Valorizzare l’entroterra siciliano: trovare una soluzione alla perdita d’identità, all’isolamento e alla crisi che coinvolge i piccoli e medi centri dell’isola. Una prima ricognizione ha permesso di individuare, quale possibile chiave di lettura, i resti della civiltà mineraria, patrimonio di archeologia industriale, con un capitale storico ed etnoantropologico di indubbio interesse. La necessità di tutelare la memoria attraverso la valorizzazione delle testimonianze materiali e immateriali delle aree legate allo sfruttamento dello zolfo, rappresenta il punto di partenza del progetto che ha come oggetto un piccolo borgo in provincia di Caltanissetta: Montedoro. Paese fortemente caratterizzato dall’attività estrattiva, non solo per quel che riguarda i luoghi deputati al lavoro, ma anche nelle strutture dell’abitare e del vivere quotidiano. Da qui la considerazione di estendere virtualmente i confini del “Museo della zolfara” (già presente nel paese e la cui visita risulta essenziale per conoscere la sua anima mineraria), al di fuori delle sue mura, tra i vicoli del borgo. Realizzare un percorso museale open air richiede un’azione progettuale sul territorio, perché qualsiasi luogo, pur presentando innumerevoli tracce, che si prestano ad altrettanti potenziali racconti, non comunica finché non si attua un intervento che lo faccia “parlare”. Il percorso trova il suo filo conduttore nel racconto-diario di Louise Hamilton Caico che offre un dettagliato spaccato della vita della fine del XIX secolo, in cui si ebbe il massimo splendore per le miniere del luogo. Dal punto di vista della fruizione, il percorso è pensato sia come un proseguimento della visita al museo, sia come un’attività di “esplorazione” indipendente, grazie ai segni appositamente posizionati sul territorio che permettono di individuare dei nodi, punti chiave del racconto di una delle identità del luogo. Il progetto prevede interventi sull’arredo urbano volti a orientare i movimenti e lo sguardo del visitatore: una panchina, luogo di sosta che orienta lo sguardo di fronte a sé, un lampione, “luce della memoria” che invita a guardarsi attorno, una pavimentazione, che indica un sentiero su cui proseguire.

Montedoro. Paese. Museo. Un percorso open air per l'identità delle zolfare

MONTAGNA, SIMONA
2009/2010

Abstract

Valorizzare l’entroterra siciliano: trovare una soluzione alla perdita d’identità, all’isolamento e alla crisi che coinvolge i piccoli e medi centri dell’isola. Una prima ricognizione ha permesso di individuare, quale possibile chiave di lettura, i resti della civiltà mineraria, patrimonio di archeologia industriale, con un capitale storico ed etnoantropologico di indubbio interesse. La necessità di tutelare la memoria attraverso la valorizzazione delle testimonianze materiali e immateriali delle aree legate allo sfruttamento dello zolfo, rappresenta il punto di partenza del progetto che ha come oggetto un piccolo borgo in provincia di Caltanissetta: Montedoro. Paese fortemente caratterizzato dall’attività estrattiva, non solo per quel che riguarda i luoghi deputati al lavoro, ma anche nelle strutture dell’abitare e del vivere quotidiano. Da qui la considerazione di estendere virtualmente i confini del “Museo della zolfara” (già presente nel paese e la cui visita risulta essenziale per conoscere la sua anima mineraria), al di fuori delle sue mura, tra i vicoli del borgo. Realizzare un percorso museale open air richiede un’azione progettuale sul territorio, perché qualsiasi luogo, pur presentando innumerevoli tracce, che si prestano ad altrettanti potenziali racconti, non comunica finché non si attua un intervento che lo faccia “parlare”. Il percorso trova il suo filo conduttore nel racconto-diario di Louise Hamilton Caico che offre un dettagliato spaccato della vita della fine del XIX secolo, in cui si ebbe il massimo splendore per le miniere del luogo. Dal punto di vista della fruizione, il percorso è pensato sia come un proseguimento della visita al museo, sia come un’attività di “esplorazione” indipendente, grazie ai segni appositamente posizionati sul territorio che permettono di individuare dei nodi, punti chiave del racconto di una delle identità del luogo. Il progetto prevede interventi sull’arredo urbano volti a orientare i movimenti e lo sguardo del visitatore: una panchina, luogo di sosta che orienta lo sguardo di fronte a sé, un lampione, “luce della memoria” che invita a guardarsi attorno, una pavimentazione, che indica un sentiero su cui proseguire.
ARC III - Facolta' del Design
21-lug-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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