Le donne abitano in un mondo pervaso di bisogni, annunciati senza sosta dai ubiquitari messaggi corporativi. È un mondo nel quale il suo consumo si cerca in maniera sempre più diversa, un mondo che nella sua ricerca di vendita, diversifica tutto il tempo i sui mezzi di comunicazione, e svolge ad infinitum la struttura ed apparenza dei suoi messaggi, nella interminabile ricerca d’incrementare la loro intensità ed efficacia. La consumatrice si è adeguato a questa giungla di messaggi, ed ha sviluppato una certa abitudine ad interagire con essa, ma questa è una interazione molto più complessa e profonda di quanto sembra sotto il primo sguardo. Non si rende conto che il mondo pubblicitario che la circonda, nel suo continuo coinvolgerla, sta provocando qualcosa che va ben altro il mero consumo. I brand stessi, responsabili di questi messaggi, sono incapaci di capire le portate dell'imposizione schiacciante della loro presenza all’interno del sistema culturale e sociale odierno. Nella presente tesi raccolgo le diverse spiegazioni già fornite da molti sociologi, psicologi e ricercatori nell'ambito di studi della donna e delle comunicazioni che descrivono lo scenario dai suoi vari punti di vista. Dalle borse femminile alla anoressia, c’è un rapporto da immaginare, da descrivere e da comunicare, abbozzo della capacità d'influenza delle corporazioni sulla società e sulla psiche individuale, ossia del rapporto tra la ditta e l’inconscio. Allo scopo di rendere il più chiaro possibile un’idea al contempo complessa e a volte intricata, il mio discorso percorre una lunga strada nell'ambito degli studi dell'ideologia, della televisione, della postmodernità e del consumismo, della moda e del design. Alla fine si accenna una specie di design della consumatrice, progettazione messa insieme dal mondo che ci parla, e ci invita a vestire chic.
La donna e il brand: un rapporto di potere.
MIRANDA LEAL, LEUNAR
2009/2010
Abstract
Le donne abitano in un mondo pervaso di bisogni, annunciati senza sosta dai ubiquitari messaggi corporativi. È un mondo nel quale il suo consumo si cerca in maniera sempre più diversa, un mondo che nella sua ricerca di vendita, diversifica tutto il tempo i sui mezzi di comunicazione, e svolge ad infinitum la struttura ed apparenza dei suoi messaggi, nella interminabile ricerca d’incrementare la loro intensità ed efficacia. La consumatrice si è adeguato a questa giungla di messaggi, ed ha sviluppato una certa abitudine ad interagire con essa, ma questa è una interazione molto più complessa e profonda di quanto sembra sotto il primo sguardo. Non si rende conto che il mondo pubblicitario che la circonda, nel suo continuo coinvolgerla, sta provocando qualcosa che va ben altro il mero consumo. I brand stessi, responsabili di questi messaggi, sono incapaci di capire le portate dell'imposizione schiacciante della loro presenza all’interno del sistema culturale e sociale odierno. Nella presente tesi raccolgo le diverse spiegazioni già fornite da molti sociologi, psicologi e ricercatori nell'ambito di studi della donna e delle comunicazioni che descrivono lo scenario dai suoi vari punti di vista. Dalle borse femminile alla anoressia, c’è un rapporto da immaginare, da descrivere e da comunicare, abbozzo della capacità d'influenza delle corporazioni sulla società e sulla psiche individuale, ossia del rapporto tra la ditta e l’inconscio. Allo scopo di rendere il più chiaro possibile un’idea al contempo complessa e a volte intricata, il mio discorso percorre una lunga strada nell'ambito degli studi dell'ideologia, della televisione, della postmodernità e del consumismo, della moda e del design. Alla fine si accenna una specie di design della consumatrice, progettazione messa insieme dal mondo che ci parla, e ci invita a vestire chic.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/9864