Il patrimonio storico culturale inizia oggi ad essere considerato un fattore di sviluppo nella pianificazione economica della regione dell’Andalusia, sebbene in maniera ancora piuttosto limitata. Fino a gran parte degli anni novanta l’amministrazione culturale non aveva compreso le potenzialità socio-economiche del patrimonio storico e non ha preso in considerazione tutte le opportunità che esso poteva offrire. E’ nata quindi la necessità di adeguare gli importanti siti archeologici andalusi alla nuova concezione dei complessi archeologici quali elementi vivi, dinamici e vincolati all’ambito territoriale in cui si trovano. Esempi importanti di una buona gestione del patrimonio archeologico andaluso si trovano nella vicina città di Madinat-Al-Zahra e nel Conjunto Arqueologico di Baelo Claudia, nei quali si è riusciti, attraverso un’attenta pianificazione e progettazione museale a valorizzare ciò che resta degli antichi splendori arabi e romani senza però snaturare le peculiarità dei siti stessi. I complessi archeologici debbono quindi iniziare ad essere considerati come fonti di risorse sociali e, di conseguenza, come potenzialità economiche capaci di stimolare dei processi di crescita, sempre seguendo parametri basati sul rispetto e sulla responsabilità nei confronti dei beni patrimoniali che conservano. Città come Pompei, Morgantina e Itálica, faticosamente liberate dalla terra, sono oggi protette da recinzioni e sottoposte a regimi di vincolo. Tuttavia le azioni di salvaguardia e valorizzazione, per lungo tempo indirizzate a tutelare solo ciò che si trovava all’interno dei recinti, non sono riuscite a prestare suffi ciente attenzione a quanto avveniva al di fuori di essi, a quelle trasformazioni che gli stessi siti archeologici andavano innescando nel territorio circostante. Una volta riportate alla luce, infatti, tali città si sono rivelate cariche di una sorta di energia residua che ha attivato, intorno alle antiche vestigia, modifi cazioni di varia portata: costruzioni di manufatti provvisori atti a conservare i reperti, addensamenti edilizi, nascita di nuovi centri abitati. In quale misura questo insieme di trasformazioni abbia portato alla perdita di qualità nella percezione dello stesso bene archeologico è cosa nota. In seguito a queste rifl essioni è nata in noi la volontà di provare a restituire alla città spagnola di Itàlica quel prestigio che merita per la sua importanza nell’intero panorama archeologico andaluso e spagnolo. Attraverso una struttura espositiva di basso impatto si è voluto ridefinire uno dei margini del sedime archeologico e allo stesso tempo fornire, oltre alla funzione espositiva propria di un edificio museale, anche una serie di servizi oggi mancanti ma necessari per avviare ricerche mirate alla conoscenza del luogo e della sua storia.
Itàlica. Progetto per un museo archeologico nell'area dell'osservatorio occidentale
CORDO', ANDREA;PALERMO, FEDERICA
2010/2011
Abstract
Il patrimonio storico culturale inizia oggi ad essere considerato un fattore di sviluppo nella pianificazione economica della regione dell’Andalusia, sebbene in maniera ancora piuttosto limitata. Fino a gran parte degli anni novanta l’amministrazione culturale non aveva compreso le potenzialità socio-economiche del patrimonio storico e non ha preso in considerazione tutte le opportunità che esso poteva offrire. E’ nata quindi la necessità di adeguare gli importanti siti archeologici andalusi alla nuova concezione dei complessi archeologici quali elementi vivi, dinamici e vincolati all’ambito territoriale in cui si trovano. Esempi importanti di una buona gestione del patrimonio archeologico andaluso si trovano nella vicina città di Madinat-Al-Zahra e nel Conjunto Arqueologico di Baelo Claudia, nei quali si è riusciti, attraverso un’attenta pianificazione e progettazione museale a valorizzare ciò che resta degli antichi splendori arabi e romani senza però snaturare le peculiarità dei siti stessi. I complessi archeologici debbono quindi iniziare ad essere considerati come fonti di risorse sociali e, di conseguenza, come potenzialità economiche capaci di stimolare dei processi di crescita, sempre seguendo parametri basati sul rispetto e sulla responsabilità nei confronti dei beni patrimoniali che conservano. Città come Pompei, Morgantina e Itálica, faticosamente liberate dalla terra, sono oggi protette da recinzioni e sottoposte a regimi di vincolo. Tuttavia le azioni di salvaguardia e valorizzazione, per lungo tempo indirizzate a tutelare solo ciò che si trovava all’interno dei recinti, non sono riuscite a prestare suffi ciente attenzione a quanto avveniva al di fuori di essi, a quelle trasformazioni che gli stessi siti archeologici andavano innescando nel territorio circostante. Una volta riportate alla luce, infatti, tali città si sono rivelate cariche di una sorta di energia residua che ha attivato, intorno alle antiche vestigia, modifi cazioni di varia portata: costruzioni di manufatti provvisori atti a conservare i reperti, addensamenti edilizi, nascita di nuovi centri abitati. In quale misura questo insieme di trasformazioni abbia portato alla perdita di qualità nella percezione dello stesso bene archeologico è cosa nota. In seguito a queste rifl essioni è nata in noi la volontà di provare a restituire alla città spagnola di Itàlica quel prestigio che merita per la sua importanza nell’intero panorama archeologico andaluso e spagnolo. Attraverso una struttura espositiva di basso impatto si è voluto ridefinire uno dei margini del sedime archeologico e allo stesso tempo fornire, oltre alla funzione espositiva propria di un edificio museale, anche una serie di servizi oggi mancanti ma necessari per avviare ricerche mirate alla conoscenza del luogo e della sua storia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/22302