Nella tradizionale prassi costruttiva il ponte è un sistema dotato di uno schema cinematico ben definito, con vincoli aventi il minimo attrito realizzabile e tendenti ai vincoli perfetti della meccanica razionale. Questa concezione consente un chiaro e rigoroso inquadramento dello schema statico ed un’altrettanto chiara definizione del flusso di forze che trasferisce i carichi dall’impalcato al sistema di fondazione. La produzione industriale di appoggi e di giunti rende attualmente disponibili prodotti di alta qualità e durata. Un’ulteriore evoluzione è costituita dall’accoppiamento di questi dispositivi con i sistemi di attenuazione sismica, ormai di fatto necessari su tutti questi tipi di realizzazione. Questa impostazione progettuale e tecnologica non è tuttavia priva di inconvenienti. Gli elementi più vulnerabili sono i giunti, la cui durata è spesso inferiore alla vita nominale prevista (circa 10 anni) per tutta una serie di inconvenienti (errata valutazione dell’escursione del giunto stesso, non corretta installazione, difetti di complanarità, inefficacia del sistema di convogliamento delle acque, vulnerabilità delle parti emergenti). L’insieme di questi fattori è causa di discontinuità del piano viabile, con riduzione del confort di guida, di accentuazione dell’amplificazione dinamica dei carichi insistenti sui giunti stessi e sulle zone adiacenti della soletta e dell’impalcato e di sovrasollecitazioni dinamiche sulle sospensioni dei mezzi in transito. La diffusione degli ammaloramenti per malfunzionamento dei giunti è così diffusa da rendere problematica anche la gestione economica della loro manutenzione o riparazione o sostituzione. In molti casi l’onere finanziario richiesto è tale da assorbire o superare la disponibilità di fondi attribuiti ai diversi enti di gestione. Poiché in quasi tutte le nazioni industrializzate questa tipologia di ponti rappresenta la quasi totalità dei ponti esistenti (indicativamente 70-80 %) è chiaro che problemi di sicurezza, confort di viaggio, sostenibilità dei cicli di manutenzione, hanno indotto a cercare soluzioni adeguate. Al fine di eliminare le discontinuità cui si è accennato si è andato progressivamente affermando il concetto di “Ponte Integrale”. Questa classe di ponti veniva impostata sulla base di esperienze pregresse e di soluzioni semi-empiriche che, alla prova dei fatti, ha dimostrato un buon comportamento in termini di funzionalità, costo iniziale, durata e ridotta necessità di manutenzione. È in quest’ambito che si sono sviluppate quelle soluzioni tecniche che ormai fanno parte del corredo dei dettagli tipologici propri dei Ponti Integrali.

Ponti integrali

GHERARDI, MARCO
2009/2010

Abstract

Nella tradizionale prassi costruttiva il ponte è un sistema dotato di uno schema cinematico ben definito, con vincoli aventi il minimo attrito realizzabile e tendenti ai vincoli perfetti della meccanica razionale. Questa concezione consente un chiaro e rigoroso inquadramento dello schema statico ed un’altrettanto chiara definizione del flusso di forze che trasferisce i carichi dall’impalcato al sistema di fondazione. La produzione industriale di appoggi e di giunti rende attualmente disponibili prodotti di alta qualità e durata. Un’ulteriore evoluzione è costituita dall’accoppiamento di questi dispositivi con i sistemi di attenuazione sismica, ormai di fatto necessari su tutti questi tipi di realizzazione. Questa impostazione progettuale e tecnologica non è tuttavia priva di inconvenienti. Gli elementi più vulnerabili sono i giunti, la cui durata è spesso inferiore alla vita nominale prevista (circa 10 anni) per tutta una serie di inconvenienti (errata valutazione dell’escursione del giunto stesso, non corretta installazione, difetti di complanarità, inefficacia del sistema di convogliamento delle acque, vulnerabilità delle parti emergenti). L’insieme di questi fattori è causa di discontinuità del piano viabile, con riduzione del confort di guida, di accentuazione dell’amplificazione dinamica dei carichi insistenti sui giunti stessi e sulle zone adiacenti della soletta e dell’impalcato e di sovrasollecitazioni dinamiche sulle sospensioni dei mezzi in transito. La diffusione degli ammaloramenti per malfunzionamento dei giunti è così diffusa da rendere problematica anche la gestione economica della loro manutenzione o riparazione o sostituzione. In molti casi l’onere finanziario richiesto è tale da assorbire o superare la disponibilità di fondi attribuiti ai diversi enti di gestione. Poiché in quasi tutte le nazioni industrializzate questa tipologia di ponti rappresenta la quasi totalità dei ponti esistenti (indicativamente 70-80 %) è chiaro che problemi di sicurezza, confort di viaggio, sostenibilità dei cicli di manutenzione, hanno indotto a cercare soluzioni adeguate. Al fine di eliminare le discontinuità cui si è accennato si è andato progressivamente affermando il concetto di “Ponte Integrale”. Questa classe di ponti veniva impostata sulla base di esperienze pregresse e di soluzioni semi-empiriche che, alla prova dei fatti, ha dimostrato un buon comportamento in termini di funzionalità, costo iniziale, durata e ridotta necessità di manutenzione. È in quest’ambito che si sono sviluppate quelle soluzioni tecniche che ormai fanno parte del corredo dei dettagli tipologici propri dei Ponti Integrali.
ING I - Facolta' di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale
21-lug-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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