Il progetto indaga il carattere articolato e complesso della stuttura urbana del borgo di Pandino e individua nel Castello l’emergenza e la matrice del tessuto insediativo storico circostante. In relazione al ruolo morfogenetico dell’antico castello viene proposto un nuovo dispositivo urbano a funzione museale capace di riconnettere il sistema di spazi pubblici preesistenti e di istituire relazioni a scala più vasta. Il Castello di Pandino rappresenta un esempio paradigmatico di Castello Visconteo in quanto conserva quasi integralmente l’impianto originario, edificato secondo uno schema preordinato come dimostrano gli altri esempi costruiti (Pavia, Milano, Legnano,ecc.). Le costruzioni fortificate che caratterizzano il paesaggio lombardo, come quella di Pandino(ma anche Milano, Pavia, Brescia, Lodi), a partire dal periodo Visconteo, relazionandosi con gli altri elementi strutturali del paesaggio (sistema delle vie d’acqua, sistema agricolo) hanno definito l’identità del territorio lombardo. In relazione al progetto provinciale delle “Città Murate”, che intende valorizzare la presenza di fortificazioni nella provincia di Cremona (Crema, Pizzighetone, Soncino per esempio), attraverso la creazione di percorsi naturalistici e turistici, la tesi approfondisce il tema del museo diffuso per tentare un più ampio coinvolgimento del territorio con le sue tradizioni e le attuali potenzialità. Il museo viene pertanto a configurarsi come strumento di gestione e sviluppo del territorio, soggetto attivo della pianificazione che vede coinvolti la tradizione storica del luogo e gli elementi del patrimonio ambientale. Il museo occupa gli spazi del Castello, ridefinendo gli accessi e i percorsi mentre al limite dell’area verde che circonda il monumento è previsto un nuovo corpo di fabbrica destinato ad ampliare l’offerta culturale e espositiva del Castello. La nuova addizione, che accoglie gli spazi del Museo d’arte contemporanea è prevalentemente ipogea. Al piano terra l’edificio si rapporta con gli spazi verdi circostanti e con la presenza del Castello attraverso una suggestiva promenade architettonica che corre lungo le antiche mura. Particolare rilievo assume il collegamento ipogeo tra il vecchio monumento e la nuova addizione che avviene attraverso la predisposizione di uno spazio passante illuminato da luce zenitale; questa manica di collegamento conduce anche all’auditorium, previsto come funzione al servizio del polo espositivo ma anche come spazio d’incontro per gli abitanti di Pandino. Dispositivo di relazione urbana, il museo si propone di contribuire a realizzare il rinnovamento dell’antico complesso monumentale, riqualificando e integrando gli spazi aperti circostanti, e si qualifica come nuova attrezzatura collettiva per la città, destinata ad accogliere differenti attività e a promuovere una più efficace condivisione dei valori civili e culturali della comunità di Pandino.

Il museo del castello. Un dispositivo relazionale per il borgo di Pandino

STELLA, PAOLA;SOGNI, MARTINA
2009/2010

Abstract

Il progetto indaga il carattere articolato e complesso della stuttura urbana del borgo di Pandino e individua nel Castello l’emergenza e la matrice del tessuto insediativo storico circostante. In relazione al ruolo morfogenetico dell’antico castello viene proposto un nuovo dispositivo urbano a funzione museale capace di riconnettere il sistema di spazi pubblici preesistenti e di istituire relazioni a scala più vasta. Il Castello di Pandino rappresenta un esempio paradigmatico di Castello Visconteo in quanto conserva quasi integralmente l’impianto originario, edificato secondo uno schema preordinato come dimostrano gli altri esempi costruiti (Pavia, Milano, Legnano,ecc.). Le costruzioni fortificate che caratterizzano il paesaggio lombardo, come quella di Pandino(ma anche Milano, Pavia, Brescia, Lodi), a partire dal periodo Visconteo, relazionandosi con gli altri elementi strutturali del paesaggio (sistema delle vie d’acqua, sistema agricolo) hanno definito l’identità del territorio lombardo. In relazione al progetto provinciale delle “Città Murate”, che intende valorizzare la presenza di fortificazioni nella provincia di Cremona (Crema, Pizzighetone, Soncino per esempio), attraverso la creazione di percorsi naturalistici e turistici, la tesi approfondisce il tema del museo diffuso per tentare un più ampio coinvolgimento del territorio con le sue tradizioni e le attuali potenzialità. Il museo viene pertanto a configurarsi come strumento di gestione e sviluppo del territorio, soggetto attivo della pianificazione che vede coinvolti la tradizione storica del luogo e gli elementi del patrimonio ambientale. Il museo occupa gli spazi del Castello, ridefinendo gli accessi e i percorsi mentre al limite dell’area verde che circonda il monumento è previsto un nuovo corpo di fabbrica destinato ad ampliare l’offerta culturale e espositiva del Castello. La nuova addizione, che accoglie gli spazi del Museo d’arte contemporanea è prevalentemente ipogea. Al piano terra l’edificio si rapporta con gli spazi verdi circostanti e con la presenza del Castello attraverso una suggestiva promenade architettonica che corre lungo le antiche mura. Particolare rilievo assume il collegamento ipogeo tra il vecchio monumento e la nuova addizione che avviene attraverso la predisposizione di uno spazio passante illuminato da luce zenitale; questa manica di collegamento conduce anche all’auditorium, previsto come funzione al servizio del polo espositivo ma anche come spazio d’incontro per gli abitanti di Pandino. Dispositivo di relazione urbana, il museo si propone di contribuire a realizzare il rinnovamento dell’antico complesso monumentale, riqualificando e integrando gli spazi aperti circostanti, e si qualifica come nuova attrezzatura collettiva per la città, destinata ad accogliere differenti attività e a promuovere una più efficace condivisione dei valori civili e culturali della comunità di Pandino.
MAGGIORE, CARLOALBERTO
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
20-dic-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/9603