Il 1983 fu un anno cruciale per le Fonderie Riunite di Modena, che portò alla loro chiusura dopo una storia tumultuosa. I suoi episodi violenti di rivolte culminano con la morte di 6 operai nel 9 gennaio 1950. Nel corso degli anni, crebbe una solidarietà dei cittadini per la tutela di questo luogo di memoria. Le Fonderie godono di una posizione particolarmente favorevole tra il centro storico della città e la periferia costruita a posteriori; inoltre è al centro del crocevia di comunicazione maggiore di Modena. A scala locale, a sud una ferrovia impedisce l’accesso alla facciata più esposta, ad ovest un ponte stradale nasconde in parte il prospetto principale, ma ne conferisce un ruolo di vetrina. L’edificio presenta delle dimensioni notevoli: la superficie edificata di più di mq. 10.000, i considerevoli volumi interni coperti a shed e un gioco ombra e luce proveniente dai lucernari, gli conferiscono una maestosità unica tanto da farla sembrare una cattedrale laica a sei navate. Rimangono in buono stato solo i muri in mattoni pieni e la potente struttura prefabbricata in calcestruzzo armato. Dai numerosi progetti per recuperare questo monumento, l’ultimo si basa sulla tradizione storica delle cooperativa dell’azienda. Un processo partecipativo si è sviluppato fra gli abitanti della città per scrivere un programma funzionale che rispecchi i loro reali bisogni; il “D.A.S.T”, per Design Arte Scienza e Tecnica, definisce un centro culturale unificato: facoltà di design industriale, museo scientifico interattivo, mostre d’arte, spazi creativi, uffici. Ne è nato un concorso di Architettura, concluso nel 2009 e su quale è basato il nostro intervento. L’approccio usato nei confronti dell’edificio è stato quello di rispettare la sua monumentalità e i suoi materiali, elementi rilevanti della memoria locale, e di rendere invece chiaramente riconoscibili gli spazi nuovi aggiunti: delle vere e proprie scatole nella scatola principale, che è la fonderia stessa. Ogni volume ospita una sua funzione e non interferisce mai con la pelle della fabbrica. La flessibilità degli spazi e un impatto ambientale ridotto sono il filo conduttore del progetto, contrastando con la potenza della struttura dell’edificio e il suo passato inquinante. Costruire un microcosmo del saper fare – scientifico, tecnico, artistico – e del saper vivere fra le mura di una fonderia era una bella sfida da raccogliere. Il nostro progetto, la “Fabbrica del Sapere”, ne propone una risposta innovativa, organizzando una vera rinascita delle ex Fonderie Riunite di Modena. Come prima fase del nostro intervento, la conoscenza dell’edificio è stato cruciale per determinare il modo di ripristinarlo. Poi abbiamo fatto le scelte funzionali ed estetiche. Oltre le verifiche strutturali, l’approfondimento scientifico si è sviluppato sul comfort dei utenti, con il controllo del riscaldamento, della ventilazione e dell’accesso alla luce naturale. L’organizzazione dell’interno dell’edificio richiama quella dell’esterno. L’asse nord-sud è la strada pubblica che trafora l’edificio con due entrate e comprende nel suo centro la piazza di orientazione, fulcro delle Fonderie. Si accede nel nord di questo asse alla vetrina del centro culturale, con le mostre e musei. Nel sud, il pubblico può godere di spazi più specializzati : spazi creativi comuni e biblioteca. Questa biblioteca si trova all’incrocio della strada pubblica con l’altro asse forte dell’edificio che collega da est a ovest gli spazi più privati della Palazzina, come gli uffici, con la facoltà e la sua entrata orientale. L’auditorium tiene invece un posto centrale, aprendo le sue porte sia sulla piazza pubblica sia sulla facoltà. I materiali scelti per dialogare chiaramente con l’involucro esistente sono il legno e l’acciaio. Il primo è stato selezionato per il suo valore estetico e ambientale, mostrando l’intenzione di uno sviluppo sostenibile del progetto. L’acciaio invece è stato scelto per richiamare l’attività di fonderia abbandonata. Un ulteriore approfondimento svolto nella tesi riguarda l’uso della luce naturale per il raggiungimento di un adeguato comfort interno per gli utenti. E’ stata data particolare attenzione ai caratteri distributivi degli spazi di studio e lavoro posizionandoli nella zona sud ed est, mentre i luoghi che necessitano una luce più diffusa sono posti a nord. Alcune simulazioni hanno permesso di verificare questo comfort e di esplorare delle soluzioni innovativi per i casi di discomfort. Oltre alle strategie passive, sono state analizzate e progettate anche le strategie impiantistiche attive per ottenere alti livelli di comfort con ridotti consumi. La città officina prevede una gestione centralizzata di tutti i sistemi nel piano interrato. Una pompa di calore acqua-acqua con sorgente la falda freatica in loco supporta il riscaldamento radiante a pavimento e il fabbisogno elettrico del sistema è fornito dai collettori solari posti sul tetto. Tutto il complesso è, inoltre, provvisto di un sistema di ventilazione dislocata nei diversi ambienti. La monumentalità eccezionale delle ex Fonderie Riunite di Modena, la rilevanza sociale che assume la sua riabilitazione e la varietà delle funzioni che prevede di far coabitare hanno costituto una vera sfida. Abbiamo deciso di progettare una città interna all’edificio, un centro di tutte le culture. La nostra risposta è innovativa, flessibile ed ecologica, affinché garantisca la perennità di questa piccola città, la sua metamorfosi potenziale, mentre avendo un impatto moderato sull’ambiente. L’intervento, chiaramente affermato nei confronti dell’edificio esistente, rispetta non solo la sua storia, ma trasforma un guscio vuoto in un formidabile rifugio per un’officina culturale interdisciplinare: la “Fabbrica del Sapere”.

La Fabbrica del Sapere : una città officina di cultura fra le mura delle ex Fonderie Riunite di Modena

FAVIER, PERRINE;SAVAUX, NICOLAS;PETIT, ADRIEN
2009/2010

Abstract

Il 1983 fu un anno cruciale per le Fonderie Riunite di Modena, che portò alla loro chiusura dopo una storia tumultuosa. I suoi episodi violenti di rivolte culminano con la morte di 6 operai nel 9 gennaio 1950. Nel corso degli anni, crebbe una solidarietà dei cittadini per la tutela di questo luogo di memoria. Le Fonderie godono di una posizione particolarmente favorevole tra il centro storico della città e la periferia costruita a posteriori; inoltre è al centro del crocevia di comunicazione maggiore di Modena. A scala locale, a sud una ferrovia impedisce l’accesso alla facciata più esposta, ad ovest un ponte stradale nasconde in parte il prospetto principale, ma ne conferisce un ruolo di vetrina. L’edificio presenta delle dimensioni notevoli: la superficie edificata di più di mq. 10.000, i considerevoli volumi interni coperti a shed e un gioco ombra e luce proveniente dai lucernari, gli conferiscono una maestosità unica tanto da farla sembrare una cattedrale laica a sei navate. Rimangono in buono stato solo i muri in mattoni pieni e la potente struttura prefabbricata in calcestruzzo armato. Dai numerosi progetti per recuperare questo monumento, l’ultimo si basa sulla tradizione storica delle cooperativa dell’azienda. Un processo partecipativo si è sviluppato fra gli abitanti della città per scrivere un programma funzionale che rispecchi i loro reali bisogni; il “D.A.S.T”, per Design Arte Scienza e Tecnica, definisce un centro culturale unificato: facoltà di design industriale, museo scientifico interattivo, mostre d’arte, spazi creativi, uffici. Ne è nato un concorso di Architettura, concluso nel 2009 e su quale è basato il nostro intervento. L’approccio usato nei confronti dell’edificio è stato quello di rispettare la sua monumentalità e i suoi materiali, elementi rilevanti della memoria locale, e di rendere invece chiaramente riconoscibili gli spazi nuovi aggiunti: delle vere e proprie scatole nella scatola principale, che è la fonderia stessa. Ogni volume ospita una sua funzione e non interferisce mai con la pelle della fabbrica. La flessibilità degli spazi e un impatto ambientale ridotto sono il filo conduttore del progetto, contrastando con la potenza della struttura dell’edificio e il suo passato inquinante. Costruire un microcosmo del saper fare – scientifico, tecnico, artistico – e del saper vivere fra le mura di una fonderia era una bella sfida da raccogliere. Il nostro progetto, la “Fabbrica del Sapere”, ne propone una risposta innovativa, organizzando una vera rinascita delle ex Fonderie Riunite di Modena. Come prima fase del nostro intervento, la conoscenza dell’edificio è stato cruciale per determinare il modo di ripristinarlo. Poi abbiamo fatto le scelte funzionali ed estetiche. Oltre le verifiche strutturali, l’approfondimento scientifico si è sviluppato sul comfort dei utenti, con il controllo del riscaldamento, della ventilazione e dell’accesso alla luce naturale. L’organizzazione dell’interno dell’edificio richiama quella dell’esterno. L’asse nord-sud è la strada pubblica che trafora l’edificio con due entrate e comprende nel suo centro la piazza di orientazione, fulcro delle Fonderie. Si accede nel nord di questo asse alla vetrina del centro culturale, con le mostre e musei. Nel sud, il pubblico può godere di spazi più specializzati : spazi creativi comuni e biblioteca. Questa biblioteca si trova all’incrocio della strada pubblica con l’altro asse forte dell’edificio che collega da est a ovest gli spazi più privati della Palazzina, come gli uffici, con la facoltà e la sua entrata orientale. L’auditorium tiene invece un posto centrale, aprendo le sue porte sia sulla piazza pubblica sia sulla facoltà. I materiali scelti per dialogare chiaramente con l’involucro esistente sono il legno e l’acciaio. Il primo è stato selezionato per il suo valore estetico e ambientale, mostrando l’intenzione di uno sviluppo sostenibile del progetto. L’acciaio invece è stato scelto per richiamare l’attività di fonderia abbandonata. Un ulteriore approfondimento svolto nella tesi riguarda l’uso della luce naturale per il raggiungimento di un adeguato comfort interno per gli utenti. E’ stata data particolare attenzione ai caratteri distributivi degli spazi di studio e lavoro posizionandoli nella zona sud ed est, mentre i luoghi che necessitano una luce più diffusa sono posti a nord. Alcune simulazioni hanno permesso di verificare questo comfort e di esplorare delle soluzioni innovativi per i casi di discomfort. Oltre alle strategie passive, sono state analizzate e progettate anche le strategie impiantistiche attive per ottenere alti livelli di comfort con ridotti consumi. La città officina prevede una gestione centralizzata di tutti i sistemi nel piano interrato. Una pompa di calore acqua-acqua con sorgente la falda freatica in loco supporta il riscaldamento radiante a pavimento e il fabbisogno elettrico del sistema è fornito dai collettori solari posti sul tetto. Tutto il complesso è, inoltre, provvisto di un sistema di ventilazione dislocata nei diversi ambienti. La monumentalità eccezionale delle ex Fonderie Riunite di Modena, la rilevanza sociale che assume la sua riabilitazione e la varietà delle funzioni che prevede di far coabitare hanno costituto una vera sfida. Abbiamo deciso di progettare una città interna all’edificio, un centro di tutte le culture. La nostra risposta è innovativa, flessibile ed ecologica, affinché garantisca la perennità di questa piccola città, la sua metamorfosi potenziale, mentre avendo un impatto moderato sull’ambiente. L’intervento, chiaramente affermato nei confronti dell’edificio esistente, rispetta non solo la sua storia, ma trasforma un guscio vuoto in un formidabile rifugio per un’officina culturale interdisciplinare: la “Fabbrica del Sapere”.
SESANA, MARTA MARIA
MASERA, GABRIELE
MAZZUCCHELLI, ENRICO
ING VI - Facolta' di Ingegneria Edile-Architettura
21-ott-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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