione mettendo in evidenza alcune realtà che hanno portato a casi di particolare innovazione: la musica, il cinema, le fanzine e, in seconda battuta, il mondo dell’Open Software. Dopo aver identificato nella reazione, nella sperimentazione libera e nell’aggregazione i tre principali pilastri su cui si fonda una proficua attività D.I.Y., si è passati all’analisi di tale fenomeno nel mondo del design, partendo da alcuni casi storici illustri fino ad arrivare ad oggi. L’analisi critica attuata mette in luce un’anomalia che sta alla base del design do it yourself. Questo si è sviluppato in modo differente dalle realtà esaminate, lasciando da parte l’intento di creare da zero una comunità autoproduttiva indipendente dalla realtà ufficiale a cui si fa riferimento. Per quanto il mondo del design abbia origini, finalità e caratteristiche differenti da quello della musica, risulta tuttavia lecito tentare un avvicinamento volto a colmarne l’anomalia, proponendo così una strada alternativa per autoprodursi. Questa strategia fonda le sue basi sue due principali fattori abilitanti. Da un lato abbiamo la sempre più prepotente invasione della mentalità Open Source in ambiti della vita distanti da quello dell’informatica in cui e nata, tra cui quindi il mondo del design. Dall’altro lato abbiamo i recentissimi sviluppi tecnologici che stanno permettendo al progettista di essere realmente indipendente dal mondo dell’industria. In questo ultimo caso si fa riferimento principalmente alla diffusione sempre più capillare di servizi di lavorazioni user friendly che nascono per venire incontro alle esigenze di nicchia di chi si autoproduce ed alla comparsa delle stampanti 3D casalinghe che permettono all’utente di prodursi in casa gli oggetti di cui ha bisogno. L’alternativa autoprogettuale che qui viene proposta consiste nella creazione di community do it yourself totalmente disgiunte dal mondo della progettazione ufficiale e regolate da dinamiche Open Source che permettono quindi una libera circolazione di idee ed un forte spirito aggregativo tra i membri che ne prendono parte.

Design autoprodotto e le potenzialità dell'approccio open source

ROSSO, CARLO ALBERTO
2010/2011

Abstract

Il percorso di ricerca di questa tesi pone le basi sull’analisi del fenomeno sociale dell’autoproduzione mettendo in evidenza alcune realtà che hanno portato a casi di particolare innovazione: la musica, il cinema, le fanzine e, in seconda battuta, il mondo dell’Open Software. Dopo aver identificato nella reazione, nella sperimentazione libera e nell’aggregazione i tre principali pilastri su cui si fonda una proficua attività D.I.Y., si è passati all’analisi di tale fenomeno nel mondo del design, partendo da alcuni casi storici illustri fino ad arrivare ad oggi. L’analisi critica attuata mette in luce un’anomalia che sta alla base del design do it yourself. Questo si è sviluppato in modo differente dalle realtà esaminate, lasciando da parte l’intento di creare da zero una comunità autoproduttiva indipendente dalla realtà ufficiale a cui si fa riferimento. Per quanto il mondo del design abbia origini, finalità e caratteristiche differenti da quello della musica, risulta tuttavia lecito tentare un avvicinamento volto a colmarne l’anomalia, proponendo così una strada alternativa per autoprodursi. Questa strategia fonda le sue basi sue due principali fattori abilitanti. Da un lato abbiamo la sempre più prepotente invasione della mentalità Open Source in ambiti della vita distanti da quello dell’informatica in cui e nata, tra cui quindi il mondo del design. Dall’altro lato abbiamo i recentissimi sviluppi tecnologici che stanno permettendo al progettista di essere realmente indipendente dal mondo dell’industria. In questo ultimo caso si fa riferimento principalmente alla diffusione sempre più capillare di servizi di lavorazioni user friendly che nascono per venire incontro alle esigenze di nicchia di chi si autoproduce ed alla comparsa delle stampanti 3D casalinghe che permettono all’utente di prodursi in casa gli oggetti di cui ha bisogno. L’alternativa autoprogettuale che qui viene proposta consiste nella creazione di community do it yourself totalmente disgiunte dal mondo della progettazione ufficiale e regolate da dinamiche Open Source che permettono quindi una libera circolazione di idee ed un forte spirito aggregativo tra i membri che ne prendono parte.
MENICHINELLI, MASSIMO
ARC III - Scuola del Design
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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