Il progetto s’inserisce nel dibattito (aperto con l’Accordo di Programma del 2009) per la ridefinizione degli scali ferroviari milanesi. In particolare si è scelto di presentare una proposta per l’area dell’ex scalo Farini, uno dei siti d’intervento che raccoglie grande interesse progettuale, date le importanti dimensioni e la posizione strategica all’interno della città. I 500 mila mq di superficie s’inseriscono in quell’asse di sviluppo urbano che, a partire dal centro cittadino, interessa il nuovo impianto Garibaldi-Repubblica, le zone Bovisa e Bovisa Gasometri, fino ad arrivare alle aree dell’Expo 2015 e al polo Rho Fiera Milano. Il primo passo è dunque quello di prendere coscienza di un cambiamento che è già in atto, che ambisce a dare un nuovo volto alla Milano del domani, come città del progresso, fulcro dello sviluppo sociale ed economico, attraente e competitiva a livello nazionale e all’estero. L’iter progettuale parte dalla scala territoriale e procede per gradi, fino ad arrivare alla scala dell’uomo, il principale destinatario di questo processo. Tale approccio spinge a conoscere il contesto d’inserimento, la sua storia, le sue specificità morfologiche e sociali. Scalo Farini si presenta come enorme interruzione nella fitta maglia d’isolati urbani, un vuoto inaccessibile attraversato dalla ferrovia, che impone la sua presenza senza alcun riguardo per le trame di città incontrate, lasciandole, così, scollegate. Il vuoto, percepito come limite, diventa ora il principale strumento di progettazione, spazio del libero movimento, delle occasioni, della flessibilità, un luogo riconsegnato al pubblico. La costruzione di un grande parco urbano, tramite dislivelli e grandi macchie alberate, risponde con la natura alla necessità di superare la ferrovia e riconnettere armoniosamente i quartieri. Il tessuto denso e geometrico della città si confronta, per contrasto, con un grande spazio verde dalle forme organiche: un disegno determinante che modella suolo e costruzioni. L’architettura diventa un frammento della composizione, una parte integrante del paesaggio, e svolge una funzione mediatrice nel complesso dialogo tra città e natura. Il vuoto diventa una nuova forma urbana, che acquista identità grazie all’esistenza del costruito, con il quale instaura un rapporto di biunivoca dipendenza. Il progetto architettonico riveste un ruolo indispensabile per il parco, diventa il suo recinto materico, ma allo stesso tempo si lascia contaminare dalle peculiarità del contesto. Il grande “muro architettonico” costruito all’incrocio tra via Valtellina e via dell’Aprica, infatti, si modella e si spezza in base ai tracciati della città, aprendo le porte al giardino urbano. La costruzione di un nuovo brano di città (raccogliendo le richieste dei cittadini) e la costituzione di una rete ecologica di vegetazione e acqua, rispondono ad un’etica di tipo sociale, economica ed ambientale. Coerentemente, il progetto del costruito affronta temi come la gestione delle risorse naturali, l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il comfort e il risparmio energetico, nella consapevolezza che la sostenibilità è l’unico mezzo possibile per affrontare lo sviluppo.

OASI 2.0 : urban e-scape. Una riqualificazione sostenibile : riattivare e connettere la città sul tracciato dello scalo ferroviario

COLAZZO, MARIA CHIARA;SPINA, DAVIDE
2012/2013

Abstract

Il progetto s’inserisce nel dibattito (aperto con l’Accordo di Programma del 2009) per la ridefinizione degli scali ferroviari milanesi. In particolare si è scelto di presentare una proposta per l’area dell’ex scalo Farini, uno dei siti d’intervento che raccoglie grande interesse progettuale, date le importanti dimensioni e la posizione strategica all’interno della città. I 500 mila mq di superficie s’inseriscono in quell’asse di sviluppo urbano che, a partire dal centro cittadino, interessa il nuovo impianto Garibaldi-Repubblica, le zone Bovisa e Bovisa Gasometri, fino ad arrivare alle aree dell’Expo 2015 e al polo Rho Fiera Milano. Il primo passo è dunque quello di prendere coscienza di un cambiamento che è già in atto, che ambisce a dare un nuovo volto alla Milano del domani, come città del progresso, fulcro dello sviluppo sociale ed economico, attraente e competitiva a livello nazionale e all’estero. L’iter progettuale parte dalla scala territoriale e procede per gradi, fino ad arrivare alla scala dell’uomo, il principale destinatario di questo processo. Tale approccio spinge a conoscere il contesto d’inserimento, la sua storia, le sue specificità morfologiche e sociali. Scalo Farini si presenta come enorme interruzione nella fitta maglia d’isolati urbani, un vuoto inaccessibile attraversato dalla ferrovia, che impone la sua presenza senza alcun riguardo per le trame di città incontrate, lasciandole, così, scollegate. Il vuoto, percepito come limite, diventa ora il principale strumento di progettazione, spazio del libero movimento, delle occasioni, della flessibilità, un luogo riconsegnato al pubblico. La costruzione di un grande parco urbano, tramite dislivelli e grandi macchie alberate, risponde con la natura alla necessità di superare la ferrovia e riconnettere armoniosamente i quartieri. Il tessuto denso e geometrico della città si confronta, per contrasto, con un grande spazio verde dalle forme organiche: un disegno determinante che modella suolo e costruzioni. L’architettura diventa un frammento della composizione, una parte integrante del paesaggio, e svolge una funzione mediatrice nel complesso dialogo tra città e natura. Il vuoto diventa una nuova forma urbana, che acquista identità grazie all’esistenza del costruito, con il quale instaura un rapporto di biunivoca dipendenza. Il progetto architettonico riveste un ruolo indispensabile per il parco, diventa il suo recinto materico, ma allo stesso tempo si lascia contaminare dalle peculiarità del contesto. Il grande “muro architettonico” costruito all’incrocio tra via Valtellina e via dell’Aprica, infatti, si modella e si spezza in base ai tracciati della città, aprendo le porte al giardino urbano. La costruzione di un nuovo brano di città (raccogliendo le richieste dei cittadini) e la costituzione di una rete ecologica di vegetazione e acqua, rispondono ad un’etica di tipo sociale, economica ed ambientale. Coerentemente, il progetto del costruito affronta temi come la gestione delle risorse naturali, l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il comfort e il risparmio energetico, nella consapevolezza che la sostenibilità è l’unico mezzo possibile per affrontare lo sviluppo.
ARC II - Scuola di Architettura Civile
28-apr-2014
2012/2013
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/93341