Perdersi è una condizione che ogni individuo affronta almeno una volta nella vita; eppure, in una società sempre più guidata dalla tecnologia, si osserva nella condizione odierna una repulsione ad accettare di essere persi. La sensazione di smarrimento non è un’emozione che interviene solo quando non si comprende la propria posizione geografica, è, invece, una condizione soprattuto psicologica che porta l’individuo a non distinguere dei riferimenti nell’ambiente o nelle persone che lo circondano. La mancanza di elementi da usare per orientarci è la testimonianza dei limiti della mente umana che al di fuori di contesti conosciuti rende l’uomo vulnerabile perché incapace di muoversi. Eppure, l’essere persi si presenta in certe culture e correnti di pensiero come una filosofia di vita, lo smarrimento è una condizione che porta l’uomo ad essere libero perché in assenza di legami e di riferimenti a cui aggrapparsi per riconoscere la propria posizione. Inoltre, perdersi è un evento inevitabile nella vita di un individuo, poiché è la prima condizione che si presenta in vista di una novità; l’essere smarriti è l’inizio di un’avventura necessaria per seguire un percorso di conoscenza attraverso cui un ambiente sconosciuto diventa la propria casa e un estraneo diventa una persona a noi cara. Nell’intento di dare valore all’esperienza del perdersi, in questa tesi riporto l’argomento in chiave ludica, ricercando quegli elementi per cui un’attività di questo tipo possa diventare un gioco. Vivere lo smarrimento come un divertimento può infatti essere una soluzione per migliorare la relazione tra cittadino e ambiente, portando il giocatore a riappropriarsi degli spazi urbani. Inoltre il gioco è un’occasione per condividere un’esperienza all’interno di un gruppo, così come il perdersi, visto in chiave ludica, può essere un’occasione per fare nuovi incontri che possono dimostrarsi sorprendenti.

Lost in play. Game design e atteggiamenti urbani

D'AURIA, SILVIA
2012/2013

Abstract

Perdersi è una condizione che ogni individuo affronta almeno una volta nella vita; eppure, in una società sempre più guidata dalla tecnologia, si osserva nella condizione odierna una repulsione ad accettare di essere persi. La sensazione di smarrimento non è un’emozione che interviene solo quando non si comprende la propria posizione geografica, è, invece, una condizione soprattuto psicologica che porta l’individuo a non distinguere dei riferimenti nell’ambiente o nelle persone che lo circondano. La mancanza di elementi da usare per orientarci è la testimonianza dei limiti della mente umana che al di fuori di contesti conosciuti rende l’uomo vulnerabile perché incapace di muoversi. Eppure, l’essere persi si presenta in certe culture e correnti di pensiero come una filosofia di vita, lo smarrimento è una condizione che porta l’uomo ad essere libero perché in assenza di legami e di riferimenti a cui aggrapparsi per riconoscere la propria posizione. Inoltre, perdersi è un evento inevitabile nella vita di un individuo, poiché è la prima condizione che si presenta in vista di una novità; l’essere smarriti è l’inizio di un’avventura necessaria per seguire un percorso di conoscenza attraverso cui un ambiente sconosciuto diventa la propria casa e un estraneo diventa una persona a noi cara. Nell’intento di dare valore all’esperienza del perdersi, in questa tesi riporto l’argomento in chiave ludica, ricercando quegli elementi per cui un’attività di questo tipo possa diventare un gioco. Vivere lo smarrimento come un divertimento può infatti essere una soluzione per migliorare la relazione tra cittadino e ambiente, portando il giocatore a riappropriarsi degli spazi urbani. Inoltre il gioco è un’occasione per condividere un’esperienza all’interno di un gruppo, così come il perdersi, visto in chiave ludica, può essere un’occasione per fare nuovi incontri che possono dimostrarsi sorprendenti.
MARIANI, ILARIA
ARC III - Scuola del Design
18-dic-2013
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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