In order to turn abandoned urban waterfronts into dynamic nodes of postindustrial economy, redevelopment schemes should not only include residential projects and advanced economic activities, but also appealing leisure and entertainment functions in eye-catching packaged landscapes. In the case of the Dutch city of Rotterdam, these latter functions have remained underdeveloped, in particular due to a lack of persistent long term planning [1]. The city has left much of the potentials of its waterfront – a unique selling point according to local planners and policy makers – unexplored. This thesis presents an overview of the post war development of its waterfront, the deepening of those issues that cannot be avoided talking about waterfront and harbor regeneration, and conclude with a proposal for the redevelopment of one of these areas, Dokhaven. 14 May 1940, the German Air Force bombs Rotterdam. Corollary widespread fires during the following days burned down most of what was left. Only weeks after the bombardment, plans for rebuilding were ready. The port of Rotterdam had to be modernized. It expanded enormously to the west and shifted to petrochemical industries. In the 60s, the port of Rotterdam became the WORLD’S LARGEST PORT. At the beginning of the 70s, though, expansion had to halt; a lack of space and increasing complaints about environmental pollution were major motives. Port’s functions were moved far from the city center. This is where we start from.

Dokhaven è il cuore del ex cantiere Dry Dock Company Rotterdam, (Rotterdamsche droogdok maatschappij_RDM), istituito nel 1902 sulla sponda sud della Nieuwe Maas. Nel periodo tra il 1903 e il 1945, momento di massima produttività, le dimensioni del complesso si quadruplicarono, fino ad arrivare a quasi 40 ettari. Nel 1914 l’RDM iniziò a costruire il villaggio giardino Heijplaat, destinato ad ospitare i lavoratori dei suoi cantieri navali (sia gli operai specializzati nella costruzione delle navi da trasporto, sia il personale che si occupava di carico, scarico e stoccaggio merci), il cui numero era in costante crescita. Il villaggio era composta da circa 850 case, le ultime costruite negli '50, e la pianificazione urbana dell’area era stata ispirata alla English garden house. Il cantiere apparteneva alla più grande d'Europa, per numeri e dimensioni, ma un paio di anni dopo il picco di sviluppo, l'emergere di nuove rotte e la crescita di nuovi cantieri in paesi a bassi salari, causò seri problemi all'industria navale dei Paesi Bassi, destinata ad un lento declino. Nonostante vari tentativi e alcune fusioni importanti, e nonostante la vendita del villaggio ad una società immobiliare nel 1980, nel 1983 l’RDM dichiarò la bancarotta, portando alla disoccupazione di 1370 persone ed enormi conseguenze a livello territoriale. Il cantiere rimase vuoto ed inutilizzato per anni, fino al 2007, quando alcuni istituti culturali/educativi (tra cui la Rotterdam Academy of Architecture and Urban Design) e diverse imprese si sono trasferiti nella zona di Dokhaven, riuniti sotto al nome di RDM Campus (RDM ora acronimo di research, design e manufacturing). In connessione con le nuove funzioni è stato quindi formulato un piano di sviluppo urbano, dove la progettazione e pianificazione delle aree pubbliche è ancora oggi oggetto di studi. Ed è proprio in questo contesto che ho deciso di intervenire con il mio progetto di tesi, formulando una proposta per il recupero e la riprogrammazione dell’area di Dokhaven, con l’obiettivo non solo di intervenire sulla fascia del waterfront o sugli spazi pubblici, ma andando a toccare gli immensi edifici industriali dismessi, ed inserendo nuovi interventi. Partendo da tali presupposti, ho deciso di non abbracciare un unico programma, per non trasformare Dokhaven in un nuovo distretto funzionale, ma di mettere insieme le realtà attualmente presenti e quelle in via di sviluppo, il suo passato fortemente produttivo ed un futuro, fatto dalla necessità di interventi mirati alla protezione dalle inondazioni.

Redefining Dokhaven tra acqua e terra. Nuovi suoli urbani

MARAFFI, MADDALENA
2011/2012

Abstract

In order to turn abandoned urban waterfronts into dynamic nodes of postindustrial economy, redevelopment schemes should not only include residential projects and advanced economic activities, but also appealing leisure and entertainment functions in eye-catching packaged landscapes. In the case of the Dutch city of Rotterdam, these latter functions have remained underdeveloped, in particular due to a lack of persistent long term planning [1]. The city has left much of the potentials of its waterfront – a unique selling point according to local planners and policy makers – unexplored. This thesis presents an overview of the post war development of its waterfront, the deepening of those issues that cannot be avoided talking about waterfront and harbor regeneration, and conclude with a proposal for the redevelopment of one of these areas, Dokhaven. 14 May 1940, the German Air Force bombs Rotterdam. Corollary widespread fires during the following days burned down most of what was left. Only weeks after the bombardment, plans for rebuilding were ready. The port of Rotterdam had to be modernized. It expanded enormously to the west and shifted to petrochemical industries. In the 60s, the port of Rotterdam became the WORLD’S LARGEST PORT. At the beginning of the 70s, though, expansion had to halt; a lack of space and increasing complaints about environmental pollution were major motives. Port’s functions were moved far from the city center. This is where we start from.
OLDANI, ANDREA
ARC I - Scuola di Architettura e Società
25-lug-2012
2011/2012
Dokhaven è il cuore del ex cantiere Dry Dock Company Rotterdam, (Rotterdamsche droogdok maatschappij_RDM), istituito nel 1902 sulla sponda sud della Nieuwe Maas. Nel periodo tra il 1903 e il 1945, momento di massima produttività, le dimensioni del complesso si quadruplicarono, fino ad arrivare a quasi 40 ettari. Nel 1914 l’RDM iniziò a costruire il villaggio giardino Heijplaat, destinato ad ospitare i lavoratori dei suoi cantieri navali (sia gli operai specializzati nella costruzione delle navi da trasporto, sia il personale che si occupava di carico, scarico e stoccaggio merci), il cui numero era in costante crescita. Il villaggio era composta da circa 850 case, le ultime costruite negli '50, e la pianificazione urbana dell’area era stata ispirata alla English garden house. Il cantiere apparteneva alla più grande d'Europa, per numeri e dimensioni, ma un paio di anni dopo il picco di sviluppo, l'emergere di nuove rotte e la crescita di nuovi cantieri in paesi a bassi salari, causò seri problemi all'industria navale dei Paesi Bassi, destinata ad un lento declino. Nonostante vari tentativi e alcune fusioni importanti, e nonostante la vendita del villaggio ad una società immobiliare nel 1980, nel 1983 l’RDM dichiarò la bancarotta, portando alla disoccupazione di 1370 persone ed enormi conseguenze a livello territoriale. Il cantiere rimase vuoto ed inutilizzato per anni, fino al 2007, quando alcuni istituti culturali/educativi (tra cui la Rotterdam Academy of Architecture and Urban Design) e diverse imprese si sono trasferiti nella zona di Dokhaven, riuniti sotto al nome di RDM Campus (RDM ora acronimo di research, design e manufacturing). In connessione con le nuove funzioni è stato quindi formulato un piano di sviluppo urbano, dove la progettazione e pianificazione delle aree pubbliche è ancora oggi oggetto di studi. Ed è proprio in questo contesto che ho deciso di intervenire con il mio progetto di tesi, formulando una proposta per il recupero e la riprogrammazione dell’area di Dokhaven, con l’obiettivo non solo di intervenire sulla fascia del waterfront o sugli spazi pubblici, ma andando a toccare gli immensi edifici industriali dismessi, ed inserendo nuovi interventi. Partendo da tali presupposti, ho deciso di non abbracciare un unico programma, per non trasformare Dokhaven in un nuovo distretto funzionale, ma di mettere insieme le realtà attualmente presenti e quelle in via di sviluppo, il suo passato fortemente produttivo ed un futuro, fatto dalla necessità di interventi mirati alla protezione dalle inondazioni.
Tesi di laurea Magistrale
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