La Paganica che non c'è. Rivitalizzazione del complesso residenziale di Paganica 2 e integrazione di servizi

“La Paganica che non c’è” è un progetto di rivitalizzazione e integrazione del quartiere di Paganica 2 basato su una rilettura più onirica dello spazio residenziale esterno concepito come luogo di riscatto da vivere mediante percorsi e aree esperenziali alternative in cui trovano luogo strutture adibite a diverse funzioni. Il progetto di articola in tre layers distinti tra loro: sistema di percorsi e aree di permanenza, verde spontaneo e micro strutture. L’intervento prevede una fase iniziale di analisi dell’esistente con una conseguente decisione di non aderire alle logiche progettuali dello stato di fatto ma di contrastarle. Il territorio è immaginato a partire da un cuore centrale in cui le persone vengono stimolate a non dare per scontati il terreno che calpestano e le esperienze che all’interno vivono. Il granulato in gomma sintetica e il colore arancione della pavimentazione sono la strategia utilizzata. Il sistema di camminamenti si espande in tutta l’area con una rete di percorsi ampi, ben visibili dall’arteria stradale principale che talvolta diventano vere e proprie piattaforme. Il materiale in terra battutta e il colore verde acqua riporta la persona a una dimensione più reale e enfatizza la “pazzia” del cuore circondato con una corona di graminacee che lo protegge e ne custodisce la sua diversa percezione. Il verde da questo si espande in tutto il complesso con specie spontanee libere di svilupparsi secondo le proprie regole rinnovandosi continuamente. Da specie vegetali di piccole dimensioni, nella zona centrale, si passa ad alberi più alti nelle zone in prossimità dell’uscite così da permettere un orientamento all’interno del complesso residenziale. Su questa diversa pavimentazione del quartiere sorgono, in contrasto agli alti condomini, micro archetipi della casa, catalizzatori sociali che nascono da un modulo a pentagono e che prevedono funzioni quotidiane e funzioni per il tempo libero enfatizzate nel fulcro centrale da quattro “porte” che invitano le persone ad immergersi un una realtà “altra”, più onirica.