L’Italia, paese d’arte e di cultura, ma anche di scandali e di sprechi. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il territorio italiano conta centinaia di opere cominciate e mai completate: le opere incompiute. In ogni luogo, in ogni campo, dallo sport all’istruzione, dalla sanità alle infrastrutture, dall’edilizia civile alle forze dell’ordine, ovunque troviamo un Italia mutilata. Uno spreco che ha “mangiato” ettari di territorio e bruciato miliardi di euro e che sembra non volersi arrestare. In un futuro forse, queste opere incompiute, saranno guardate come “monumenti” della nostra epoca, le rovine dell’Italia a cavallo tra il XX e XXI secolo, emblema dello spreco italiano. Qualcuno ha provato ha dare un senso a tutto ciò, a dare un nome a questa forma di fantasia costruttiva – distruttiva: è l’Incompiuto Siciliano, creato da Alterazioni video, un gruppo di giovani artisti che ha perlustrato la penisola monitorando tutte le incompiute dal 1951 al 2006. Ma se non volessimo farle diventare monumenti della nostra epoca cosa si può fare per risolvere questo gravoso problema che investe tutto il bel Paese? La risposta a questa domanda è diventato l’obiettivo di questa tesi. Un tema importante, a cui molto spesso non viene data l’attenzione che richiede, per l’importanza che riveste sul nostro territorio. Un tema affrontato prima, in sede di tirocinio e che poi, ho desiderato approfondire in sede di tesi. L’analisi dunque, è partita con l’ approfondimento della quantificazione e localizzazione delle opere avvalendomi di articoli di giornale, siti internet e trasmissioni di inchiesta come il famosissimo Tg satirico “Striscia la Notizia”, prendendo in esame tutte le informazioni a partire dal 2008 sino ad arrivare a giugno 2011, seguita da un’ indagine sui motivi per cui il nostro paese è “ricco” di opere incompiute, cercando le associazioni, le autorità o gli enti che fortunatamente si sono resi conto del problema e hanno denunciato oltre che proposto delle soluzioni e ho voluto evidenziare le conseguenze che porta con se questo fenomeno, ovvero lo spreco ininterrotto di territorio e con esso, trattando di opere pubbliche, lo spreco di denaro. Ho dedicato il secondo capitolo ad una analisi della normativa nazionale in materia di pianificazione urbanistica e del paesaggio, sugli appalti pubblici e sul rischio idrogeologico per capire che tipo di legame esiste tra la pianificazione e le opere incompiute, come queste ultime vengono considerate e se vi sono accorgimenti per risolvere il problema. Successivamente ho suddiviso le opere in tipologie e in regioni, rivolgendo l’attenzione a queste ultime, analizzandone due nello specifico, rappresentative una del nord e una del sud Italia: la Lombardia e la Calabria, le due regioni che presentavano il maggior numero di opere incompiute sul proprio territorio. Dopo una prima analisi relativa alla legislazione delle due singole regioni ho elencato e analizzato nello specifico tutte le opere rilevate in Lombardia prima e in Calabria dopo. L’ultima parte della tesi, quella conclusiva, è dedicata alle possibili soluzioni adottate o che si potrebbero attuare per eliminare le opere incompiute dal nostro Paese. Prima tra tutte quella dell’abbattimento, sistema più facile da applicare a opere di carattere privato piuttosto che pubbliche, perché anche per abbattere un manufatto vi è la necessità di investire del denaro che si va ad aggiungere a quello già speso per la sua realizzazione. E poi ancor più importante è il fatto che un territorio violato a causa di un’incompiuta resta tale anche dopo il suo abbattimento. L’obiettivo dovrebbe essere quello di riutilizzare le opere pubbliche incompiute, e provare ad ipotizzare soluzioni alternative, a quella dell’abbattimento, anche per le opere private, come la proposta di legge presentata da un gruppo di deputati per favorire “il recupero e il riutilizzo” delle opere pubbliche incompiute, una soluzione che porta alla loro completezza per far si che diventino utili e fruibili dalle comunità e soprattutto si integrino con il territorio in cui sorgono. Questo è valido per le incompiute esistenti, ma dato che il fenomeno sembra non volersi arrestare, bisognerebbe pensare ad una soluzione che blocchi le opere incompiute sul nascere. Un monitoraggio. Un monitoraggio inteso come un controllo preventivo e continuativo sull’opera pubblica, che deve partire con la primissima fase, quella decisionale, in cui vengono definiti obiettivi, funzione, posizione, forma, dimensioni dell’opera, fino alla realizzazione e al collaudo, oltre che un controllo sui concorsi e sui bandi. Un lavoro inteso come controllo dello stato di avanzamento dell’opera, imponendo regole e scadenze ben precise da rispettare categoricamente. Un controllo sulla vera utilità dell’opera, sugli studi e le verifiche necessarie da effettuare prima della stesura di un progetto, per determinare l’ effettiva fattibilità in quel preciso punto, dell’opera che si vuole realizzare, per accorgersi e rendersi conto in tempo di un problema e se necessario attivarsi in modo tale da mettere in atto le successive azioni per la risoluzione del problema. Anche se nella tesi l’attenzione è focalizzata sulle opere pubbliche incompiute, non ho voluto escludere tutte quelle opere di carattere privato rilevate, perché anche il più piccolo e insignificante manufatto incompiuto comporta uno spreco di territorio e la deturpazione del paesaggio, un bene comune che deve essere godibile dall’intera popolazione. Che siano private o pubbliche il problema delle opere incompiute è un problema che esiste e a cui va trovata una soluzione per far si che in futuro non si parli più di opere incompiute.

Il territorio sprecato. Indagine e valutazioni sulle opere incompiute in Italia

ACCATTINI, CHIARA
2010/2011

Abstract

L’Italia, paese d’arte e di cultura, ma anche di scandali e di sprechi. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il territorio italiano conta centinaia di opere cominciate e mai completate: le opere incompiute. In ogni luogo, in ogni campo, dallo sport all’istruzione, dalla sanità alle infrastrutture, dall’edilizia civile alle forze dell’ordine, ovunque troviamo un Italia mutilata. Uno spreco che ha “mangiato” ettari di territorio e bruciato miliardi di euro e che sembra non volersi arrestare. In un futuro forse, queste opere incompiute, saranno guardate come “monumenti” della nostra epoca, le rovine dell’Italia a cavallo tra il XX e XXI secolo, emblema dello spreco italiano. Qualcuno ha provato ha dare un senso a tutto ciò, a dare un nome a questa forma di fantasia costruttiva – distruttiva: è l’Incompiuto Siciliano, creato da Alterazioni video, un gruppo di giovani artisti che ha perlustrato la penisola monitorando tutte le incompiute dal 1951 al 2006. Ma se non volessimo farle diventare monumenti della nostra epoca cosa si può fare per risolvere questo gravoso problema che investe tutto il bel Paese? La risposta a questa domanda è diventato l’obiettivo di questa tesi. Un tema importante, a cui molto spesso non viene data l’attenzione che richiede, per l’importanza che riveste sul nostro territorio. Un tema affrontato prima, in sede di tirocinio e che poi, ho desiderato approfondire in sede di tesi. L’analisi dunque, è partita con l’ approfondimento della quantificazione e localizzazione delle opere avvalendomi di articoli di giornale, siti internet e trasmissioni di inchiesta come il famosissimo Tg satirico “Striscia la Notizia”, prendendo in esame tutte le informazioni a partire dal 2008 sino ad arrivare a giugno 2011, seguita da un’ indagine sui motivi per cui il nostro paese è “ricco” di opere incompiute, cercando le associazioni, le autorità o gli enti che fortunatamente si sono resi conto del problema e hanno denunciato oltre che proposto delle soluzioni e ho voluto evidenziare le conseguenze che porta con se questo fenomeno, ovvero lo spreco ininterrotto di territorio e con esso, trattando di opere pubbliche, lo spreco di denaro. Ho dedicato il secondo capitolo ad una analisi della normativa nazionale in materia di pianificazione urbanistica e del paesaggio, sugli appalti pubblici e sul rischio idrogeologico per capire che tipo di legame esiste tra la pianificazione e le opere incompiute, come queste ultime vengono considerate e se vi sono accorgimenti per risolvere il problema. Successivamente ho suddiviso le opere in tipologie e in regioni, rivolgendo l’attenzione a queste ultime, analizzandone due nello specifico, rappresentative una del nord e una del sud Italia: la Lombardia e la Calabria, le due regioni che presentavano il maggior numero di opere incompiute sul proprio territorio. Dopo una prima analisi relativa alla legislazione delle due singole regioni ho elencato e analizzato nello specifico tutte le opere rilevate in Lombardia prima e in Calabria dopo. L’ultima parte della tesi, quella conclusiva, è dedicata alle possibili soluzioni adottate o che si potrebbero attuare per eliminare le opere incompiute dal nostro Paese. Prima tra tutte quella dell’abbattimento, sistema più facile da applicare a opere di carattere privato piuttosto che pubbliche, perché anche per abbattere un manufatto vi è la necessità di investire del denaro che si va ad aggiungere a quello già speso per la sua realizzazione. E poi ancor più importante è il fatto che un territorio violato a causa di un’incompiuta resta tale anche dopo il suo abbattimento. L’obiettivo dovrebbe essere quello di riutilizzare le opere pubbliche incompiute, e provare ad ipotizzare soluzioni alternative, a quella dell’abbattimento, anche per le opere private, come la proposta di legge presentata da un gruppo di deputati per favorire “il recupero e il riutilizzo” delle opere pubbliche incompiute, una soluzione che porta alla loro completezza per far si che diventino utili e fruibili dalle comunità e soprattutto si integrino con il territorio in cui sorgono. Questo è valido per le incompiute esistenti, ma dato che il fenomeno sembra non volersi arrestare, bisognerebbe pensare ad una soluzione che blocchi le opere incompiute sul nascere. Un monitoraggio. Un monitoraggio inteso come un controllo preventivo e continuativo sull’opera pubblica, che deve partire con la primissima fase, quella decisionale, in cui vengono definiti obiettivi, funzione, posizione, forma, dimensioni dell’opera, fino alla realizzazione e al collaudo, oltre che un controllo sui concorsi e sui bandi. Un lavoro inteso come controllo dello stato di avanzamento dell’opera, imponendo regole e scadenze ben precise da rispettare categoricamente. Un controllo sulla vera utilità dell’opera, sugli studi e le verifiche necessarie da effettuare prima della stesura di un progetto, per determinare l’ effettiva fattibilità in quel preciso punto, dell’opera che si vuole realizzare, per accorgersi e rendersi conto in tempo di un problema e se necessario attivarsi in modo tale da mettere in atto le successive azioni per la risoluzione del problema. Anche se nella tesi l’attenzione è focalizzata sulle opere pubbliche incompiute, non ho voluto escludere tutte quelle opere di carattere privato rilevate, perché anche il più piccolo e insignificante manufatto incompiuto comporta uno spreco di territorio e la deturpazione del paesaggio, un bene comune che deve essere godibile dall’intera popolazione. Che siano private o pubbliche il problema delle opere incompiute è un problema che esiste e a cui va trovata una soluzione per far si che in futuro non si parli più di opere incompiute.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/36021