La storia di Viadana, comune della provincia di Mantova ai confini con i territori cremonese, parmense e reggiano, introduce il lavoro di ricerca. In particolare la descrizione coinvolge le vicende relative al quartiere di San Martino, frazione sita a ridosso dell’argine maestro del Po lungo una direttrice “commerciale”, soffermandosi quindi su palazzo Salassi, che ospitò alcune famiglie della borghesia terriera fin dal Settecento. Malgrado le importanti trasformazioni che il Palazzo ha subito nel corso del Novecento, il rilievo palesa l’originaria costruzione in laterizio, malte terrose e legno, ovvero i tipici materiali locali. La ricerca documentale d’archivio evidenzia, inoltre, il riferimento tipologico alla casa padronale caratteristica della corte aperta, la più diffusa struttura d’insediamento agricolo della bassa pianura mantovana nel Settecento. L’attenzione si concentra quindi sui fattori che produssero le architetture del contado, ovvero sull’incidenza dell’economia nella determinazione del paesaggio, della tradizione e della cultura locale, intervenendo così nella selezione dei materiali da costruzione. L’architettura di tradizione, comparabile a quella spontanea, si compone di quanto offre la natura, come testimoniano le esperienze costruttive mantovane con la presenza del mattone in pianura e del sasso in collina. Gli innovativi materiali da costruzione, che si diffondono ampiamente verso la metà del secolo XX, interrompono in modo brusco il lento processo edilizio artigianale che aveva fino ad allora caratterizzato le costruzioni legate al mondo agricolo. Presa consapevolezza dell’importanza del patrimonio culturale rappresentato dalle architetture di tradizione, si pone l’interrogativo di come intervenire su queste al fine di preservarne e valorizzarne gli elementi caratteristici. Purtroppo il territorio mantovano mette in evidenza la scarsa presenza di figure professionali atte a intervenire artigianalmente su questi fabbricati. La situazione attuale suggerisce pertanto la predisposizione di un programma di sensibilizzazione al restauro delle architetture di tradizione che traduca la tutela delle stesse in opportunità per l’economia locale.
L'incidenza dell'economia nel reperimento dei materiali da costruzione che diviene paesaggio, tradizione, cultura e opportunità. Un caso mantovano
SACCHETTO, ALBERTO;MARCONCINI, MIRCO FILIPPO
2013/2014
Abstract
La storia di Viadana, comune della provincia di Mantova ai confini con i territori cremonese, parmense e reggiano, introduce il lavoro di ricerca. In particolare la descrizione coinvolge le vicende relative al quartiere di San Martino, frazione sita a ridosso dell’argine maestro del Po lungo una direttrice “commerciale”, soffermandosi quindi su palazzo Salassi, che ospitò alcune famiglie della borghesia terriera fin dal Settecento. Malgrado le importanti trasformazioni che il Palazzo ha subito nel corso del Novecento, il rilievo palesa l’originaria costruzione in laterizio, malte terrose e legno, ovvero i tipici materiali locali. La ricerca documentale d’archivio evidenzia, inoltre, il riferimento tipologico alla casa padronale caratteristica della corte aperta, la più diffusa struttura d’insediamento agricolo della bassa pianura mantovana nel Settecento. L’attenzione si concentra quindi sui fattori che produssero le architetture del contado, ovvero sull’incidenza dell’economia nella determinazione del paesaggio, della tradizione e della cultura locale, intervenendo così nella selezione dei materiali da costruzione. L’architettura di tradizione, comparabile a quella spontanea, si compone di quanto offre la natura, come testimoniano le esperienze costruttive mantovane con la presenza del mattone in pianura e del sasso in collina. Gli innovativi materiali da costruzione, che si diffondono ampiamente verso la metà del secolo XX, interrompono in modo brusco il lento processo edilizio artigianale che aveva fino ad allora caratterizzato le costruzioni legate al mondo agricolo. Presa consapevolezza dell’importanza del patrimonio culturale rappresentato dalle architetture di tradizione, si pone l’interrogativo di come intervenire su queste al fine di preservarne e valorizzarne gli elementi caratteristici. Purtroppo il territorio mantovano mette in evidenza la scarsa presenza di figure professionali atte a intervenire artigianalmente su questi fabbricati. La situazione attuale suggerisce pertanto la predisposizione di un programma di sensibilizzazione al restauro delle architetture di tradizione che traduca la tutela delle stesse in opportunità per l’economia locale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/90221