ABSTRACT “La vita degli edifici si fonda sulla loro architettura, sulla permanenza dei loro tratti formali più caratteristici, e benché possa sembrare un paradosso, è tale permanenza ciò che permette di apprezzarne i cambiamenti. Il rispetto dell’identità architettonica di un edificio è ciò che ne rende possibile il cambiamento, ciò che ne garantisce la vita.” Rafael Moneo, La vida de los edificios. Questo è stato il punto di partenza del progetto: l’edificio e il suo contesto come elementi su cui agire nel rispetto dell’identità architettonica. Per questo motivo si è scelto di lavorare, oltre che sull’esistente, su quei piccoli vuoti urbani capaci di accogliere nuove architetture che si sono conformate con essi. E’ la forma finale a mostrare la storia dell’edificio e tramite l’addizione del nuovo al vecchio, questo ritrova la sua logica costruttiva. Il primo passo è stato quello di ripensare alla distribuzione interna dello spazio, in accordo con le esigenze reali dell’università di Pavia, la quale ha richiesto in primo luogo aule più capienti, una biblioteca capace di ospitare l’intero patrimonio librario del Polo San Tommaso (attualmente disgregato in varie sedi della città) e, infine, un’ampia sala conferenze. Partendo dalla consultazione delle carte storiche collocate presso vari archivi (Archivio Civico di Pavia, Archivio Bonetta, Archivio Storico San Tommaso e Archivio di Lugano) è nata la volontà di intervenire sull’esistente in modo da ricondurlo ad una unità formale, rendendone riconoscibile l’identità originaria che è andata scomparendo nel corso dei secoli. Come detto in precedenza, infatti, il convento di San Tommaso ha ospitato differenti funzioni, passando da sede benedettina e domenicana, a sede universitaria di medicina, a sede di cerimonie comunali, poi ancora edificio ad uso militare per arrivare ad essere la Facoltà universitaria di Lettere e Filosofia. Con interventi mirati si è cercato di dare chiarimenti circa la natura dell’oggetto in questione, che si presenta oggi frazionato secondo una logica puramente funzionalista. Il primo intervento sullo spazio interno riguarda il corridoio distributivo: originariamente correva lungo il perimetro del chiostro nord e andava a distribuire tutti gli spazi, la stessa cosa accadeva al piano primo. Attualmente ci troviamo davanti ad una situazione completamente alterata in cui la logica del corridoio come elemento di connessione si è completamente persa, e solo grazie alla consultazione delle Tavole di Piermarini si è potuta studiare la struttura originaria, scegliendo di ricreare questo percorso utile al collegamento dei vari spazi. Questo ha causato la demolizione di alcuni dipartimenti, che sono stati ricollocati all’interno del complesso universitario; la demolizione di un vano scala ed è seguita una ricollocazione funzionale per scompartimenti. Per quanto riguarda il piano terra: spazi amministrativi nella zona ovest, uffici per docenti e ricercatori lungo il perimetro più interno con affaccio sui chiostri, l’archivio storico con gli uffici al piano terra e parte del deposito al piano interrato (con accesso diretto e riservato al personale) e infine la zona dedicata alla discussione delle tesi nella Cappella Bottigella, recentemente restaurata; al piano primo sono state ricavate numerose aule di diverse dimensioni. Un altro importante intervento ha interessato il chiostro nord: in seguito alla costruzione del corpo est da parte di Piermarini si è perduta l’originaria proporzione del chiostro che lo vedeva di forma quasi quadrata. Per processo additivo è stata dunque raddoppiata la facciata nord in modo da ricreare la proporzione corretta, in questo modo il progetto evidenzia quel che è stato da noi giudicato erroneo. Il corpo aggiunto funge da portico al piano terra e, al piano primo, diventa parte del corridoio di distribuzione, a cielo aperto in modo da consentire la massima aerazione e illuminazione alle due ampie aule che occupano l’ala nord dell’università. Ma l’operazione progettuale più significativa riguarda l’ex chiesa San Tommaso, la quale ha subito diverse vicissitudini come spiegato in precedenza, per prima la demolizione della navata destra e delle cappelle. Attualmente si presenta come un grande contenitore di spazi multi funzionali, difficilmente accessibili e male inseriti nella logica distributiva dell’università. La volontà è stata quella di riportare la chiesa alla sua volumetria originaria con l’obiettivo di ri-conferirle la virtualità persa: il progetto prevede la ricostruzione in forma minimale e astratta della navata laterale e delle due cappelle annesse ad essa, la demolizione dei muri divisori interni, la messa in luce dei matronei. Non per ultima è stata la scelta di intervenire sulle coperture della chiesa, al fine di riportare una chiarezza tipologica anche in planimetria: la falda che attualmente copre il transetto e la Cappella del Rosario è stata interrotta e ribassata in modo tale da creare due differenti coperture e rendere riconoscibile la zona del transetto con una copertura a croce greca (elemento tipico domenicano). In questo spazio si è deciso di collocare la Biblioteca universitaria, dotandola di tutti i servizi necessari, ma al contempo cercando di realizzare un luogo la cui logica sia strettamente correlata alla passata funzione religiosa. Dallo studio e dal confronto di alcune chiese appartenenti all’ordine domenicano sono emersi elementi caratteristici che sono stati riproposti all’interno della biblioteca. Innanzitutto la suddivisione nasce dal proposito di distinguere le due parti identificative della chiesa: anteriore e interiore. Questa è leggibile a partire dalla copertura (come precedentemente detto essa è stata leggermente modificata) e viene rispecchiata in pianta tramite l’introduzione di un elemento ligneo traforato che richiama la parete divisoria presente in molte chiese domenicane e ha il compito di delineare e racchiudere la sala lettura, fulcro della biblioteca. Così si vengono a creare due spazi principali: nella prima parte della chiesa, più in penombra, sono stati collocati gli scaffali mentre la sala lettura è posizionata nel cuore della chiesa, resa più luminosa dall’apertura di due grandi vetrate in corrispondenza delle arcate delle vecchie cappelle e dalla riapertura del rosone e delle due finestre poste nell’abside. I bracci del transetto e dell’abside sono trattati allo stesso modo: i tavoli studio (il cui numero è stato calcolato in coerenza con l’apporto di studenti) sono tutti rivolti verso il punto centrale in cui è stato collocato lo spazio riservato al prestito–ritiro dei libri e alle postazioni per la consultazione multimediale. Lo spazio compreso fra i quattro pilastri polilobati è riservato ai laureandi ed è dunque dotato di carrels individuali che consentono allo studente di conservare i propri libri per un periodo di tempo prolungato. Gli altri armadietti ad uso di tutti gli studenti sono collocati all’ingresso della biblioteca. Un ballatoio in legno e cristallo corre lungo il perimetro della chiesa anteriore, su tre livelli: il libro viene esposto richiamando il wall system tipico delle biblioteche del XVIII secolo (esempio Biblioteca Ambrosiana di Milano). I ballatoi sono presenti anche nelle due cappelle a sud, dove sono contenuti i libri più antichi, da qui la necessità di avere un luogo racchiuso e privo d’illuminazione naturale, percepibile anche esternamente come una sorta di cassaforte che protegge il patrimonio più prezioso. Per consentire l’accesso al piano superiore è stata collocata una scala a rampa unica, compresa fra un setto in mattoni e la parete della navata sud, richiamando le ripide scale che erano ricavate nello spessore murario. Questa conduce al livello dei matronei, dove ancora una volta i protagonisti sono i libri. Un ballatoio che attraversa la navata centrale consente il collegamento fra i due lati dei matronei, e offre una visuale unica dell’intero spazio. Nella pavimentazione in resina è stata ricalcata la sagoma dei resti archeologici posizionati al di sotto della chiesa, è stata fatta questa scelta data l’impossibilità di riportare in luce gli scavi che si trovano ad una profondità di 2 metri rispetto la quota di calpestio. Una suggestione che ha ispirato il progetto deriva da un pensiero di Luis Kahn: "Un uomo con un libro va verso la luce. Così comincia la biblioteca. L’uomo non dovrà spostarsi di due metri per raggiungere una lampadina. Il posto lettura è la nicchia, che può essere il principio dell’ordine spaziale della sua struttura (...). Un uomo che legge in un seminario cercherà la luce ma la luce resta un fatto secondario. La sala di lettura è impersonale. E’ l’incontro in silenzio tra lettori e libri. Lo spazio grande, gli spazi piccoli, gli spazi non nominati e gli spazi di servizio. Il modo in cui sono conformati rispetto alla luce è un problema di tutti gli edifici. L’edificio in questione parte da un uomo che vuole leggere un libro.” L. I. Kahn, in “Perspecta”, 4, 1975 Nasce così l’idea di posizionare gli scaffali nella zona in penombra e la sala lettura nel luogo più luminoso, dove la luce avvolge lo spazio. Un’altra suggestione importante è stata la Bilbioteca Sainte Geneviéve di Labrouste, in cui troviamo al centro nella sala rettangolare i tavoli per la lettura e i libri si trovano lungo tutto il perimetro e sui ballatoi, raggiungibile tramite scale collocate nei quattro angoli e diventano elementi decorativi da esporre: “walls from the fertile soil of the immagination”. In seguito a questi interventi sull’esistente sono stati eliminati degli spazi precedentemente collocati all’interno della Facoltà: la mediateca con la sezione relativa alle arti e allo spettacolo, e la sala conferenze che attualmente si trova in corrispondenza della navata centrale della chiesa. Di conseguenza è stato previsto un ampliamento dell’università verso la città, sfruttando quei vuoti urbani che si presentavano adeguati ad ospitare tali strutture. Il primo edificio cui si fa riferimento nasce dall’estrusione del transetto verso sud ponendo come limite la retta dettata dall’isolato romano. Come già detto il convento San Tommaso ha la particolarità di occupare “un insula e mezza” ,con l’introduzione di questo edificio si va quindi a completare la dimensione esatta dell’isolato. Si presenta come un corpo che racchiude due edifici: la parte di deposito mediateca è pensata come una rampa continua che dal piano terra si sviluppa per 5 livelli come una sorta di torre, ancora una volta le pareti sono ricoperte da scaffali contenenti materiali multimediali, e un grande vuoto centrale corre per tutta l’altezza terminando con un grande lucernario. Gli uffici e le postazioni per gli studenti sono collocate nella fascia adiacente ed è presente un collegamento diretto con il deposito della mediateca ad ogni livello. Anche esternamente è possibile leggere questa duplicità di funzioni che vede una parte del prospetto totalmente chiusa (deposito mediateca), mentre le piccole aperture corrispondono alle postazioni pc che non richiedono un apporto elevato di luce. Un taglio verticale separa l’edificio da un corpo scala che collega i vari livelli con la terrazza panoramica che offre la visuale sulla città e in particolare sul Duomo di Pavia, che il linea d’aria è posto frontalmente. L’accesso vero e proprio è posizionato sul lato corto dell’edificio, ad una quota di 170 cm Questa scelta è nata dalla volontà di richiamare le scale che un tempo erano presenti nel braccio sud del transetto (ancora oggi è possibile vedere i resti) e portare il nuovo edificio alla quota interna della biblioteca. L’altro edificio cui si fa riferimento nasce dall’estrusione del corpo centrale del convento che a piano terra è costituito dal porticato del chiostro, dal corridoio distributivo e da una serie di dipartimenti, al piano primo ritroviamo esattamente in corrispondenza il corridoio. Questo ha la particolarità di identificarsi in sezione come elemento autonomo, che conduce all’ingresso della nuova sala conferenza, che proprio a partire da questo punto si origina. Un passaggio coperto connette l’edificio ad un foyer di ingresso capace di accogliere il pubblico per poi dirigerlo nella sala conferenza che può ospitare un totale di 360 posti. In questo modo si è creata una sala strettamente connessa con l’università ed accessibile solo dal suo interno. Questa connessione ha concesso la possibilità di sfruttare i servizi già esistenti all’interno della facoltà (collegamenti verticali, bagni), mentre la scala di emergenza è stata collocata lungo la parete est. Al piano terra si è creata una piazza coperta che rimanda alla tipologia del broletto, che nelle città lombarde, a partire dal XI secolo ,si identifica come un’area coperta dove si svolgevano le assemblee cittadine. E’ uno spazio delimitato da grandi pilastri che riprendono la tripartizione del corpo dell’università cui si riferiscono e si sviluppano per 6 campate in lunghezza e 2 in larghezza. A causa del dislivello presente in quel punto si sono creati gradini lungo due lati per poter raggiungere la quota desiderata. I pilastri proseguono fino alla copertura dell’edificio trasformandosi in lesene e la loro imponenza ricollega l’edificio alla chiesa San Tommaso ma anche alle grandi costruzioni romane. Tutti gli interventi di nuova edificazione sono caratterizzati da una copertura piana e da un rivestimento in mattoni a vista. Quest’ultima scelta è stata dettata dalla volontà di attenersi alla caratteristica del complesso San Tommaso, le cui parti più antiche e quindi originarie si presentano ancora oggi in mattoni a vista.

Ampliamento del polo universitario San Tommaso a Pavia : sistemazione degli spazi interni e progettazione di una nuova biblioteca e sala conferenze

ALLEVI, DAVIDE;BERTOLETTI, SARA
2012/2013

Abstract

ABSTRACT “La vita degli edifici si fonda sulla loro architettura, sulla permanenza dei loro tratti formali più caratteristici, e benché possa sembrare un paradosso, è tale permanenza ciò che permette di apprezzarne i cambiamenti. Il rispetto dell’identità architettonica di un edificio è ciò che ne rende possibile il cambiamento, ciò che ne garantisce la vita.” Rafael Moneo, La vida de los edificios. Questo è stato il punto di partenza del progetto: l’edificio e il suo contesto come elementi su cui agire nel rispetto dell’identità architettonica. Per questo motivo si è scelto di lavorare, oltre che sull’esistente, su quei piccoli vuoti urbani capaci di accogliere nuove architetture che si sono conformate con essi. E’ la forma finale a mostrare la storia dell’edificio e tramite l’addizione del nuovo al vecchio, questo ritrova la sua logica costruttiva. Il primo passo è stato quello di ripensare alla distribuzione interna dello spazio, in accordo con le esigenze reali dell’università di Pavia, la quale ha richiesto in primo luogo aule più capienti, una biblioteca capace di ospitare l’intero patrimonio librario del Polo San Tommaso (attualmente disgregato in varie sedi della città) e, infine, un’ampia sala conferenze. Partendo dalla consultazione delle carte storiche collocate presso vari archivi (Archivio Civico di Pavia, Archivio Bonetta, Archivio Storico San Tommaso e Archivio di Lugano) è nata la volontà di intervenire sull’esistente in modo da ricondurlo ad una unità formale, rendendone riconoscibile l’identità originaria che è andata scomparendo nel corso dei secoli. Come detto in precedenza, infatti, il convento di San Tommaso ha ospitato differenti funzioni, passando da sede benedettina e domenicana, a sede universitaria di medicina, a sede di cerimonie comunali, poi ancora edificio ad uso militare per arrivare ad essere la Facoltà universitaria di Lettere e Filosofia. Con interventi mirati si è cercato di dare chiarimenti circa la natura dell’oggetto in questione, che si presenta oggi frazionato secondo una logica puramente funzionalista. Il primo intervento sullo spazio interno riguarda il corridoio distributivo: originariamente correva lungo il perimetro del chiostro nord e andava a distribuire tutti gli spazi, la stessa cosa accadeva al piano primo. Attualmente ci troviamo davanti ad una situazione completamente alterata in cui la logica del corridoio come elemento di connessione si è completamente persa, e solo grazie alla consultazione delle Tavole di Piermarini si è potuta studiare la struttura originaria, scegliendo di ricreare questo percorso utile al collegamento dei vari spazi. Questo ha causato la demolizione di alcuni dipartimenti, che sono stati ricollocati all’interno del complesso universitario; la demolizione di un vano scala ed è seguita una ricollocazione funzionale per scompartimenti. Per quanto riguarda il piano terra: spazi amministrativi nella zona ovest, uffici per docenti e ricercatori lungo il perimetro più interno con affaccio sui chiostri, l’archivio storico con gli uffici al piano terra e parte del deposito al piano interrato (con accesso diretto e riservato al personale) e infine la zona dedicata alla discussione delle tesi nella Cappella Bottigella, recentemente restaurata; al piano primo sono state ricavate numerose aule di diverse dimensioni. Un altro importante intervento ha interessato il chiostro nord: in seguito alla costruzione del corpo est da parte di Piermarini si è perduta l’originaria proporzione del chiostro che lo vedeva di forma quasi quadrata. Per processo additivo è stata dunque raddoppiata la facciata nord in modo da ricreare la proporzione corretta, in questo modo il progetto evidenzia quel che è stato da noi giudicato erroneo. Il corpo aggiunto funge da portico al piano terra e, al piano primo, diventa parte del corridoio di distribuzione, a cielo aperto in modo da consentire la massima aerazione e illuminazione alle due ampie aule che occupano l’ala nord dell’università. Ma l’operazione progettuale più significativa riguarda l’ex chiesa San Tommaso, la quale ha subito diverse vicissitudini come spiegato in precedenza, per prima la demolizione della navata destra e delle cappelle. Attualmente si presenta come un grande contenitore di spazi multi funzionali, difficilmente accessibili e male inseriti nella logica distributiva dell’università. La volontà è stata quella di riportare la chiesa alla sua volumetria originaria con l’obiettivo di ri-conferirle la virtualità persa: il progetto prevede la ricostruzione in forma minimale e astratta della navata laterale e delle due cappelle annesse ad essa, la demolizione dei muri divisori interni, la messa in luce dei matronei. Non per ultima è stata la scelta di intervenire sulle coperture della chiesa, al fine di riportare una chiarezza tipologica anche in planimetria: la falda che attualmente copre il transetto e la Cappella del Rosario è stata interrotta e ribassata in modo tale da creare due differenti coperture e rendere riconoscibile la zona del transetto con una copertura a croce greca (elemento tipico domenicano). In questo spazio si è deciso di collocare la Biblioteca universitaria, dotandola di tutti i servizi necessari, ma al contempo cercando di realizzare un luogo la cui logica sia strettamente correlata alla passata funzione religiosa. Dallo studio e dal confronto di alcune chiese appartenenti all’ordine domenicano sono emersi elementi caratteristici che sono stati riproposti all’interno della biblioteca. Innanzitutto la suddivisione nasce dal proposito di distinguere le due parti identificative della chiesa: anteriore e interiore. Questa è leggibile a partire dalla copertura (come precedentemente detto essa è stata leggermente modificata) e viene rispecchiata in pianta tramite l’introduzione di un elemento ligneo traforato che richiama la parete divisoria presente in molte chiese domenicane e ha il compito di delineare e racchiudere la sala lettura, fulcro della biblioteca. Così si vengono a creare due spazi principali: nella prima parte della chiesa, più in penombra, sono stati collocati gli scaffali mentre la sala lettura è posizionata nel cuore della chiesa, resa più luminosa dall’apertura di due grandi vetrate in corrispondenza delle arcate delle vecchie cappelle e dalla riapertura del rosone e delle due finestre poste nell’abside. I bracci del transetto e dell’abside sono trattati allo stesso modo: i tavoli studio (il cui numero è stato calcolato in coerenza con l’apporto di studenti) sono tutti rivolti verso il punto centrale in cui è stato collocato lo spazio riservato al prestito–ritiro dei libri e alle postazioni per la consultazione multimediale. Lo spazio compreso fra i quattro pilastri polilobati è riservato ai laureandi ed è dunque dotato di carrels individuali che consentono allo studente di conservare i propri libri per un periodo di tempo prolungato. Gli altri armadietti ad uso di tutti gli studenti sono collocati all’ingresso della biblioteca. Un ballatoio in legno e cristallo corre lungo il perimetro della chiesa anteriore, su tre livelli: il libro viene esposto richiamando il wall system tipico delle biblioteche del XVIII secolo (esempio Biblioteca Ambrosiana di Milano). I ballatoi sono presenti anche nelle due cappelle a sud, dove sono contenuti i libri più antichi, da qui la necessità di avere un luogo racchiuso e privo d’illuminazione naturale, percepibile anche esternamente come una sorta di cassaforte che protegge il patrimonio più prezioso. Per consentire l’accesso al piano superiore è stata collocata una scala a rampa unica, compresa fra un setto in mattoni e la parete della navata sud, richiamando le ripide scale che erano ricavate nello spessore murario. Questa conduce al livello dei matronei, dove ancora una volta i protagonisti sono i libri. Un ballatoio che attraversa la navata centrale consente il collegamento fra i due lati dei matronei, e offre una visuale unica dell’intero spazio. Nella pavimentazione in resina è stata ricalcata la sagoma dei resti archeologici posizionati al di sotto della chiesa, è stata fatta questa scelta data l’impossibilità di riportare in luce gli scavi che si trovano ad una profondità di 2 metri rispetto la quota di calpestio. Una suggestione che ha ispirato il progetto deriva da un pensiero di Luis Kahn: "Un uomo con un libro va verso la luce. Così comincia la biblioteca. L’uomo non dovrà spostarsi di due metri per raggiungere una lampadina. Il posto lettura è la nicchia, che può essere il principio dell’ordine spaziale della sua struttura (...). Un uomo che legge in un seminario cercherà la luce ma la luce resta un fatto secondario. La sala di lettura è impersonale. E’ l’incontro in silenzio tra lettori e libri. Lo spazio grande, gli spazi piccoli, gli spazi non nominati e gli spazi di servizio. Il modo in cui sono conformati rispetto alla luce è un problema di tutti gli edifici. L’edificio in questione parte da un uomo che vuole leggere un libro.” L. I. Kahn, in “Perspecta”, 4, 1975 Nasce così l’idea di posizionare gli scaffali nella zona in penombra e la sala lettura nel luogo più luminoso, dove la luce avvolge lo spazio. Un’altra suggestione importante è stata la Bilbioteca Sainte Geneviéve di Labrouste, in cui troviamo al centro nella sala rettangolare i tavoli per la lettura e i libri si trovano lungo tutto il perimetro e sui ballatoi, raggiungibile tramite scale collocate nei quattro angoli e diventano elementi decorativi da esporre: “walls from the fertile soil of the immagination”. In seguito a questi interventi sull’esistente sono stati eliminati degli spazi precedentemente collocati all’interno della Facoltà: la mediateca con la sezione relativa alle arti e allo spettacolo, e la sala conferenze che attualmente si trova in corrispondenza della navata centrale della chiesa. Di conseguenza è stato previsto un ampliamento dell’università verso la città, sfruttando quei vuoti urbani che si presentavano adeguati ad ospitare tali strutture. Il primo edificio cui si fa riferimento nasce dall’estrusione del transetto verso sud ponendo come limite la retta dettata dall’isolato romano. Come già detto il convento San Tommaso ha la particolarità di occupare “un insula e mezza” ,con l’introduzione di questo edificio si va quindi a completare la dimensione esatta dell’isolato. Si presenta come un corpo che racchiude due edifici: la parte di deposito mediateca è pensata come una rampa continua che dal piano terra si sviluppa per 5 livelli come una sorta di torre, ancora una volta le pareti sono ricoperte da scaffali contenenti materiali multimediali, e un grande vuoto centrale corre per tutta l’altezza terminando con un grande lucernario. Gli uffici e le postazioni per gli studenti sono collocate nella fascia adiacente ed è presente un collegamento diretto con il deposito della mediateca ad ogni livello. Anche esternamente è possibile leggere questa duplicità di funzioni che vede una parte del prospetto totalmente chiusa (deposito mediateca), mentre le piccole aperture corrispondono alle postazioni pc che non richiedono un apporto elevato di luce. Un taglio verticale separa l’edificio da un corpo scala che collega i vari livelli con la terrazza panoramica che offre la visuale sulla città e in particolare sul Duomo di Pavia, che il linea d’aria è posto frontalmente. L’accesso vero e proprio è posizionato sul lato corto dell’edificio, ad una quota di 170 cm Questa scelta è nata dalla volontà di richiamare le scale che un tempo erano presenti nel braccio sud del transetto (ancora oggi è possibile vedere i resti) e portare il nuovo edificio alla quota interna della biblioteca. L’altro edificio cui si fa riferimento nasce dall’estrusione del corpo centrale del convento che a piano terra è costituito dal porticato del chiostro, dal corridoio distributivo e da una serie di dipartimenti, al piano primo ritroviamo esattamente in corrispondenza il corridoio. Questo ha la particolarità di identificarsi in sezione come elemento autonomo, che conduce all’ingresso della nuova sala conferenza, che proprio a partire da questo punto si origina. Un passaggio coperto connette l’edificio ad un foyer di ingresso capace di accogliere il pubblico per poi dirigerlo nella sala conferenza che può ospitare un totale di 360 posti. In questo modo si è creata una sala strettamente connessa con l’università ed accessibile solo dal suo interno. Questa connessione ha concesso la possibilità di sfruttare i servizi già esistenti all’interno della facoltà (collegamenti verticali, bagni), mentre la scala di emergenza è stata collocata lungo la parete est. Al piano terra si è creata una piazza coperta che rimanda alla tipologia del broletto, che nelle città lombarde, a partire dal XI secolo ,si identifica come un’area coperta dove si svolgevano le assemblee cittadine. E’ uno spazio delimitato da grandi pilastri che riprendono la tripartizione del corpo dell’università cui si riferiscono e si sviluppano per 6 campate in lunghezza e 2 in larghezza. A causa del dislivello presente in quel punto si sono creati gradini lungo due lati per poter raggiungere la quota desiderata. I pilastri proseguono fino alla copertura dell’edificio trasformandosi in lesene e la loro imponenza ricollega l’edificio alla chiesa San Tommaso ma anche alle grandi costruzioni romane. Tutti gli interventi di nuova edificazione sono caratterizzati da una copertura piana e da un rivestimento in mattoni a vista. Quest’ultima scelta è stata dettata dalla volontà di attenersi alla caratteristica del complesso San Tommaso, le cui parti più antiche e quindi originarie si presentano ancora oggi in mattoni a vista.
GUAZZONI, EDOARDO
ARC II - Scuola di Architettura Civile
23-lug-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
scritto esame.pdf

accessibile in internet solo dagli utenti autorizzati

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 138.31 MB
Formato Adobe PDF
138.31 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
1.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola uno
Dimensione 29.96 MB
Formato Adobe PDF
29.96 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola due
Dimensione 30.55 MB
Formato Adobe PDF
30.55 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
3.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola tre
Dimensione 30.47 MB
Formato Adobe PDF
30.47 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
4.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola quattro
Dimensione 44.57 MB
Formato Adobe PDF
44.57 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
5.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola cinque
Dimensione 79.54 MB
Formato Adobe PDF
79.54 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
6.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola sei
Dimensione 94.88 MB
Formato Adobe PDF
94.88 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
7.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola sette
Dimensione 36.35 MB
Formato Adobe PDF
36.35 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
8.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola otto
Dimensione 58.38 MB
Formato Adobe PDF
58.38 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
9.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola nove
Dimensione 30.76 MB
Formato Adobe PDF
30.76 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
10.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola dieci
Dimensione 27.05 MB
Formato Adobe PDF
27.05 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
11no ombra.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: tavola undici
Dimensione 25.46 MB
Formato Adobe PDF
25.46 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/82083