The project of thesis began from a sensation born by living the city of Saronno, which is about the existence of huge abandoned industrial areas, that causes degrade in the city. I started to ask myself why these areas exist and nobody seems to care about them. These are the witness of a past that doesn’t exist anymore and underline the absence of a good urban planning. To understand the matter of fact, I decided to begin a study about the historical development of the city, which has shown that the development began after the constructions of the railway and has been often operated following speculative reasons, with no urban planning. Nowadays, huge and small areas coexist, generating urban mess both in center and outskirts. The lack of urban planning has been a problem especially in the moment when the huge industries, that in the past has given importance to the city, got into crisis and stopped their production: the chaos in which the city has grown didn’t brought to a positive behavior, so that nobody did act at the right moment in order to transform these areas into a treasure for Saronno. It seems like citizen and architects are resigned and don’t believe in a better future for the city; this is why nobody cares of the existence of huge ruins in the center of Saronno (they occupy almost the 50% of the urban soil); this is why the reorganization of these areas has been made only by those who acted following speculative reasons. This behavior has brought to three kind of recoveries analyzed : 1) the existing structures have been simply restructured and filled with functions; 2) the existing structures have been completely destroyed in order to create residential towers; 3) only a part of the area has been restructured or destroyed, without a complete planning of the lottery, causing a coexistence between new and ruins. I’ve noticed that especially the second behavior has been brought on, and the city has seen the growth of numerous residential building, projected with a huge soil exploitation: this has caused a constant worsening of urban quality, with a lack of services for citizens. A huge part of the past of Saronno has been deleted and the remaining brings chaos. With the project of thesis I’ve searched for a new approach in recuperate the ruins: a new way that extrapolate positive meanings from the existing and abandoned structures, that symbolize a flourishing past. I’ve looked for qualities that can avoid soil exploitation, the fourth way of approach, that can valorize history and use it as a source. The results of the analysis have been applied on a small ruin in Saronno, once part of a huge textile industry (I think it was the boiler building of the area); today is the only abandoned building of the area. Even though it seems like a skeleton and generate anxious feelings, it hasn’t been transformed in something useful, but it remains abandoned, as a urban furnishing. In the project of thesis I’ve transformed the object into a playhouse, a space that can be useful, dedicated to the part of citizens that can’t find places of quality in the urban space: children. Through the game children experience the world, this is why playing is an important activity in order to a correct growth. In a playhouse you can find both traditional and electronic games: it allows children to have a real and complete life experience. The project has been approached by following the double aspect of the playground: the gaming and the teaching. I’ve worked on the existing wrap, defining the elements of strength and weakness, valorizing it in some parts, denying it in others. I’ve tried to give to the existence a double function of picture and frame: it shows itself as a picture, but it enclosures a useful function as a frame. The ruin has been recuperated by two different and parallel approaches: a work on the wrap (A) and a work of internal organization (B). A _ the work on the wrap is characterized by skin additions and subtractions: additions in the ground floor, in order to eliminate pilotis that generate precariousness; part of the roof has been subtracted, searching for more light to get in (since children need light, due to the fact that they can see completely their ambience and can dominate it). The roof has been substituted with polycarbonate panel, less expensive than double glass glazing. B _ the work of internal reorganization creates two different kind of spaces: a real internal space (the playground) and a semi-external space, which is a filter between in and out, useful for a better climate adaptation. The playground has been generated following a composition with tetris cubes: it becomes a sort of mind organization, suggested by the nature of the ruin (that in some parts presents the tetris cubes), that drives the spaces composition. The ruin becomes a real playground, with a didactic purpose: the wall stratification can be seen thanks to the use of transparent acrylic glazing; the concrete cones, that once contained coal for the boiler, are used for the raining water harvest, used to fill the artificial pond in the garden. All the parts have been projected in order to avoid the danger of transforming it into an utopia: this is why poor materials and simple techniques have been chosen for the whole composition.

Il presente lavoro di tesi è nato ed è stato sviluppato a partire da una sensazione scaturita semplicemente dal vivere i luoghi di una città: la città è Saronno, la sensazione riguarda la presenza massiccia di aree dismesse, anche nelle parti centrali di essa, che determinano scarsa qualità urbana, ma di cui nessuno sembra curarsi. Di quale passato tali aree sono la testimonianza? Come mai la storia che le ha generate è diventata di interesse così scarso da portare al loro abbandono fisico? Che problematiche esistono all’interno della città, per cui sia tollerata una presenza così preponderante e inquietante, anche nelle zone più centrali? Queste sono il lascito di un passato fiorente, che ormai non esiste più e sembrano sottolineare l’incapacità di mettere in atto una programmazione del territorio volta alla qualità ambientale; abbandonati a sé in questo modo, sono scheletri inquietanti e un pessimo biglietto da visita per l’immagine della città. Per confermare o meno queste intuizioni, prima di arrivare a delle conclusioni affrettate e magari poco concrete, si è pensato di portare avanti un’analisi storico – urbana di Saronno, per cercare di dare delle risposte documentate a tutte queste domande. La città è nata come nucleo rurale e si è sviluppata soprattutto nel periodo medievale assumendo una forma ellittica (tipica degli insediamenti dell’epoca), circondata da mura, subito demolite per problemi difensivi. Attraverso un’analisi delle carte storiche si scopre che essa è rimasta invariata nel suo assetto per secoli: nel 1850 (Catasto Lombardo Veneto) Saronno mantiene gli stessi caratteri delle origini e le espansioni risultano minime, nonostante l’abbattimento delle mura perimetrali; tale assetto permane ancora oggi all’interno del centro storico e pedonale. Ciò che ha scatenato lo sviluppo è stata la costruzione della ferrovia, dal 1879: tale avvenimento ha portato fermento economico, sociale e urbano, trasformando la città in un cantiere a cielo aperto; numerose sono state le industrie sorte in questo periodo, che hanno sfruttato i traffici su ferro per il trasporto delle merci. Tali poli produttivi avevano entità tali da caratterizzare Saronno come città industriale: si può dire che era conosciuta a livello nazionale e non solo, proprio grazie ai suoi stabilimenti (per citarne un paio, la Lazzaroni e la Parma Antonio e Figli). Si deduce come lo sviluppo urbano sia stato sempre dettato da necessità di tipo speculativo o produttivo; non è mai stato organizzato secondo una pianificazione razionale e ciò ha portato alla creazione di un tessuto caotico, spesso sfrangiato, soprattutto nei limiti estremi (nella parte di cintura, in relazione con il verde agricolo) e nei pressi della ferrovia. Oggi grandi lotti si affiancano ad una suddivisione più frammentata, sia nel centro, che nell’estrema periferia; non esiste un orientamento prevalente, ma alcune zone obbediscono alla centuriazione, altre alla ferrovia, che taglia in due parti la città, altre ancora all’autostrada e alle principali vie di comunicazione. Questo atteggiamento è stato rovinoso soprattutto nel periodo di crisi e di chiusura di numerose industrie. La mancanza di piani urbanistici illuminati e la condizione di caos in cui si trovava la città hanno portato ad una gestione sbagliata delle aree industriali dismesse. Una condizione già precaria del tessuto urbano non ha forse generato una spinta sufficiente per la nascita di un piano di gestione del territorio di notevole qualità urbanistica: è come se il caos già esistente in città avesse creato una stato generale di rassegnazione, sia negli abitanti, che nelle amministrazioni, eliminando ogni spinta al miglioramento. Tale rassegnazione fa sì che nessuno si stupisca che nel centro cittadino siano presenti numerose zone in degrado, anche di notevole estensione (nella loro totalità occupano quasi il 50% del suolo urbano); tale rassegnazione ha lasciato il recupero delle aree dismesse nelle mani di chiunque abbia voluto perseguire logiche speculative; questo tipo di approccio ha portato a tre tipologie principali di intervento nelle attività di recupero: 1) il mantenimento della struttura preesistente, riempita con nuove destinazioni d’uso; 2) l’abbattimento dell’area industriale, per la costruzione (per la maggior parte delle volte) di torri residenziali; 3) il recupero di porzioni di aree, senza una progettazione di massima dell’intero lotto. Molto spesso sono stati costruiti edifici residenziali, sfruttando in modo esasperato la volumetria a disposizione; così, negli anni, la qualità urbana della città è notevolmente diminuita: la popolazione ha continuato a crescere in modo esponenziale, anche a causa dei recenti flussi migratori provenienti dai paesi orientali, ma non sono stati progettati nuovi servizi alla cittadinanza e le aree dismesse non sono state inserite in un programma globale e omogeneo, volto al miglioramento degli spazi della città. In questo modo gran parte della storia di Saronno è stata cancellata con atti di demolizione e ciò che rimane non dona al complesso urbano un’immagine positiva. Ciò che viene proposto nel presente elaborato di tesi è la ricerca di un nuovo modo per approcciare il recupero delle aree dismesse: è una possibilità di rilettura dei manufatti ereditati dal passato, simbolo di una città che è notevolmente cambiata, per cercare dei significati e delle qualità che portino ad evitare lo sfruttamento selvaggio dei ruderi. Si è cercata, dunque, una quarta via per il recupero, rispetto alle tre utilizzate finora, che possa valorizzare la storia del luogo, utilizzandola come una risorsa. I concetti sviluppati sono stati applicati ad un rudere di piccole dimensioni, parte di una stamperia di tessuti serici. Si suppone che l’edificio fosse la caldaia dell’industria e oggi è l’unico manufatto ancora abbandonato dell’area. È decadente, un vero e proprio scheletro, inquietante. Eppure permane nel suo stato di abbandono, come fosse parte dell’arredo urbano del luogo. L’oggetto architettonico è stato trasformato in una ludoteca, uno spazio utile alla cittadinanza e dedicato a quella parte di società che spesso è costretta ad adattarsi, senza poter vivere la propria età, ossia ai bambini. Una delle maggiori necessità dei piccoli è quella di sperimentare la vita attraverso il gioco, che diventa attività primaria, inteso e organizzato come mezzo educativo. Nella ludoteca trovano spazio differenti tipi di gioco, da quello tradizionale a quello tecnologico dei videogames; si tratta, però, di un’esperienza ludica di ampio respiro, che permette al bambino di conoscere il mondo e sé stesso attraverso l’attività che più gli è consona. Il progetto è stato affrontato facendo leva sul carattere didattico e ludico dello spazio ludoteca: si è ragionato sull’involucro esistente, senza modificarne i connotati, ma definendo gli elementi di forza e di debolezza, valorizzandolo in alcune parti, negandolo in altre. Si è cercato di dare al brutto una duplice funzione di quadro e cornice: come un quadro mette in mostra sé stesso, come una cornice racchiude una funzione socialmente utile. Il recupero del rudere può essere suddiviso secondo due tipi di intervento differenti, ma paralleli: un intervento diretto sull’involucro (A) e uno interno ad esso, di riempimento (B). A _ l’intervento sull’involucro è stato caratterizzato da sottrazioni e addizioni di “pelle”: sono state necessarie delle aggiunte al piano terra per eliminare l’effetto di precarietà dato dai pilotis; si è deciso per delle demolizioni nella parte di coronamento, per sfrangiare l’edificio e mettere in luce le tramogge (che altrimenti sarebbero rimaste nascoste) e nella parte di copertura opaca, sostituita da una serra in policarbonato, per ottenere una maggiore radiazione luminosa nell’interno, che in realtà funziona da semiesterno. B _ l’intervento di riempimento, infatti, porta l’involucro preesistente a dividere uno spazio esterno da un semiesterno, una sorta di filtro prima dell’ingesso vero e proprio negli spazi della ludoteca. Quest’ultima è stata generata attraverso la composizione di “moduli tetris”, un gioco rudimentale dei primi videogames, che richiama quello più tradizionale del lego. Il sistema diventa una sorta di meccanismo mentale, una maglia che guida la composizione degli spazi: è chiaro dunque che la struttura del tetris non è sempre leggibile nella sua compiutezza, in quanto è declinata in base alle esigenze dei programmi. L’involucro preesistente diventa dunque un vero e proprio contenitore di gioco, mantenendo vivo l’aspetto didattico: nell’intera struttura sono messi in luce, ad esempio le stratificazioni del pacchetto della ludoteca, attraverso un rivestimento in acrilico che lascia intravedere la sottostruttura in legno e l’isolante in fiocchi di cellulosa; le tramogge vengono utilizzate per la raccolta delle acque piovane e sono chiuse in teche trasparenti per la visione completa del ciclo di raccolta. Tutto è stato progettato perseguendo la massima costruibilità: i materiali scelti sono poveri, i metodi costruttivi semplici, così da non rendere il progetto utopico.

Un rudere per gioco. Progetto di trasformazione in ludoteca di un manufatto industriale abbandonato a Saronno

ROMANO, TERESA
2009/2010

Abstract

The project of thesis began from a sensation born by living the city of Saronno, which is about the existence of huge abandoned industrial areas, that causes degrade in the city. I started to ask myself why these areas exist and nobody seems to care about them. These are the witness of a past that doesn’t exist anymore and underline the absence of a good urban planning. To understand the matter of fact, I decided to begin a study about the historical development of the city, which has shown that the development began after the constructions of the railway and has been often operated following speculative reasons, with no urban planning. Nowadays, huge and small areas coexist, generating urban mess both in center and outskirts. The lack of urban planning has been a problem especially in the moment when the huge industries, that in the past has given importance to the city, got into crisis and stopped their production: the chaos in which the city has grown didn’t brought to a positive behavior, so that nobody did act at the right moment in order to transform these areas into a treasure for Saronno. It seems like citizen and architects are resigned and don’t believe in a better future for the city; this is why nobody cares of the existence of huge ruins in the center of Saronno (they occupy almost the 50% of the urban soil); this is why the reorganization of these areas has been made only by those who acted following speculative reasons. This behavior has brought to three kind of recoveries analyzed : 1) the existing structures have been simply restructured and filled with functions; 2) the existing structures have been completely destroyed in order to create residential towers; 3) only a part of the area has been restructured or destroyed, without a complete planning of the lottery, causing a coexistence between new and ruins. I’ve noticed that especially the second behavior has been brought on, and the city has seen the growth of numerous residential building, projected with a huge soil exploitation: this has caused a constant worsening of urban quality, with a lack of services for citizens. A huge part of the past of Saronno has been deleted and the remaining brings chaos. With the project of thesis I’ve searched for a new approach in recuperate the ruins: a new way that extrapolate positive meanings from the existing and abandoned structures, that symbolize a flourishing past. I’ve looked for qualities that can avoid soil exploitation, the fourth way of approach, that can valorize history and use it as a source. The results of the analysis have been applied on a small ruin in Saronno, once part of a huge textile industry (I think it was the boiler building of the area); today is the only abandoned building of the area. Even though it seems like a skeleton and generate anxious feelings, it hasn’t been transformed in something useful, but it remains abandoned, as a urban furnishing. In the project of thesis I’ve transformed the object into a playhouse, a space that can be useful, dedicated to the part of citizens that can’t find places of quality in the urban space: children. Through the game children experience the world, this is why playing is an important activity in order to a correct growth. In a playhouse you can find both traditional and electronic games: it allows children to have a real and complete life experience. The project has been approached by following the double aspect of the playground: the gaming and the teaching. I’ve worked on the existing wrap, defining the elements of strength and weakness, valorizing it in some parts, denying it in others. I’ve tried to give to the existence a double function of picture and frame: it shows itself as a picture, but it enclosures a useful function as a frame. The ruin has been recuperated by two different and parallel approaches: a work on the wrap (A) and a work of internal organization (B). A _ the work on the wrap is characterized by skin additions and subtractions: additions in the ground floor, in order to eliminate pilotis that generate precariousness; part of the roof has been subtracted, searching for more light to get in (since children need light, due to the fact that they can see completely their ambience and can dominate it). The roof has been substituted with polycarbonate panel, less expensive than double glass glazing. B _ the work of internal reorganization creates two different kind of spaces: a real internal space (the playground) and a semi-external space, which is a filter between in and out, useful for a better climate adaptation. The playground has been generated following a composition with tetris cubes: it becomes a sort of mind organization, suggested by the nature of the ruin (that in some parts presents the tetris cubes), that drives the spaces composition. The ruin becomes a real playground, with a didactic purpose: the wall stratification can be seen thanks to the use of transparent acrylic glazing; the concrete cones, that once contained coal for the boiler, are used for the raining water harvest, used to fill the artificial pond in the garden. All the parts have been projected in order to avoid the danger of transforming it into an utopia: this is why poor materials and simple techniques have been chosen for the whole composition.
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
21-lug-2010
2009/2010
Il presente lavoro di tesi è nato ed è stato sviluppato a partire da una sensazione scaturita semplicemente dal vivere i luoghi di una città: la città è Saronno, la sensazione riguarda la presenza massiccia di aree dismesse, anche nelle parti centrali di essa, che determinano scarsa qualità urbana, ma di cui nessuno sembra curarsi. Di quale passato tali aree sono la testimonianza? Come mai la storia che le ha generate è diventata di interesse così scarso da portare al loro abbandono fisico? Che problematiche esistono all’interno della città, per cui sia tollerata una presenza così preponderante e inquietante, anche nelle zone più centrali? Queste sono il lascito di un passato fiorente, che ormai non esiste più e sembrano sottolineare l’incapacità di mettere in atto una programmazione del territorio volta alla qualità ambientale; abbandonati a sé in questo modo, sono scheletri inquietanti e un pessimo biglietto da visita per l’immagine della città. Per confermare o meno queste intuizioni, prima di arrivare a delle conclusioni affrettate e magari poco concrete, si è pensato di portare avanti un’analisi storico – urbana di Saronno, per cercare di dare delle risposte documentate a tutte queste domande. La città è nata come nucleo rurale e si è sviluppata soprattutto nel periodo medievale assumendo una forma ellittica (tipica degli insediamenti dell’epoca), circondata da mura, subito demolite per problemi difensivi. Attraverso un’analisi delle carte storiche si scopre che essa è rimasta invariata nel suo assetto per secoli: nel 1850 (Catasto Lombardo Veneto) Saronno mantiene gli stessi caratteri delle origini e le espansioni risultano minime, nonostante l’abbattimento delle mura perimetrali; tale assetto permane ancora oggi all’interno del centro storico e pedonale. Ciò che ha scatenato lo sviluppo è stata la costruzione della ferrovia, dal 1879: tale avvenimento ha portato fermento economico, sociale e urbano, trasformando la città in un cantiere a cielo aperto; numerose sono state le industrie sorte in questo periodo, che hanno sfruttato i traffici su ferro per il trasporto delle merci. Tali poli produttivi avevano entità tali da caratterizzare Saronno come città industriale: si può dire che era conosciuta a livello nazionale e non solo, proprio grazie ai suoi stabilimenti (per citarne un paio, la Lazzaroni e la Parma Antonio e Figli). Si deduce come lo sviluppo urbano sia stato sempre dettato da necessità di tipo speculativo o produttivo; non è mai stato organizzato secondo una pianificazione razionale e ciò ha portato alla creazione di un tessuto caotico, spesso sfrangiato, soprattutto nei limiti estremi (nella parte di cintura, in relazione con il verde agricolo) e nei pressi della ferrovia. Oggi grandi lotti si affiancano ad una suddivisione più frammentata, sia nel centro, che nell’estrema periferia; non esiste un orientamento prevalente, ma alcune zone obbediscono alla centuriazione, altre alla ferrovia, che taglia in due parti la città, altre ancora all’autostrada e alle principali vie di comunicazione. Questo atteggiamento è stato rovinoso soprattutto nel periodo di crisi e di chiusura di numerose industrie. La mancanza di piani urbanistici illuminati e la condizione di caos in cui si trovava la città hanno portato ad una gestione sbagliata delle aree industriali dismesse. Una condizione già precaria del tessuto urbano non ha forse generato una spinta sufficiente per la nascita di un piano di gestione del territorio di notevole qualità urbanistica: è come se il caos già esistente in città avesse creato una stato generale di rassegnazione, sia negli abitanti, che nelle amministrazioni, eliminando ogni spinta al miglioramento. Tale rassegnazione fa sì che nessuno si stupisca che nel centro cittadino siano presenti numerose zone in degrado, anche di notevole estensione (nella loro totalità occupano quasi il 50% del suolo urbano); tale rassegnazione ha lasciato il recupero delle aree dismesse nelle mani di chiunque abbia voluto perseguire logiche speculative; questo tipo di approccio ha portato a tre tipologie principali di intervento nelle attività di recupero: 1) il mantenimento della struttura preesistente, riempita con nuove destinazioni d’uso; 2) l’abbattimento dell’area industriale, per la costruzione (per la maggior parte delle volte) di torri residenziali; 3) il recupero di porzioni di aree, senza una progettazione di massima dell’intero lotto. Molto spesso sono stati costruiti edifici residenziali, sfruttando in modo esasperato la volumetria a disposizione; così, negli anni, la qualità urbana della città è notevolmente diminuita: la popolazione ha continuato a crescere in modo esponenziale, anche a causa dei recenti flussi migratori provenienti dai paesi orientali, ma non sono stati progettati nuovi servizi alla cittadinanza e le aree dismesse non sono state inserite in un programma globale e omogeneo, volto al miglioramento degli spazi della città. In questo modo gran parte della storia di Saronno è stata cancellata con atti di demolizione e ciò che rimane non dona al complesso urbano un’immagine positiva. Ciò che viene proposto nel presente elaborato di tesi è la ricerca di un nuovo modo per approcciare il recupero delle aree dismesse: è una possibilità di rilettura dei manufatti ereditati dal passato, simbolo di una città che è notevolmente cambiata, per cercare dei significati e delle qualità che portino ad evitare lo sfruttamento selvaggio dei ruderi. Si è cercata, dunque, una quarta via per il recupero, rispetto alle tre utilizzate finora, che possa valorizzare la storia del luogo, utilizzandola come una risorsa. I concetti sviluppati sono stati applicati ad un rudere di piccole dimensioni, parte di una stamperia di tessuti serici. Si suppone che l’edificio fosse la caldaia dell’industria e oggi è l’unico manufatto ancora abbandonato dell’area. È decadente, un vero e proprio scheletro, inquietante. Eppure permane nel suo stato di abbandono, come fosse parte dell’arredo urbano del luogo. L’oggetto architettonico è stato trasformato in una ludoteca, uno spazio utile alla cittadinanza e dedicato a quella parte di società che spesso è costretta ad adattarsi, senza poter vivere la propria età, ossia ai bambini. Una delle maggiori necessità dei piccoli è quella di sperimentare la vita attraverso il gioco, che diventa attività primaria, inteso e organizzato come mezzo educativo. Nella ludoteca trovano spazio differenti tipi di gioco, da quello tradizionale a quello tecnologico dei videogames; si tratta, però, di un’esperienza ludica di ampio respiro, che permette al bambino di conoscere il mondo e sé stesso attraverso l’attività che più gli è consona. Il progetto è stato affrontato facendo leva sul carattere didattico e ludico dello spazio ludoteca: si è ragionato sull’involucro esistente, senza modificarne i connotati, ma definendo gli elementi di forza e di debolezza, valorizzandolo in alcune parti, negandolo in altre. Si è cercato di dare al brutto una duplice funzione di quadro e cornice: come un quadro mette in mostra sé stesso, come una cornice racchiude una funzione socialmente utile. Il recupero del rudere può essere suddiviso secondo due tipi di intervento differenti, ma paralleli: un intervento diretto sull’involucro (A) e uno interno ad esso, di riempimento (B). A _ l’intervento sull’involucro è stato caratterizzato da sottrazioni e addizioni di “pelle”: sono state necessarie delle aggiunte al piano terra per eliminare l’effetto di precarietà dato dai pilotis; si è deciso per delle demolizioni nella parte di coronamento, per sfrangiare l’edificio e mettere in luce le tramogge (che altrimenti sarebbero rimaste nascoste) e nella parte di copertura opaca, sostituita da una serra in policarbonato, per ottenere una maggiore radiazione luminosa nell’interno, che in realtà funziona da semiesterno. B _ l’intervento di riempimento, infatti, porta l’involucro preesistente a dividere uno spazio esterno da un semiesterno, una sorta di filtro prima dell’ingesso vero e proprio negli spazi della ludoteca. Quest’ultima è stata generata attraverso la composizione di “moduli tetris”, un gioco rudimentale dei primi videogames, che richiama quello più tradizionale del lego. Il sistema diventa una sorta di meccanismo mentale, una maglia che guida la composizione degli spazi: è chiaro dunque che la struttura del tetris non è sempre leggibile nella sua compiutezza, in quanto è declinata in base alle esigenze dei programmi. L’involucro preesistente diventa dunque un vero e proprio contenitore di gioco, mantenendo vivo l’aspetto didattico: nell’intera struttura sono messi in luce, ad esempio le stratificazioni del pacchetto della ludoteca, attraverso un rivestimento in acrilico che lascia intravedere la sottostruttura in legno e l’isolante in fiocchi di cellulosa; le tramogge vengono utilizzate per la raccolta delle acque piovane e sono chiuse in teche trasparenti per la visione completa del ciclo di raccolta. Tutto è stato progettato perseguendo la massima costruibilità: i materiali scelti sono poveri, i metodi costruttivi semplici, così da non rendere il progetto utopico.
Tesi di laurea Magistrale
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